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Solo in Svezia, che io mi ricordi, si cercò di uscire da questo ricatto trasformando la catena di montaggio in un processo a più stadi dove ogni gruppo di lavoro svolgeva una mansione molto più complessa che stringere bulloni o prendere a martellate un chiodo.
Il nuovo allestimento della produzione determina cambiamenti notevoli sull'intero sistema d'impresa, viene, così, rivalutata la figura dell'operaio, non più mero esecutore di ordini, ma attivo all'interno dell'impresa, potendo anche intervenire sulla produzione stessa e modificarne l'andamento. Tale coinvolgimento presuppone un'elevatissima capacità professionale da parte degli operai. Il lavoro viene organizzato intorno alla cella di produzione, ossia un gruppo di dipendenti che lavorando in squadra controlla e assembla il prodotto, cooperando. La maggiore autonomia dei lavoratori è strettamente correlata alla maggiore automazione dei macchinari, il compito e l'opportunità concessa ad ognuno di loro è quella di poter interrompere la produzione ogni qual volta si presenti un'anomalia nel sistema e correggerla. Ne deriva, anche, che ogni singolo operatore è gestore di più macchinari contemporaneamente, svolgendo operazioni diverse tra loro. La rottura con l'iperdivisione del lavoro taylorista risulta lampante.
Nei momenti più felici e motivanti del mio lavoro, le ore volavano
flaviomob ha scritto:Nei momenti più felici e motivanti del mio lavoro, le ore volavano
Anche nel mio, e la cosa più bella è che la felicità si può condividere con chi è più fragile. Sono educatore. Poi penso che a 47 anni prendo novecento euro al mese e sono meno felice: dovrò cambiare lavoro?
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