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Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda flaviomob il 29/06/2015, 15:59



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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda franz il 29/06/2015, 16:02

Ottimo per l'altro thread, Flavio
Posso spostarlo?
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Greek opinion poll: 57 percent favor deal with lenders

Messaggioda franz il 29/06/2015, 16:13

Greek opinion poll shows 57 percent favor deal with lenders
ATHENS

A majority of Greeks favor accepting a bailout deal with international lenders, according to two opinion polls conducted before Prime Minister Alexis Tsipras announced a surprise referendum on the issue.

The survey by the Alco polling institute published in Sunday's edition of the Proto Thema newspaper, said 57 percent of 1,000 respondents were in favor of reaching a deal, while 29 percent wanted a break with creditors.

Tsipras announced a snap referendum for July 5, after Greece failed to agree to terms with its international creditors on a cash for reforms deal which would allow the country to make a 1.6 billion euro payment to the IMF on June 30.

Voters will be called to decide on whether to accept lenders demands or reject them.

Pollsters Kapa Research said 47.2 percent of respondents were in favor of an accord and 33 percent against, according to To Vima newspaper. Its 1,005 respondents were asked how they would vote if a new "painful" agreement were put to the vote in a referendum.

Some 48.3 percent of respondents in the Kapa poll said they would not support any move by the government which could place Greece outside the euro zone.

http://www.reuters.com/article/2015/06/ ... RY20150627
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda mariok il 29/06/2015, 16:13

franz ha scritto:
mariok ha scritto:Non sono d'accordo. Mi sembra vero piuttosto il contrario. Poter disporre di una moneta forte, che da soli non si potrebbe mai avere, soprattutto per paesi indebitati come Italia e Grecia, rappresenta una grande opportunità in termini di bassi tassi di interesse e quindi di minor costo del debito.

Vero. Opportunità pero' sprecata da Grecia ed Italia, che hanno letteramente buttato al vento i miliardi guadagnati dai bassi tassi di interesse. Opportunità che andava colta nel 2001 facendo le riforme allora. Oggi siamo in ritardo di 15 anni. Noi e loro.
Prodi disse che si buttò il cuore oltre l'ostacolo, sperando poi che tutto il corpo seguisse.
Ma l'Italia e la grecia (non da sole) rimasero al di qua della staccionata.

Piuttosto è anche vero che avere a bordo nazioni deboli, indeboliva anche l'euro, permettendo una buona competizione con il dollaro sui mercati internazionali ed aiutando la germania ed altri paesi forti ad esportare.


E' vero che la storia non si fa con i se e con i ma, ma non è difficile immaginare che cosa avrebbe combinato la nostra classe politica (ed il nostro capitalismo assistito) senza un "freno europeo"... e cosa sarebbero capaci di combinare costoro in caso di uscita dall'euro.
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda flaviomob il 29/06/2015, 17:45

Parigi, 29 giu. (askanews) - I presidenti di Stati Uniti e Francia, Francois Hollande e Barack Obama, si sono detti d'accordo durante un colloquio telefonico a "unire i loro sforzi per favorire una ripresa dei negoziati" sulla crisi greca, durante una conversazione telefonica. E' quanto si è appreso dall'entourage dal capo dello stato francese.

"Si sono trovati d'accordo a unire i loro sforzi per favorire una ripresa dei negoziati, per permettere il più rapidamente possibile una risoluzione della crisi e garantire la stabilità finanziaria della Grecia", ha dichiarato la stessa fonte.


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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda Robyn il 29/06/2015, 20:01

La Grecia và aiutata ad uscire dalla sua crisi.Si rimettono prima in ordine i fondamentali dell'economia Greca e solo dopo si può richiedere una gestione parsimoniosa della sua economia evitando sprechi privilegi.La strada seguita dalle istituzioni europee e della Germania è tutta sbagliata una gestione per nulla intelligente dell'europa.La crisi greca e della crescita senza freni del suo debito sono prima di tutto frutto della crisi finanziaria dei derivati dei subprime della speculazione e in ultimo dei prestiti concessi.L'austerity non è la strada per diminuire i debiti anzi possono soffocare un paese la strada è quella dello sviluppo.Solo con lo sviluppo si possono ripagare i debiti.I paesi del mediterraneo Italia Spagna Portogallo Grecia stanno facendo molti sforzi sono i paesi dell' austerity che non li stanno facendo.Mi fanno ridere certe rassicurazione del tipo il nostro paese non rischia se questo è senso europeo,basta che stiamo bene noi poi tanto gli altri si arragiano,anche se sono sull'orlo del baratro
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda mariok il 30/06/2015, 7:10

Ecco perché Tsipras sta abdicando al suo ruolo di leader
Pubblicato il 28 giugno 2015 da Gianluca Borrelli

Sul caso “grexit” siamo alle battute finali. L’ultimo colpo di teatro in ordine di tempo è la proposta di un referendum (che dovrebbe tenersi il 5 luglio in Grecia) sul se accettare o no le richieste della comunità europea al popolo greco.

Il merito economico della questione esula da questa riflessione, pertanto niente grafici (che useremo con grande dettaglio nei prossimi approfondimenti), ma solo una pura e semplice riflessione politica.

Quello che sta avvenendo è del tutto inusuale, anche perché di referendum così importanti, per una decisione prettamente economica, indetti e tenuti nel giro di sette giorni, non se ne sono visti tanti nella storia occidentale, c’è anche il dubbio se sia legittimo o meno indirlo in questo modo.

Non stiamo parlando di una guerra o di una secessione, stiamo parlando di scelte economiche e di valuta. Qualcuno parla di austerità ma ci sarebbe da chiedersi con che coraggio si parli di austerità quando il bilancio dello stato è sistematicamente in rosso ogni anno da molti anni. Può mai essere definito austero uno che da sempre spende più di quanto guadagna?
Per qualcuno sì. Per quanto assurda sia questa definizione, assolutamente difforme dal senso stesso delle parole usate, molti media e molte persone usano questo frame narrativo, e con questi bisogna fare i conti.

La riflessione nasce quindi dalla incapacità di assunzione di responsabilità da parte del governo greco.
Delle due l’una: o il governo greco è convinto che comunità europea abbia ragione e quindi sta mentendo al suo popolo e lo sta portando nella direzione sbagliata, oppure è convinto di avere ragione e quindi deve esplicare il proprio mandato portando avanti il proprio programma senza bisogno di chiedere il permesso, avendolo già avuto alle elezioni di pochi mesi fa – tra l’altro ottenendo 149 seggi su 300 col solo 36% di voti e con una affluenza del 64%, quindi con il voto di meno di 1/4 degli aventi diritto.
Lo ricordiamo a quelli che parlano di scarsa legittimazione popolare in Italia in caso di affluenza bassa, ma che poi inneggiano sui social e sui media alla grande vittoria democratica di Tsipras – che il resto d’Europa deve rispettare al punto da farne dipendere anche le decisioni economiche di altri paesi.
Da dove arrivino questi soldi e chi abbia lavorato per creare le ricchezze elargite per loro non ha alcuna importanza, la “democrazia” viene prima di tutto, quindi il voto greco va rispettato, secondo costoro, qualunque sia la sua richiesta e chiunque debba poi pagare il conto delle decisioni del popolo greco.
Noi saremmo portati a pensare piuttosto che una decisione del genere sarebbe da sottoporre a tutti gli europei (che dovranno metterci i soldi nei prossimi anni) piuttosto che solo ai greci.
Ognuno se ne faccia la propria opinione in merito.
Tornando invece all’argomento del giorno, il punto politico è questo: Tsipras così facendo abdica al ruolo di leader del suo paese, scaricando sul popolo l’onere di una decisione che non è capace di prendere da solo. Se è convinto, come dice, di voler uscire dalla comunità europea per mantenere il regime di spesa pubblica a fronte delle scarse entrate, allora deve dare l’ordine ai suoi di abbandonare la grossa nave europea in questo momento di tempesta e fare salire il suo popolo sulla piccola scialuppa della dracma, prendere il comando del timone, sperando di portare il proprio popolo in acque più sicure.

Tsipras ha paura di assumersi questa responsabilità in prima persona in caso di naufragio definitivo, quindi col referendum potrà dire che non è stato lui a commettere questo errore fatale ma il popolo greco, in piena coscienza, e che quindi è stato un tragico errore di tutti. Tutti colpevoli, nessun colpevole.

Ma più probabilmente spera che il popolo lo sconfessi e faccia ciò che è giusto al suo posto. In questo modo il premier greco potrà dire di non aver mancato alle sue promesse elettorali, visto che è stato il popolo greco a decidere in autonomia, in base alla medesima logica con la quale Bertinotti si vantava di non aver mai firmato un accordo sindacale (al momento della firma lui non si faceva trovare), o con cui qualche parlamentare usciva dall’aula per non votare contro il governo del proprio partito alle questioni di fiducia.
In questo modo Tsipras potrà dire “non sono stato io” e lavarsene le mani una volta che il popolo fosse chiamato a fare sacrifici.

Ma qualora il popolo, a maggioranza, sconfessasse la linea politica fondamentale di negoziato con la comunità europea, tenuta finora da Tsipras e dal suo governo, non ci sarebbe altro da fare per il governo greco che dimettersi in quanto palesemente non più in sintonia con la volontà del proprio popolo e quindi non più in grado di rappresentarlo.

Da questa evidenza non si scappa. Se il referendum sancirà una vittoria del sì alle richieste della comunità europea (ammesso che quest’ultima conceda altri 7 giorni di tempo, e non sembra essere il caso), Tsipras dovrà trarne le conseguenze e dimettersi.
Altra cosa da dire a chiare lettere, è che se questa è la situazione – e lui la conosceva bene – il referendum avrebbe dovuto tenerlo prima. In questo modo ha dato solo l’impressione di aver tirato fino all’ultimo un enorme bluff con le istituzioni europee sperando di averla vinta all’ultimo secondo.

Non è che una settimana fa non sapesse come stavano le cose: lo sapeva eccome. E se un referendum si può organizzare in una settimana, allora avrebbe dovuto fare in modo che avvenisse oggi e non fra sette giorni, a data di pagamento scaduta. Anche in questo si vede l’incapacità di programmazione e l’improvvisazione di un politico che è tutto tranne che un leader.
In Italia si chiedono le dimissioni di chiunque per qualsiasi motivo, basta un gruppetto di persone che protestano davanti a un ministero, o peggio ultimamente persino qualche “tweet”per fare invocare le dimissioni da parte di media e giornali di parte (e questo è un argomento sul quale torneremo certamente), ma poi quelle stesse persone, che per i nostri governanti non fanno sconti nemmeno per una inezia, saranno le prime a dire sui social “bravo Tsipras! Avanti così!”.

Avanti dove, se la direzione anziché darla in prima persona la lascia al proprio popolo che ora più che mai ha bisogno di una guida?
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda franz il 30/06/2015, 7:53

Robyn ha scritto:L'austerity non è la strada per diminuire i debiti anzi possono soffocare un paese la strada è quella dello sviluppo.

E qui non sono affatto d'accordo. Il rigore nei conti è la soluzione non solo per gli equilibri di bilancio ma anche per lo sviluppo.
Perché uno stato che manda in pensione le persone a 55 anni ad un costo elevato e dà un reddito minimo che è piu' elevato di quelli di tanti altri paesi europei, che finanzia un esercito le spese piu' alte della UE (escluso il regno unito) ... e lo fa a debito, soffoca lo sviluppo. Di parere contrario sono solo quelli che sono convinti che solo la spesa pubblica a go-go, facendo deficit, faccia crescere la nazione.

Ma vediamo cosa chiede questo "insostenibile austerity". Vediamo su cosa votano i greci domanica.
Il testo in inglese l'ho già postato, ora vediamo un riassunto in italiano.


Grecia, l’intesa era davvero impossibile?
In pensione a 67 anni, tagli alla Difesa e Iva con nuove aliquote: i punti a cui la Grecia ha detto no. Ma Tsipras non ha aperto neppure sul salario minimo. Ecco le posizioni di Atene e Bruxelles

30/06/2015
marco zatterin
corrispondente da bruxelles

«Eravamo a un passo da chiudere», dicono sul fronte dei creditori di Tsipras, ripensando a venerdì sera. «Ci volevano strangolare», ripetono i greci puntando il dito contro le istituzioni creditrici. Nei loro confronti Atene ha contratto un debito corposo: 73,6 miliardi col programma di salvataggio del 2010-2012; altri 142,5 con il secondo piano. Il denaro è stato pagato per salvare le banche che si sono allegramente scoperte quando la crisi finanziaria è esplosa in America nel 2007. Il baratto comportava «misure di riequilibrio strutturale e finanziario contro liquido anticrisi». A ottobre si poteva firmare col cristiano-democratico Samaras, ma hanno frenato i falchi. Appena arrivato, Tsipras ha ottenuto una proroga del secondo piano, fino a stasera. L’intesa non è mai stata raggiunta. Ora nelle casse elleniche non c’è più un cent.

Per quattro mesi si è trattato inutilmente. Ecco cosa chiedeva l’ultimo progetto di compromesso. E come avrebbe cambiato la terra di Platone, e adesso, anche di Syriza.

La riforma dell’Iva
La proposta chiedeva tre aliquote: il 23% già esistente per i consumi ordinari, allegato a ristoranti e il catering; il 13% di imposta «ridotta» per alimentari, energia, alberghi e l’acqua; un 6% di «super-ridotta» sui farmaci, i libri e i teatri. Si auspicava inoltre l’eliminazione degli sconti sulle isole e si prospettava la possibilità di rivedere le aliquote a fine 2016, a patto che il gettito rimanesse invariato a 1,8 miliardi l’anno. Lo schema non modificava la struttura della tassazione del valore aggiunto, quanto la ripartizione. I greci intendevano fra le altre cose mantenere i ristoranti al 13% insieme con gli alberghi. Sono stati accontentati a metà.

L’età della pensione
«Sistema insostenibile», valuta l’ex Troika. Rappresenta un costo da 13 miliardi l’anno, il 16% della spesa pubblica. La proposta centrale dei creditori era di elevare l’età dell’accesso al vitalizio a 67 anni, oppure a 62 con 40 anni di contribuzione, a partire dal 2022. Un limite, questo da applicare a tutti, con l’eccezione dei lavori usuranti e alle madri con figli disabili. Necessario? In effetti, circa un greco su sei di età compresa fra i 50 e i 59 è in pensione, dato che vale quattro volte la media Ue. I cinquantenni che hanno lasciato il lavoro costano 300 milioni al mese e sono il gruppo di pensionati più corposo. Fra le componenti del riequilibrio invocato dai «Tre» l’aumento dal 4 al 6% in media del contributo per la salute dei pensionati.

La difesa
Per recuperare margini di spesa si suggeriva di tagliare di 400 milioni il bilancio militare che, secondo le stime Nato, è il secondo più alto dell’Alleanza insieme con quello britannico (vale oltre il 2 per cento del pil). Atene lo mantiene florido per l’arcano timore di una guerra con la Turchia, ma anche per una forma di sostegno all’economia e all’occupazione.

Le imprese
«Alzare la tassa societaria dal 26 al 28 per cento» e introdurre una imposta sulla pubblicità televisiva. Semplice, a volere.

Le navi
L’idea dell’ex Troika era di colpire i ricchi, o comunque i benestanti, che in Grecia hanno a che fare col mare e tutto ciò che lo attraversa. «Estendere il campo di applicazione della tassa di lusso alle imbarcazioni di almeno dieci metri». E alzarla dal 10 al 13% a partire dall’anno fiscale 2014.

I controlli
Uno dei punti deboli dell’amministrazione greca, sinora, è stata l’Agenzia delle Entrate, sostanzialmente inesistente, come il catasto. I creditori: «Dovete adottare un quadro legislativo che crei un’agenzia autonoma».

Il salario minimo
Qui si auspicava il lancio di una consultazione sulla remunerazione minima che, in Grecia, è di 683 euro, il doppio dei Baltici e dell’Ungheria, più elevato di Portogallo e Polonia, il che spiega molte ritrosie. L’obiettivo era quella di valutare la fattibilità di una sua riduzione, anche temporanea. Tsipras e i suoi non erano d’accordo.

http://www.lastampa.it/2015/06/30/econo ... agina.html
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda gabriele il 30/06/2015, 8:16

franz ha scritto:Ma vediamo cosa chiede questo "insostenibile austerity". Vediamo su cosa votano i greci domanica.
Il testo in inglese l'ho già postato, ora vediamo un riassunto in italiano.


Non è detto che vinca il "no". Anzi. Molti politici che si sono affidati al voto popolare per scelte così importanti alcune volte si sono ritrovati fuori di casa con la porta sbattuta in faccia.

Il referendum sull'indipendenza scozzese dovrebbe insegnare qualcosa
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Re: Le storie parallele di Atene e Dublino (utili per noi)

Messaggioda pianogrande il 30/06/2015, 11:52

La definizione di "furbo", data anche da Renzi, mi sembra la più adatta a questo pseudo leader.
Scalfari, intanto, ha rimproverato a Renzi di essere più "furbo" che "intelligente".
In effetti e fino a prova contraria per la quale prego tutte le sere, Renzi e Tsipras hanno questa comune caratteristica.
Davanti alle situazioni che devono affrontare trovano molto facilmente le parole per reagire.
Per i fatti ci stiamo attrezzando.
Fotti il sistema. Studia.
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