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prodi:"Trivelliamo, c'è un mare di petrolio sotto l'Italia"

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: prodi:"Trivelliamo, c'è un mare di petrolio sotto l'Ital

Messaggioda Robyn il 20/05/2014, 21:32

Il petrolio dovrebbe estrarlo una compagnia statale,anche perchè i ricavati della vendita del petrolio servono per il debito pubblico e altri capitoli di spesa.In ogni caso questo non può affievolire la ricerca e l'interesse per l'energia pulita,come il solare,il fotovoltaico,anche l'energia del vento,lo sviluppo biocompatibile,la raccolta differenziata la cura del paesaggio e la riforestazione.L'energia del vento andrebbe sfruttata sui percorsi superstradali,autostradali,nelle gallerie,sui binari dei treni.Le pale eoliche che si trovano in alta quota non è che danno molta energia e in ogni caso per evitare che deturpino il paesaggio devono essere a pale trasparenti
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Re: prodi:"Trivelliamo, c'è un mare di petrolio sotto l'Ital

Messaggioda flaviomob il 21/05/2014, 0:20

dal Fatto Q:

Petrolio: Prodi e l’insana idea di trivellare l’Adriatico
di Greenpeace | 20 maggio 2014

Con un editoriale sul quotidiano Il Messaggero, Romano Prodi delinea per il nostro Paese una strategia di sfruttamento intensivo delle risorse di idrocarburi presenti in Adriatico. “Quel mare di petrolio che giace sotto l’Italia” appare tuttavia più un contributo estemporaneo e poco ragionato a un dibattito immaturo (parlare di scenari energetici in Italia è un po’ discutere di chimere) che una visione di come uscire dalla crisi, garantendo all’Italia un sistema di approvvigionamento energetico conveniente e sostenibile.

Prodi ci avvisa, in sostanza, di due cose: se decidessimo di trivellare i fondali dell’Adriatico potremmo estrarre, entro il 2020, 22 milioni di tonnellate di idrocarburi; se non lo facciamo noi (per ragioni ambientali, burocratiche, per mancanza d’iniziativa imprenditoriale) lo farà comunque la Croazia.

Non scherziamo. Siamo al cospetto di due falsi argomenti.

Partiamo dal primo. 22 milioni di tonnellate sembra un “mare” di petrolio, ma non lo è. Nel 2012 un’Italia sempre meno assetata di barili di greggio ha consumato 63 milioni di tonnellate di petrolio. Ovvero: l’11,4 per cento in meno rispetto all’anno precedente, circa il 30 per cento in meno rispetto al 2000. Nel biennio 2010-2012 si è registrata una flessione pari a circa la metà di quella registrata nel decennio precedente. Tutta colpa della crisi? Solo in parte. C’è un progressivo cambiamento nel sistema energetico – innescato dall’elettrificazione dei consumi e dall’efficienza, ma che dovrà estendersi anche a una rivoluzione nella mobilità di persone e merci – che sarebbe sciocco non vedere. Fatto sta che il “mare di petrolio” di cui parla Prodi (da estrarsi, lo ricordiamo, in 6 anni) equivale nella migliore delle ipotesi a 4 mesi di consumi del “sistema Paese”. Più che un mare uno stagno.

Veniamo al secondo argomento: se non trivelliamo in Adriatico lo farà la Croazia al posto nostro. Sembra di riascoltare il vecchio adagio con il quale si sosteneva anni addietro il nucleare, poi sonoramente bocciato dagli italiani: che senso ha non investire sull’atomo quando lo fa la Francia alle porte di casa nostra? Che senso ha non optare per una scelta, anche se sbagliata, quando quella stessa scelta sono pronti a compierla i nostri dirimpettai? Domande ai limiti del nonsense.

Il ragionamento di Prodi poggia su un non detto, poi, che è anche un grande equivoco. Il petrolio che giace sotto i fondali dei nostri mari – spesso di pessima qualità – non è “nostro”, o lo è semmai solo virtualmente. Quel petrolio, in uno sciagurato domani in cui fosse estratto, sarebbe delle compagnie. Parliamo dei soliti colossi dell’energia, parliamo di profitto privato. Di quel profitto la collettività godrebbe ben poco. Le royalties per l’estrazione onshore in Basilicata oggi sono del 7 per cento (più un’accisa ulteriore del 3 per cento ); in Sicilia erano al 10 per cento, tra le più basse al mondo. Sono state innalzate al 23 per cento, ma è durata un anno; subito ribassate al 13 dal governo Crocetta per “non far scappare gli investitori”. Quelle per le estrazioni offshore valgono il 7 per cento (le più basse al mondo), con una serie di codici e codicilli che rendono di fatto immaginifica persino questa modesta percentuale. Insomma, il flusso di denaro per le comunità interessate dalle estrazioni e per la fiscalità generale non copre neppure le esternalità della produzione. In più, per l’offshore è previsto anche un segmento “tax free”, ovvero l’esenzione da qualsiasi imposta fino a una soglia minima di produzione. È un fatto che vecchie piattaforme, che sarebbero da smantellare, da anni producono al di sotto di tale minimo. Viene inoltre da chiedersi se sia già disponibile un calcolo, ancorché sommario, del trade-off tra queste attività di sfruttamento dei bacini di idrocarburi e i danni che ne verrebbero alla pesca e al turismo.

Dice Prodi che potremmo attrarre 15 miliardi di investimenti e creare numerosi posti di lavoro. Ma è quello il settore su cui conviene puntare? Le attività di estrazione di idrocarburi, a parità di investimenti, generano molta meno occupazione delle fonti rinnovabili. Mentre queste ultime contribuiscono sempre più utilmente a ridurre l’import di fossili (nessuno dice mai che le energie pulite ci fanno risparmiare, già oggi, circa 10 miliardi l’anno di mancato import energetico), il petrolio è in netta crisi di consumi e lo sarà sempre più. Che le rinnovabili siano le fonti del futuro se ne sono accorti tutti, i mercati internazionali e le grandi potenze economiche come la Germania e la Cina, che entro il 2017 triplicherà il suo solare. Anche noi possiamo guardare al futuro, difendere la bellezza e la sostenibilità del nostri mari e pensare a un ‘green deal’ per uscire dalla crisi; o, più ciecamente, possiamo guardare alla distesa dell’Adriatico come a un nuovo Texas italiota e svenderne i fondali per pochi danari. Un altro modo per portare a compimento la distruzione del clima, oltre che del nostro patrimonio naturale.



di Andrea Boraschi – responsabile campagna Energia e Clima, Greenpeace Italia


* * *

Secondo un'altra fonte (Huffington Post) però Prodi avrebbe posto l'accento sulla sostenibilità ambientale:

...
(Prodi) Specifica però che "il principio di precauzione ha la precedenza su tutto" e testimonia che "sicurezza e protezione ambientale hanno la priorità".
...

http://www.huffingtonpost.it/2014/05/18 ... _ref=italy


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Re: prodi:"Trivelliamo, c'è un mare di petrolio sotto l'Ital

Messaggioda pianogrande il 21/05/2014, 1:44

Insomma.
Il fatto dà per scontata la non sostenibilità ambientale.
Dà per scontato che se non ci muoviamo noi non si muove nessun altro.
Dà per scontato che il tutto sarebbe un regalo alle "compagnie".

Porca vacca!

Troppe cose date per scontate.

Se è proposta da Prodi, io do per scontato che l'operazione si possa fare in modo pulito, redditizio e a favore del paese.

Adesso che abbiamo contrapposto le nostre scontatezze, mi piacerebbe sentire qualche voce autorevole con poteri di tipo più operativo e normativo di un giornale o di un semplice (semplicissimo) cittadino.
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Re: prodi:"Trivelliamo, c'è un mare di petrolio sotto l'Ital

Messaggioda franz il 21/05/2014, 7:41

pianogrande ha scritto:Mauri ma non ho capito, forse perché non lo hai detto, quale sia lo specifico e sicuramente sporco interesse corporativo per cui non dovremmo estrarre questo benedetto petrolio.

"Sporco" interesse non esiste, basta un normale e legittimo intersse di parte (lobbistico) come quello ben argomentato nel post inviato da Falvio. Ognuno tira acqua al suo mulino, con gli argomenti che ha. La lobby delle energie rinnovabili ovviamente fa sentire la sua voce.

Di solito l'agomento che tira di piu' è la creazione di posti di lavoro. Che naturalmente a sinistra viene vista come argomento positivo. Di fatto pero' piu' posti di lavoro sono coinvolti nella produzione di una forma di energia, piu' cara sarà quell'energia. Quel maggior prezzo allora sarà calmierato con sussidi pagati con le tasse di tutti ed i sussidi alimenteranno ricchi profitti delle eco-aziende, mantenendo comunque alti i prezzi. Ecco, forse qualche cosa di sporco in fondo c'è ma solo chi ha una cultura liberale puo' caprilo. In Italia praticamente quasi nessuno. Prevale il collettivismo statalista, fermo ancora alla nazionalizzazione delle industrie petrolifere. Ma se le aziende attive nelle energie rinnovabili producono piu' lavoro ed utili, perché non nazionalizzare quelle? :lol: (scherzo, ovviamente).
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Re: prodi:"Trivelliamo, c'è un mare di petrolio sotto l'Ital

Messaggioda Robyn il 21/05/2014, 10:46

Scusa ma se si estrae il petrolio per utilizzarlo al fine di ridurre il costo dell'energia avrò alimentato l'energia soprca non quella pulita e sappiamo quali sono le ricadute sull'ambiente.Inoltre non bisogna metterla in chiave ideologica statale non statale,perche le fonti sono statali non al fine di creare posti di lavoro sù quelle fonti,ma al fine di prendere il petrolio estrarlo e venderlo all'estero per ripianare il debito pubblico.Inoltre non dimentichiamo che con il petrolio si produce la plastica che non è biodegradabile,quando invece abbiamo bisogno di produrre flaconi e confezioni biodegradabili,e produrre con il petrolio materiale non biodegradabile porta alla moltiplicazione delle discariche che adesso devono essere bonificate.Sul fatto che con la statalizzazione il rischio è quello che è,lo sappiamo,non si può utilizzare questo argomento per metterlo in chiave ideologica.La statalizzazione è per precise esigenze,prendere il petrolio è venderlo all'estero senza farne uso nel nostro paese.Anche la cultura liberale ammette la statalizzazione di alcuni settori non fà di tutta l'erba un fascio secondo cui tutto deve essere privato e non deve esserci niente di statale.L'Italia oggi può essere governata solo da una cultura lib-lab in cui si intersecano cultura liberale e cultura laburista.La Gran Bretagna non ha tutto privato ha alcuni settori chiave di interesse strategico statali e parastatali come alcune compagnie aeree.Croce ammetteva anche la statalizzazione dei mezzi di produzione in regime di libera concorrenza ed è qui che nasce l'economia mista tipica dell'UK,che rimane in grande prevalenza privata
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Re: prodi:"Trivelliamo, c'è un mare di petrolio sotto l'Ital

Messaggioda pianogrande il 21/05/2014, 19:44

Piuttosto che comprarlo, visto che lo compriamo, meglio averlo gratis (coi costi di estrazione, naturalmente).
Assomiglia a "è meglio essere ricchi e sani che poveri e malati" ma mi sembra l'unica considerazione possibile.
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Re: prodi:"Trivelliamo, c'è un mare di petrolio sotto l'Ital

Messaggioda franz il 21/05/2014, 19:57

Piuttosto che comprarlo dall'estero, visto che lo compriamo, estraiamolo internemente ed usiamolo.
Il guadagno è per la bilancia dei pagamenti e per il costo di trasporto.
Secondo me non è compito dello stato estrarre e venere petrolio, nel 2000.

Mi pare che lo stato italiano abbia compiti ben piu' impegantivi su cui focalizzarsi (scuola, sanità, trasposti, giustizia) e che oggi fa maiissimo.
Prima si impara a fare bene le cose che fa male e poi se avanza si vede se assumere nuovi compiti.
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Re: prodi:"Trivelliamo, c'è un mare di petrolio sotto l'Ital

Messaggioda flaviomob il 21/05/2014, 22:52

In Austria vengono utilizzate oltre il 50% di fonti rinnovabili per l'energia. In Italia, dove notoriamente c'è più esposizione alla luce solare, il 27%. Ma gli austriaci guardano avanti e vogliono il 100% (avranno copiato da Grillo?). Concretamente. Entro il 2050. Scommetto che ce la faranno, mentre noi saremo ancora lì a contare le tangenti e i disastri ambientali per estrarre del pessimo petrolio "prima dei nostri vicini" croati.

http://www.zeroemission.eu/portal/news/ ... -concreta-


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Re: prodi:"Trivelliamo, c'è un mare di petrolio sotto l'Ital

Messaggioda pianogrande il 22/05/2014, 0:53

Non sarà compito dello stato ma sempre meglio che lo estraggano gli italiani; che si dia lavoro e guadagno a ditte italiane.
lo stato deve vigilare per il rispetto dell'ambiente.
Quello sì che è compito dello stato e fa parte delle cose che non ha ancora imparato.

Sarebbe bellissimo avere il 100% di energie pulite.
Nel frattempo?
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Re: prodi:"Trivelliamo, c'è un mare di petrolio sotto l'Ital

Messaggioda Iafran il 22/05/2014, 1:39

pianogrande ha scritto:Sarebbe bellissimo avere il 100% di energie pulite.
Nel frattempo?

Una Nazione può contare anche sulle casualità positive (combinazioni astrali, amuleti, piogge di meteoriti con metalli preziosi, etc.), ci sono anche le casualità negative (acquazzoni, frane, sismi, vulcani, etc. ), ma quelle toccano ai Paesi più sfigati.

Maria Rita D'Orsogna, fisico, docente universitario, ci fa sapere (http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... ca/994325/) che l'Italia troppo fortunata non è ... neanche con il petrolio.

(...) Ora, non è colpa di nessuno se l’Italia non è un deserto e se è invece una nazione fragile, sismica, bella, densamente abitata da cima a fondo. Non è colpa di nessuno se non esistono condizioni giuste per trivellarla da nessuna parte. O che il principio di precauzione lo applichiamo in alcuni luoghi sì e in altri no?
Il rapporto ICHESE - sebbene firmato da illustri geologi ed esperti con chiari legami con l'industria del petrolio e del gas - parla chiaramente di correlazione statistica certa fra attività sismica e lo sfruttamento del Campo Cavone in Emilia Romagna. Lo dicono a pagina 176. I progetti di trivellazione dei nostri mari includono trivelle per i mari antistanti la laguna di Chioggia e di Venezia, davanti alle isole Tremiti e del Salento, del Canale di Sicilia, della Sardegna, dell’Abruzzo, della Riviera Ionica. Persino nei vulcani sommersi del Tirreno. Tutte zone dove esiste già un altro tipo di economia e dove le trivelle non ci azzeccano. La laguna di Ravenna sprofonda a causa delle estrazioni metanifere a mare. O ci siamo dimenticati le alluvioni del Polesine, fermate solo grazie alla cessazione di attività estrattiva di gas?
(...) gli “esperti” sono sicuri che non ci saranno rischi. E quali sono questi esperti…? (...) perché lungo le coste californiane i limiti sono 160 chilometri da riva e lungo quelle della Florida di 200? E cosa vuol dire che non ci saranno rischi? Qualcuno ... ha la sfera di cristallo? Nessuno può mai predire il futuro ... Il principio di precauzione è scomodo lo so, ma impone di fare delle scelte, cosi come si devono fare scelte su che tipo di Italia vogliamo. Vogliamo una enorme Gela o una enorme Taormina? Non si possono fare tutte e due le cose assieme.
Il mare Adriatico va chiuso alle trivelle dialogando con la Croazia e non facendo la gara a chi trivella per prima – perché è piccolo e dai fondali bassi, perché basta un solo scoppio a distruggere tutto, perché è già inquinato e perché uno va al mare a vedere il mare che è mare, e non le piattaforme e i porti petroliferi e gli scarti a mare e gli oleodotti. E come detto mille volte, il nostro petrolio è poco, è di bassa qualità e non risolverà niente energeticamente parlando. Io non sono un politico, ma ho sempre creduto che la politica dovesse trovare delle soluzioni, avere coraggio, essere intelligente e lungimirante. E non trovare delle toppe improvvisate ai problemi. Perché trivellare l’Italia è come voler rattopparne i problemi, non risolverli. Un vero statista l’avrebbe capito, ed avrebbe teso la mano ai croati per dire loro: troviamo una strada comune per fare del mare nostrum un mare pulito, in difesa di turismo e pesca e bellezza per tutti, di modo che quando il petrolio finirà non ci ritroveremo punto e daccapo e con una enorme mole di problemi ambientali in eredità.
(...) Promuovete il risparmio energetico, mettete pannelli solari su tutti i condomini d’Italia. (...) Decidete di abbattere corruzione e camorra, punite in modo esemplare chi maltratta la res publica, rendete la burocrazia e la giustizia più snelle, educate la gente alla ricettività turistica, curate le mille Pompei d’Italia. Con un turismo mirato e variegato, con un sistema che funziona, potremmo non raddoppiare, ma decuplicare la ricchezza del paese. (...)
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