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Razzismo ... o peggio?

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Razzismo ... o peggio?

Messaggioda franz il 02/02/2009, 20:55

Ho sentito, esterefatto, le dichiarazioni di Maroni sul caso di Nettuno.
Per lui non si deve parlare di razzismo ma è piu' grave, è peggio.
L'episodio a sua detta indica una grave perdita di valori.

Qui potemmo fermarci ma una domanda sorge spontanea.
Se fosse "solo razzismo" allora qualche "sano valore" ci sarebbe?

A voi la parola.

Franz
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Re: Razzismo ... o peggio?

Messaggioda lucameni il 02/02/2009, 21:45

Vabbè ma se consideriamo l'elettorato di riferimento era plausibile un'uscita del genere da parte di Maroni.
Il discorso non ha senso ma proprio perchè saranno pochi a rilevarlo (ormai le notizie, ammesso siano tali, sono fruite con strepitosa superficialità) i Maroni di turno non hanno ormai remore a sparare affermazioni del genere; che peraltro sanno molto di paraculaggine.
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Re: Razzismo ... o peggio?

Messaggioda pianogrande il 02/02/2009, 23:42

franz ha scritto:Ho sentito, esterefatto, le dichiarazioni di Maroni sul caso di Nettuno.
Per lui non si deve parlare di razzismo ma è piu' grave, è peggio.
L'episodio a sua detta indica una grave perdita di valori.

Qui potemmo fermarci ma una domanda sorge spontanea.
Se fosse "solo razzismo" allora qualche "sano valore" ci sarebbe?

A voi la parola.

Franz


Evidentemente sì. Tra l'altro mi ha colpito la definizione che ha dato il ministro di questi individui.
Non ha usato termini come delinquenti o criminali.
Li ha definiti "ragazzi". Questo termine sa troppo di comprensione e giustificazione; quasi una strizzata d'occhio.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Razzismo ... o peggio?

Messaggioda Stefano'62 il 03/02/2009, 0:26

Poco fa stavo ascoltando gente in diretta da Nettuno che pretendeva di spiegare questo genere di episodi nei modi più disparati:noia,disagio sociale,paura per il lavoro,alcool,droga e altre panzane.
Ma dove,ma quando ?
Diciamocelo chiaramente:il violento,questo tipo di violento,è SEMPRE un debole.
Alla faccia di tutti i tatuaggi,dei muscoli,del tono di voce artificialmente e ridicolmente gutturale e dei ninnoli celtici,alla fine si tratta sempre e solo di un DE-BO-LE senza interessi e senza autostima.
Quando un ragazzotto ti dice che ha picchiato o bruciato qualcuno perchè era annoiato,ha bevuto e ha deciso in questo modo di divertirsi un pò....la verità,quello che non vuole confessare nemmeno a se stesso,è che intimamente si rende conto di essere solo un grandissimo sfigato buono a niente e la sua reazione è fare qualcosa che lo illuda del contrario.
Il razzismo secondo me - perchè questo è razzismo bello e buono alla faccia di Maroni e di tutti i poveretti come lui che vedono in questi "machi" i valorosi soldati di domani,e che li trattano paternalisticamente forse perchè in loro rivedono se stessi - il razzismo dicevo non è altro che un patetico tentativo di accrescere la propria autostima identificandosi in un gruppo percepito come superiore in forza della contrapposizione a qualcosa di facilmente classificabile come "diverso" e inferiore;infatti non è un caso che il bersaglio sia sempre qualcuno oggettivamente impossibilitato a difendersi e a farsi valere.
Begli eroi....
Una volta un grande giornalista (scherzando ma non troppo) riferendosi ai teppisti da stadio che cercano la guerriglia ogni domenica,disse che secondo lui la soluzione sarebbe stata un bel week-end premio a Beirut;
sottoscrivo e propongo di estenderlo a tutti i nazistoidi che abbiamo in Italia e che sono,alla fine,la vera razza inferiore.
Ciao,

Stefano
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Re: Razzismo ... o peggio?

Messaggioda pierodm il 03/02/2009, 2:14

Le parole di Maroni: sono quelle il "peggio".
Ha ragione Luca quando dice che se consideriamo l'elettorato di riferimento era plausibile un'uscita del genere , ma la tragedia sta nel fatto che esiste una condizione per cui quelle parole sono "plausibili" - in altri termini, la tragedia è quell'elettorato di riferimento, con buona pace di Vittorio e di altri che s'imbizzarriscono quando si parla di in-cultura diffusa, di fascismo sempre latente, etc.

L'oscenità vera di quelle parole sta nel fatto che lasciano intendere che il razzismo non corrisponde, anzi meglio, è qualcosa di diverso e di più che una "perdita di valori": qualcuno potrebbe chiedergli quali siano i valori racchiusi nel razzismo, ma in questa steppa mediatico-politica rinsecchita chi si azzardasse a farlo sarebbe definito un "estremista" che demonizza gli avversari e che non desidera il "dialogo", immagino.

Tuttavia vale la pena, cogliendo l'occasione di alcuni commenti fatti qui sul forum, ricordare che esiste una certa distanza tra la pochezza e talvolta la specificità di certi atteggiamenti individuali, da un lato, e il "fenomeno" - in questo caso il razzismo - dall'altro.
Il razzismo è una cosa grave, che genera cose ancora più gravi, e non è una "opinione": è una teoria, a suo modo strutturata.
I comportamenti individuali nella grandissima parte dei casi sono il frutto di stupidità, di ignoranza, di una condizione psicologica sballata, di una pulsione alla violenza, di debolezza e talvolta perfino di qualche fatto che viene recepito come "provocazione".
Spesso, in questi comportamenti, non si riesce a ravvisare gli elementi per parlare di un vero e proprio "razzismo" - inteso come posizione intellettuale - anche perché, come abbiamo detto, la maggior parte degl'individui che se ne rendono responsabili hanno un livello intellettuale che non è in grado di generare idee realmente compiute.
Quando si rimane a questo livello, la situazione è grave principalmente sotto l'aspetto umano e culturale, ma non tanto diversamente da qualunque altro atteggiamento violento e criminale.
Il fenomeno diventa però visibile e merita in pieno la definizione di razzismo nel momento in cui si osserva nel suo insieme, cioè quando si perde la distinzione in frammenti individuali: diventa un dato di fatto, un "clima" sociale, con effetti di livello sociale e, ovviamente, politico.

La politica, quindi, non può - non ha il diritto - di giocare sull'equivoco tra ciò che è individuale e ciò che è fenomeno sociale: il fatto stesso di farlo indica una scelta di campo, cioè di negazione del fenomeno, o peggio ancora di complicità con il fenomeno stesso, perché rimuove di fatto la sua "sostanza" razzista e vuole distogliere l'attenzione da questa sostanza.

Ora, non c'era bisogno delle parole di Maroni per venire a conoscenza del razzismo di cui è intrisa l'ideologia leghista - quando, fino a due tre anni fa ascoltavo regolarmente Radio Radicale ho sentito in diretta diverse orazioni di Borghezio e altri dirigenti della Lega, che preferisco non definire con aggettivi per ragioni di decenza.
Non c'è bisogno, ma è (sarebbe) un'utile conferma: utile, se non altro, sarebbe per chi si appresta a "dialogare" con questa gente.
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Re: Razzismo ... o peggio?

Messaggioda ranvit il 03/02/2009, 12:50

Piero : >...con buona pace di Vittorio e di altri che s'imbizzarriscono quando si parla di in-cultura diffusa, di fascismo sempre latente, etc.<

Ma guarda Piero che io concordo invece sull'incultura diffusa e fascismo latente. La differenza tra te e me è semmai sulle cause e sulla localizzazione politica dei fenomeni in questione.
Che sono presenti in Italia (ma non solo) in larghe fasce della popolazione da tempo immemorabile e sia a destra che a sinistra. Ovviamente l'evoluzione della società in termini di comunicazione e mobilità ha amplificato enormemente il fenomeno. Fino ad alcuni decenni fa la società era ingabbiata in luoghi fisici e culturali ristretti per cui le pulsioni violente individuali erano meglio controllate e tenute sotto controllo, a partire dalla famiglia.
Questo processo è accaduto in tutti i Paesi del mondo.

Nello specifico io concordo con Maroni sul fatto che piu' che di razzismo bisogna parlare di scadimento di valori.
Questi sono solo dei criminali in erba. Come i violenti negli stadi. Tutta gente che andrebbe inviata in "campi di rieducazione mentale".

Cio' non toglie che il razzismo in Italia sia molto aumentato negli ultimi anni in concomitanza con l'arrivo di tanti immigrati abusivi e relativa mancanza di gestione degli stessi.

E' una cosa vergognosa ma attraversa sia gli elettori di destra che di sinistra. Insomma è un problema sociale non politico. Che poi qualche forza politica ci speculi sopra per aumentare i consensi è ancora piu' vergognoso perchè fatto con raziocinio.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Razzismo ... o peggio?

Messaggioda Paolo65 il 03/02/2009, 12:57

E' molto peggio del razzismo perchè questi episodi di violenza stanno diventando trasversali, etnicamente parlando, e cosa ancora più grave interessano sempre più giovani individui.

Quando si dice che mancano i valori ritengo che si voglia intendere che, sia la famiglia la scuola ed altre istituzioni, stanno fallendo miseramente il loro compito educativo e sociale.

La DX ed il CS invece di attaccarsi a vicenda su questi temi al solo fine di ottenere dei consensi elettorali, dovrebbero capire che è in gioco il livello di civiltà del paese.

I Maroni di turno come i buonisti del CS la facciano finita di prendere per i fondelli gli italiani e trovino concretamente delle misure che incidano e riducano il livello di violenza ormai inaccettabile.

Paolo
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Re: Razzismo ... o peggio?

Messaggioda pierodm il 03/02/2009, 16:39

Sono contento quando Vittorio dice che siamo d'accordo sull'incultura - non perché lo "dico io",ma perché è davvero un fatto oggettivo.

Però nel mio intervento volevo sottolineare il fatto che non c'è contrapposizione tra la "mancanza di valori" e il razzismo.
Prima di tutto perché il razzismo è una delle conseguenze della mancanza di valori - o, se si preferisce, della presenza di valori sbagliati, sui quali possiamo discutere a lungo.
Poi, perché il comportamento criminale è il lato individuale del fenomeno razzistico, il quale si riesce a vedere nella sua integrità quando si guarda nella sua dimensione sociale.
Probabilmente, infatti, i ragazzi che sono protagonisti di queste azioni vergognose non si rendono nemmeno conto del fatto che portano la loro pietruzza al fenomeno socio-culturale del razzismo - anche se l'interazione tra la cultura diffusa e il livello individuale si manifesta nel linguaggio e nella scelta dei soggetti contro i quali opera la violenza.
Ricordo bene, per esempio, che quando ero un ragazzino che giocava nei pratoni della periferia romana, i prepotenti e i violenti avevano altri bersagli sui quali esercitavano le loro vocazioni, orecchiate da qualche discorso che svolazzava nelle famiglie o da luoghi comuni, e comunque sempre ispirate da una qualche più o meno vaga "diversità": portare gli occhiali, avere i capelli rossi, parlare un dialetto "alieno", o alla peggio provenire da un altro quartiere della città.
Quando queste scelte si orientano oggi sugli zingari, sui senzatetto, sugli africani o asiatici, per i singoli violenti può sembrare solo una variazione "di moda", ma sul piano sociale le cose non stanno così.
Per esempio, anche nei tempi lontani citati, gli stessi epiteti che a Roma rimanevano nell'ambito della miseria individuale senza costituire una "cultura diffusa", a Milano o Torino la questione si poneva invece in termini propri di razzismo verso i meridionali immigrati.

Se dovessi ricavare un principio, e una causa preminente, da questo fenomeno, direi che molto di questa estensione del fenomeno - vale a dire della valenza sociale del fenomeno, che va oltre l'antica miseria individuale - io lo vedo nella sponda politica e comunicativa che ha fatto lievitare il fenomeno stesso fino a questo livello, in primis ad opera della Lega e della vasta parte di comunicazione nelle mani della destra.
Ci sono infatti da almeno vent'anni partiti, movimenti e organi d'informazione che hanno dato spazio, evidenza, legittimazione intellettuale e morale e dignità di "opinione" ai più discutibili sentimenti individuali basati sul rifiuto e il disprezzo verso "i diversi", facendo passare questo discorso sotto il manto peloso della "sicurezza" e di altri simili.
Questi ragazzi che, poi, di sera vanno in giro a cercare qualcuno da bastonare o bruciare con una bottiglia di benzina, lo fanno certamente perché hanno un infinito vuoto dentro la loro testa, ma scelgono gli obiettivi in base al ronzìo di una cultura diffusa: non leggono giornali, forse ascoltano distrattamente qualche lampo di televisione, ma quella cultura e le parole d'ordine corrono su altri percorsi, sono spesso puro suono che passa solo per le orecchie senza passare per il cervello, e se passa in minima parte per il cervello questo non ha né i dati né l'abitudine a filtrare ed elaborare i suoni che gli arrivano.
A questo proposito riporto di seguito il link con un articolo del Messaggero, che vale la pena leggere:
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php ... =HOME_ROMA
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