Perché salgono le chanche di Brexit ma i bond inglesi volano–di Vito Lops 15 giugno 2016
Un anno fa sui mercati finanziari andava in scena l’ipotesi Grexit. Il referendum con cui Tsipras sfidava l’austerità europea alimentò uno scenario di fuoriuscita della Grecia dall’area euro. Gli investitori non la presero bene. Si innescò il meccanismo di fuga verso la qualità (flight to quality) che prevede uno spostamento dei capitali dalle classi di investimento più rischiose (azioni) verso i titoli rifugio (obbligazioni e valute degli Stati ritenuti più affidabili, quindi Stati Uniti, Giappone, Svizzera, Germania, e materie prime rifugio come l’oro).
È passato un anno e sui mercati ora va in scena l’ipotesi Brexit. Anche qui c’è un referendum di mezzo. Il 23 giugno i cittadini britannici dovranno decidere se la Gran Bretagna dovrà rimanere tra i 28 Paesi membri dell’Unione europea oppure uscire da questa unione, sulla falsariga di quello che avvenne nel 1992 quando la Gran Bretagna uscì dal Sistema monetario europeo (una sorta di pre-euro, un sistema di cambi semi-rigido).
E anche qui c’è una fuga verso la qualità. Nelle ultime due settimane le Borse europee sono salite sulle montagne russe con il Bund (considerato il titolo rifugio dell’area euro) comprato a mani basse (ieri il decennale è sceso per la prima volta sottozero). Ma a differenza di quanto accadde lo scorso anno il Paese sotto i riflettori, protagonista di una possibile rottura degli accordi europei, non può certo definirsi sotto attacco dei mercati.
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