La storia infinita che non vede mai una fine o almeno una tregua.
Non c'è dubbio: ci sono due linee contrapposte, ormai abbastanza chiare su cui è inutile tornare.
Ci sono stati due congressi, in cui una ha democraticamente prevalso sull'altra, una scissione, cos'altro deve succedere perché quelli che sono in minoranza per un certo periodo se ne facciano una ragione?
E mi dispiace per Prodi che si è impegolato anche lui in questa infinita diatriba, danneggiando l'immagine dignitosa che lo aveva fatto apprezzare.
I DISSIDI INTERNI ALLA SINISTRA
Prodi sfida Renzi: «Mi invita a spostare la tenda più lontano? Senza difficoltà»
Il fondatore del Partito democratico contro il suo attuale segretario: «La mia tenda è molto leggera, l’ho messa nello zaino». Franceschini: «Il Pd deve unire non dividere»
Si fa sempre più profonda la sfida interna alla sinistra dopo l’esito deludente delle elezioni comunali. Il fondatore del Partito democratico, Romano Prodi, con un gesto per lui raro, ha scritto e pubblicato una nota in cui entra in aperta, diretta polemica con l’attuale segretario del Pd, Matteo Renzi. «Leggo - scrive l’ex presidente del Consiglio e della Commissione europea - che il segretario del Partito democratico mi invita a spostare un po’ più lontano la tenda. Lo farò senza difficoltà: la mia tenda è molto leggera. Intanto l’ho messa nello zaino».
Le dichiarazioni di Renzi
Il riferimento è duplice: alla metafora della tenda usata per la prima volta sul «Corriere» (qui)— «Politicamente vivo in una tenda vicina al Pd» — e alla «Rassegna stampa» del Nazareno di questa mattina, in cui Renzi ha parlato di «continue esasperanti polemiche nel centrosinistra», che «alla fine non fanno altro che agevolare il fronte avversario». In un colloquio pubblicato su Qn, Renzi ha anche detto che «da giorni» molte persone — che il direttore del quotidiano nazionale, Andrea Cangini, identifica con «Prodi, Orlando, Pisapia, Bersani» — «si erano preparate la parte in commedia: erano pronti a dire “Renzi perde, vince la coalizione”, ma la realtà è stata un’altra».
Il confronto
Pochi giorni prima delle elezioni, tra i due leader c’era stato un confronto a quattr’occhi, al termine del quale Prodi aveva assicurato a Renzi che la sua «tenda» — pur esterna — sarebbe rimasta vicina al Pd. Subito dopo le elezioni, parlando al «Corriere», Prodi aveva spiegato che «a bloccare tutto sono i veti personali: tantissimi contro Matteo Renzi, ma anche quelli di Renzi contro altri».
La polemica continua
Intanto la polemica interna al Pd continua. «Bastano questi numeri per capire che qualcosa non ha funzionato? Il Pd è nato per unire il campo del centrosinistra non per dividerlo», su Twitter il ministro della Cultura Dario Franceschini, pubblicando un grafico con il trend dei voti del Pd a Genova, Verona, Parma e l’Aquila dal 2012 al 2017. «Nessuno ha mai invitato Romano Prodi ad allontanarsi dal Pd, la nostra volontà è l'esatto contrario», twitta invece il portavoce del Pd Matteo Richetti. «Da solo il Pd non va da nessuna parte, senza il Pd non esiste il centrosinistra», incalza il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, conversando con i giornalisti. «Non credo che possa essere ascritto ai gufi e ai rosiconi. Prodi ha pensato il Pd e le sue parole pesano e pesano parecchio», aggiunge il ministro. Dure le parole di Gianni Cuperlo: «Quella di Prodi è una dichiarazione dolorosa per chi ha a cuore la sorte del Pd e del centrosinistra e ha avuto a cuore in passato l'Ulivo. Mi auguro che il gruppo dirigente Pd a partire dal segretario sappia farsene carico e dare una risposta perché parliamo della personalità con più peso nella nascita di questo progetto. C'è bisogno di leadership che uniscono e Renzi sembra caratterizzarsi ancora una volta come colui che divide e questo non va bene». «Il Pd è isolato, troppo fragile nel radicamento territoriale e ha scarsa capacità unitaria, come emerge in alcuni momenti in modo drammatico. Ma il Pd è nato per unire, non per dividere: vogliamo aprire una nuova pagina in cui il tema unitario sia fondamentale», commenta infine Nicola Zingaretti .
27 giugno 2017 (modifica il 27 giugno 2017 | 19:20)
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville