da mariok il 07/02/2017, 15:34
Cercasi ancora in Europa una voce politica in grado di rispondere alle trombe di Trump con il suono di campane meno stonate.
I tedeschi (almeno la parte dei cosiddetti falchi) sono quelli che sono.
Ma da questa parte non è che andiamo meglio. A parte i Grillo e i Salvini che si schierano con Trump e fanno pienamente i suoi interessi, gli altri (a cominciare dal nostro ex-premier) balbettano su flessibilità, improbabili rilanci dell'economia attraverso i debiti, dando anche loro, sia pur indirettamente,ragione a Trump.
IL DOPPIO FRONTE DELL’EUROTOWER
MASSIMO RIVA
ANCORA una volta ci voleva la parola ferma, lucida, saggia di Mario Draghi per far sentire la voce dell’Europa nel mondo. Più e meglio di tanti capi di governo impauriti dalla propria ombra, il presidente della Bce ha capito che gli attacchi lanciati da Donald Trump contro Berlino sono in realtà una dichiarazione di guerra che riguarda l’Europa intera. Quando si dice che la Germania approfitta di una moneta “esageratamente sottovalutata” per “sfruttare” Stati Uniti e partner europei si coglie uno dei punti più critici nella costruzione dell’euro. Quindi, solo in apparenza si punta a mettere sotto accusa la Germania: nella sostanza l’obiettivo fraudolento è quello di far saltare il sistema della moneta unica europea.
E su questo fronte Draghi è stato di una risolutezza senza sbavature. Non solo ha dichiarato l’euro «irrevocabile» perché con esso salterebbe il mercato unico e l’Unione stessa. E così fatto capire a Trump di essere pronto ad accettare la sfida. Poi ha soggiunto un lapidario «noi non siamo manipolatori della moneta» a uso e consumo sia del presidente Usa sia del Finanzminister tedesco Schäuble, che pur di attaccare la Bce sembra disposto a cavalcare le accuse americane contro la presunta sottovalutazione dell’euro. Doppio, quindi, è il fronte su cui il presidente della Bce dovrà combattere in una guerra monetaria che s’annuncia aspra e senza quartiere.
Sul versante esterno, occorre ricordare che, con Trump, negli Usa ha preso il sopravvento quel blocco di interessi economico-finanziari che ha sempre visto come fumo negli occhi la presenza sui mercati valutari di una moneta europea. Al principio, questa ostilità è stata attenuata da un diffuso scetticismo sulla capacità di volare del calabrone dell’euro. Dopo 15 anni di esperienza sul campo molto è cambiato: pur tra alti e bassi, l’euro si è guadagnato un ruolo non irrilevante negli scambi internazionali anche perché espressione di un’area commerciale di quasi mezzo miliardo di consumatori, fra i più abbienti della Terra. Da una rassicurante incredulità iniziale molti americani hanno cominciato a guardare alla moneta europea come a un fastidioso concorrente del dominio planetario del dollaro. Ben consapevole del peso che l’arma valutaria ha nell’arsenale del perfetto protezionista ora Trump sta cercando di dare voce e risposte a questi timori.
In modi e termini che sono abili e insidiosi. Il principale tallone d’Achille dell’euro consiste proprio nel fatto di aver sì unito monetariamente gran parte d’Europa ma con effetti asimmetrici fra i Paesi soci. I più deboli hanno perduto la possibilità di ricorrere alle svalutazioni competitive. I più forti — la Germania — hanno incassato il beneficio di non dover pagare il prezzo della rivalutazione del cambio e proprio per la presenza nel sistema delle economie meno robuste. Un’asimmetria carica di effetti pericolosi come testimonia il crescente dilagare di movimenti antieuro in numerosi Paesi, non ultima l’Italia. Ed è a questi che, con astuzia bottegaia, Trump offre una sponda nella speranza che lo aiutino a restaurare l’egemonia del dollaro. Trappola nella quale sembrano entusiasti di cadere i vari Grillo, Salvini e Le Pen.
Ragione di più questa per restare sgomenti, sul fronte interno della guerra, dinanzi all’insipienza con la quale l’attacco americano è stato accolto in Europa. A cominciare dalla più diretta interessata, Angela Merkel, la quale si è limitata a replicare dichiarando che in materia Berlino rispetta pienamente l’indipendenza della Banca centrale europea. Risposta farisaica perché la cancelliera non può sorvolare sul paranoico tiro al bersaglio del suo Finanzminister contro il vertice della Bce. Ma risposta soprattutto infingarda perché evita di affrontare la questione di sostanza su cui l’amministrazione Usa fa leva per creare scompiglio in Europa: la cura delle asimmetrie provocate dall’euro non può essere lasciata solo a Mario Draghi. Né basta parlare di Europa a più velocità: far finta di non vedere il problema di fondo non lo risolve, lo aggrava. Cercasi ancora in Europa una voce politica in grado di rispondere alle trombe di Trump con il suono di campane meno stonate.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville