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Su Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale i sostenitori del “No” sfidano la matematica
20 giugno 2016
Uno dei cavalli di battaglia dei sostenitori del No è che la riforma costituzionale, combinata con l’Italicum, “mette gli organi di garanzia (Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale) in mano alla falsa maggioranza prodotta dal premio” di maggioranza attribuito dall’Italicum.
Si tratta di un’affermazione totalmente falsa, che sfida le leggi della matematica…
Come funziona oggi
Attualmente i grandi elettori sono 1009 (630 deputati, 315 senatori più i senatori a vita, tre delegati per regione). Per eleggere il Presidente della Repubblica servono i due terzi degli aventi diritto nei primi tre scrutini e la maggioranza assoluta a partire dal quarto.
In occasione dell’elezione di Mattarella, servivano quindi 673 voti nei primi tre scrutini, mentre ne bastavano 505 dalla quarta votazione.
La maggioranza di Governo disponeva di 599 voti, e di questi 446 erano del solo Pd.
A partire dalla quarta votazione, quindi, la maggioranza era in grado di eleggere da sola il Presidente, mentre al Pd mancavano solo 59 voti per raggiungere il quorum necessario.
(per i dati vedi: http://www.glistatigenerali.com/preside ... quirinale/).
Come funzionerà se vince il “Sì”
Con la riforma, i grandi elettori saranno 730 (630 deputati e 100 senatori) ma cambieranno i quorum per l’elezione del Presidente: non sarà infatti mai possibile l’elezione a maggioranza e il quorum più basso, applicabile a partire dalla settima votazione, sarà pari a tre quinti dei votanti.
Assumendo che i grandi elettori siano tutti presenti e votino (le assenze sono pochissime nell’elezione presidenziale), alla maggioranza serviranno quindi 438 voti.
Come si sa, l’Italicum attribuisce alla maggioranza 340 seggi alla Camera. Se anche tutti gli elettori del partito di maggioranza votassero secondo le direttive di partito (e a voto segreto non accade mai) per eleggere il Presidente, mancherebbero quindi 98 voti: pari a tutti i senatori meno 2!
Siccome il Senato sarà eletto su base proporzionale, i senatori della maggioranza non potranno mai essere 98.
È quindi tecnicamente impossibile che il vincitore delle elezioni possa eleggere da solo il Presidente della Repubblica. Sarà sempre necessario un accordo con l’opposizione: un accordo che, come si è visto, oggi non è teoricamente necessario.
Le garanzie a tutela dell’opposizione sull’elezione del Presidente sono quindi fortemente rafforzate dalla riforma.
E la Consulta?
Oggi la Corte Costituzionale è nominata per un terzo dal Parlamento in seduta comune (stesse regole che per il Presidente della Repubblica), per un terzo dal Presidente della Repubblica e per un terzo dalle supreme magistrature ordinarie e amministrative.
La riforma modifica l’elezione dei cinque membri di nomina parlamentare, che saranno eletti tre dalla Camera e due dal Senato.
La conseguenza sarà che la maggioranza potrà eleggere autonomamente i tre giudici di nomina della Camera, disponendo di 340 voti, ma non avrà alcuna certezza di eleggere i due membri di nomina del Senato, essendo ben possibile che nelle due Camere si formino maggioranze diverse in conseguenza di risultati delle elezioni regionali diversi da quelli delle elezioni nazionali.
Oggi invece, a sistema invariato, la maggioranza dispone, come si è visto, di voti sufficienti per eleggere da sola tutti e cinque i giudici nelle votazioni in seduta comune.
In ogni caso, se anche la maggioranza eleggesse tutti i giudici di nomina parlamentare, l’indipendenza della Corte resterà comunque garantita dal fatto che gli altri dieci saranno nominati cinque dalla magistratura e cinque da un Presidente della Repubblica che, come si è visto, sarà stato eletto con il concorso decisivo dell’opposizione.
Le garanzie costituzionali escono quindi rafforzate dalla riforma e non certo indebolite: va bene che i giuristi, incluso il sottoscritto, non sono mai forti in matematica, ma da accademici di fama ci si aspetterebbe un maggiore approfondimento dei numeri.
diffidente ha scritto:Dunquen, il nuovo Senato non potrà bloccare un progetto di legge, soltanto proporre delle modifiche, e non vrà un vero potere, c'é bisogno di forti contrappesi che la riforma di Renzi,purtroppo, non prevede. per questo io votero' NO , se riusciro' ad andare a votare.
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