Quello che dici è corretto ma stai dicendo una cosa diversa, rispetto all'articolo dell'inkiesta.
Quell'articolo punta l'accento sulla
dinamica del deficit e del debito.
E sul fatto che la riduzione progressiva di defit e debito sia stata ottenuta operando piu' sul fronte della
spesa che delle entrate.
Ora poichè una nota tesi, gradita dal partito della spesa, è che l'austerità è dannosa (e stupida) e danneggia l'economia, è chiaro che se si trova almeno un caso in cui l'austerità viene attuata ma l'economia cresce, si tratta di tesi falsa.
Nell'articolo di casi se ne fanno addirittura due. Ma questo non vuol dire (qui posso essere d'accordo) che allora sia sempre vera la tesi contraria. Quindi vediamo caso per caso, osservando le dinamiche, non le foto "statiche".
Secondo me i casi sono comunque piu' di due. In periodi diversi, ma negli ultimi 20 anni, altri paesi hanno adottato politiche rigorose di bilancio, per sfuggire alla trappola di un crescente debito pubblico. Faccio spesso l'esempio della Svezia ma l'esempio meno noto e piu' eclatante è il Belgio. Era arrivato al 140% nel 1992. Altri paesi, pur con un indebitamento minore (svizzera al 70% nel 2004, svezia al 70% nel 1996) ) hanno deciso che era già troppo cosi' ed hanno messo in atto rigorose politiche di bilancio, sul fronte della spesa e delle entrate.
http://www.google.com/publicdata/explor ... &ind=falseUna cosa che va osservata è che avere un elevato indebitamento costituisce un forte handicap a fronte di crisi interne o internazionali. In caso di forte terremoto o di crisi mondiale (come quella del 2008) non si hanno le risorse per reagire all'emergenza. Chi ha i conti in ordine puo' invece intervenire ... e ripartire prima. Credo che su questo ci sia ben poco da obiettare, spero.
Ora vediamo degli stessi paesi come è stato l'andamento della crescita procapite (a parità di potere d'acquisto, visto che si parla di paesi con valute diverse e differente indice dei prezzi).
http://www.google.com/publicdata/explor ... &ind=falseChiaro che la crescita poi è dettata da fattori come innovazione, ricerca, qualità dei servizi pubblici, sistema bancario, sistema giudiziario, mercato del lavoro, sistema scolastico, per cui si tratta di un qualche cosa (la crescita) che è multifattoriale. La mia idea è che la spesa pubblica, non sia direttamente collegata come fattore di crescita ma piuttosto come fattore di rallentamento della stessa, quando essa è troppa e mal fatta (come è il caso dell'Italia). Fattori come burocrazia, corruzione, sprechi, hanno il duplice effetto di togliere soldi dai privati senza dare in cambio servizi adeguati. Eliminare questa spesa puo' quindi avere un effetto positivo sulle dinamiche della crescita, soprattutto se parte di questi risparmi vengono convertiti in un migliore sistema educativo, giusto per fare un esempio.
Ora il solo fatto che esistano paesi con ottimi ritmi di crescita ma la cui spesa pubblica si aggira attorno al 30-35% del PIL dovrebbe farci capire che da noi, con quel 45-50% (Italia e Francia) c'è qualche cosa che non va.
Qui non è solo un problema di tagli e diminuzione di sprechi ma proprio di ridefinizione dei compiti dello Stato.
Togliere compiti allo stato non signiifca che allora i cittadini non saranno piu' serviti ma che quei servizi saranno forniti dai privati, pur sempre sotto la vigilanza di una legislazione nazionale che indica quale qualità vada fornita (come nel caso della sanità privata e dei fondi pensione).
Ora paesi come UK, Spagna, Svezia etc questi problemi se li sono posti e li hanno risolti tempo fa. Ora crescono.
Noi non ce li siamo posti (o abbiamo fatto finta) e non cresciamo.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)