La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda ranvit il 22/02/2016, 9:59

https://www.facebook.com/matteorenziufficiale/?fref=nf
Buongiorno. Qui trovate ‪#‎ventiquattro‬ slide sui primi #ventiquattro mesi di governo. Siamo a metà del cammino, mancano ancora due anni. Qual è per voi la priorità? Qual è secondo voi la riforma più urgente, adesso?


http://www.slideshare.net/Palazzo_Chigi ... -in-numeri


:D :D :D
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda flaviomob il 22/02/2016, 10:47

Intanto se i "disoccupati ufficiali" calano ma aumentano gli "inoccupati", forse le percentuali sono fuorvianti.

Gli inattivi. Insomma, il problema è piuttosto nella crescita degli inattivi che dopo il +0,5% di settembre sono aumentati ancora dello 0,2% a ottobre (+32mila unità) con un incremento di 196mila persone negli ultimi 12 mesi. Complessivamente il tasso di inattività, è al 36,2%. A fronte di 22,4 milioni di occupati, ci sono dunque 2,9 milioni di disoccupati e 14,1 milioni di inattivi.


http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... 128539000/

Intanto è facile farsi belli con la "spesa sociale", ma è fuffa se finisce quasi tutto ai pensionati e poi si taglia su disabili, minori, politiche sociali degli enti locali:

http://www.quotidianosanita.it/studi-e- ... o_id=26526


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda franz il 22/02/2016, 12:14

Interessante la slide sull'evasione.
Possiamo ricavare che il maggior contributo al gettito legato alla lotta all'evasione è di un miliardo.
Ma le tasse nel 2015 sono aumentate molto di piu'. 11 miliardi nei primo 10 mesi dell'anno. Se tanto mi da' tanto, saranno 13 alla fine del 2015. Uno viene dal ricupero dell'evasione, 12 da maggiori tasse pagate dai cittadini.
NOn vedo alcuna slide invece sulla spesa pubblica. Dato che è aumentata di 45 miliardi circa.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda trilogy il 22/02/2016, 12:35

mariok ha scritto:
trilogy ha scritto:È un effetto dovuto all'accelerazione delle procedure di spesa "erogazione" nell'ambito dei fondi struttuali. Dato che contabilizzano e certificano la spesa solo quando pagano (i soldi devono uscire dall'amministrazione) e in chiusura della programmazione 2007-2013 se non pagano restituiscono i soldi a bruxelles e stanno sempre in ritardo nel 2014-2015 c'è questo effetto. Nel 2021 sarà la stessa cosa.


grazie trilogy per la spiegazione.

D'altra parte l'articolo lo chiarisce: Nel dettaglio, il numero degli incarichi dati a consulenti o collaboratori esterni nel 2014 è aumentato solo leggermente (+1,55%), mentre c'è stata una forte crescita degli incarichi liquidati, ovvero pagati (+40,24%).
E' il titolo che è fuorviante.

Ciò conferma quanto sbagliati possano essere i confronti dei dati da un anno all'altro.


Esatto, e c'è anche un altro fattore riportato oggi dal Sole. Sono aumentate le Amministrazioni che forniscono i dati, sui contratti stipulati. Come sempre la stampa italiana non perde occasione per fare titoloni demagogici.

L'incremento delle consulenze registrate dall'Anagrafe si spiega anche con l'incremento delle amministrazioni che forniscono dati utili al censimento
fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AC24tHZC
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda franz il 22/02/2016, 13:47

Il documento ufficliale da prendere in considerazione è questo: http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VE ... bblica.pdf

Li trovate varie tabelle (per es pagina 40) dove il 2014 (consolidato) viene messo in confronto con le previsioni 2015 e anni seguenti.
Per il 2015 si prevedeva un aumento del PIL dell'1.42%
Non è andata cosi, e questo fa sballare poi i vari rapporti (defict, debito, spesa ed entrate su PIL).

Istat, nel comunicato su dati dell'ultrimo trimestre 2015 scrive

Nel 2015 il PIL corretto per gli effetti di calendario è aumentato dello 0,6%. Il 2015 ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto al 2014 e la variazione annua del PIL calcolata sui dati trimestrali grezzi è pari a +0,7%.

In pratica l'aumento reale è stato la metà di quello previsto. Cose che capitano, sia chiaro, a tutti i governi. Poi appunto si fanno manovre correttive.

Si prevedeva un aumento di spesa di 884 milioni rispetto al 2014 (quindi meno di un miliardo) ma già nei primi 10 mesi si stavano sfiorando i 40 miliardi. Il dato definitivo dovrebbe essere attorno ai 45. Un dato che rappresenta un incremento della spesa del 2.77% del PIL.

Fortunatamente, per i conti, un po' meno per gli italiani, le imposte sono aumentate. Vedro' i dati definitivi tra un po' ma dovrebbero essere tra 11 e 13 miliardi. Lo 0.8% in piu' di pressione fiscale, sul nuovo PIL (quello vero, non quello stimato), mentre il governo pensava di mantenerlo stabile al 43.5 (come il 2014). Invece la pressione fiscale scatterà al 44.3% (si prevedeva solo nel 2016 di arrivare al 44.1%.

Il defici è di 33miliardi (questo dato è già ufficliale, della banca d'Italia, al netto pero' di diverse operazione di vendita di asset) che sul nuovo PIL è il 2.03% e quindi in linea con Maastricht. Non so se pero' contano, nel calcolo esatto, le vendite della BDI. Il debito sale appunto di altrettanto +2% invece di diminuire.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda gabriele il 22/02/2016, 14:25

Jobs act, Ricolfi: “Precariato ai massimi storici e ripresa occupazionale modesta. Renzi non capisce le statistiche”
Lavoro & Precari

A un anno dall'entrata in vigore dei primi decreti della riforma, il sociologo e docente di analisi dei dati traccia un bilancio. "Sui 764mila contratti stabili in più del 2015, 578mila sono trasformazioni. Nel 2012 erano state di più. La misura più incisiva? Il decreto Poletti che ha liberalizzato le assunzioni a termine. Ma il vero dramma è che 3 milioni di italiani lavorano senza contratto e altrettanti hanno smesso di cercare un posto"
di Stefano De Agostini | 22 febbraio 2016

Il precariato è al massimo storico, la ripresa occupazionale è modesta, la narrazione del governo è “al servizio della conservazione del potere”. E’ questo il bilancio che Luca Ricolfi, sociologo e docente di analisi dei dati all’Università di Torino, traccia del Jobs act un anno dopo l’entrata in vigore dei primi decreti della riforma. Il capo del governo “sembra non comprendere il significato delle statistiche di cui parla”, attacca il professore mentre Matteo Renzi si appresta proprio lunedì, a 24 mesi dal suo insediamento, ad andare in visita alla Walter Tosto, azienda che produce macchinari per il settore petrolifero e “ha assunto con il Jobs Act”. Una settimana fa il premier aveva esultato per i 764mila contratti stabili in più certificati dall’Inps, ma l’interpretazione di quei dati fornita da Ricolfi è decisamente diversa.

Il governo sta celebrando i suoi due anni di mandato. Anche il ministero del Lavoro ha pubblicato una presentazione dove rivendica le “buone cose per il nostro Paese”, dal Jobs act a Garanzia giovani. Che idea si è fatto della narrazione che l’esecutivo sta facendo sui numeri del lavoro?
Questo è un governo come gli altri. Narrava Berlusconi, narrava Prodi, narrava Monti, narrava Letta. E le loro narrazioni erano implacabilmente al servizio della conservazione del potere, non certo della verità. Perché dovrebbe essere diverso sotto Renzi?

Lo slogan utilizzato dal governo per il Jobs act è: “Meno precarietà, più lavoro stabile”. Il Jobs act è stato in grado di ridurre l’occupazione precaria?
No, durante il 2015 il tasso di occupazione precaria, ossia la quota dei lavoratori dipendenti con contratti temporanei, ha raggiunto il massimo storico da quando esiste questa statistica (dal 2004), superando il 14%. Bisogna dire, tuttavia, che da settembre dell’anno scorso il tasso di occupazione precaria ha cominciato a ridursi, sia pure di pochi decimali.

Dopo gli ultimi dati Inps sui contratti, Renzi ha commentato: “+764mila contratti stabili nel primo anno di #jobsact. Amici gufi, siete ancora sicuri che non funzioni?”. L’aumento del tempo indeterminato è merito del Jobs act o degli sgravi?
Renzi sembra non comprendere il significato delle statistiche di cui parla. I 764mila posti stabili in più sono la somma fra il numero delle trasformazioni (578mila) e il saldo fra assunzioni e cessazioni (186mila). Per quanto riguarda le trasformazioni, è vero che quelle del 2015 sono state molte di più di quelle del 2013 e del 2014, ma se risaliamo anche solo al 2012 (l’anno di Monti) le trasformazioni erano state oltre 600mila, ossia un po’ di più di quelle vantate dal governo per il miracoloso 2015. E questo nonostante quello di Monti sia stato un anno di recessione. Resterebbe il saldo di 186mila contratti stabili in più. Duecentomila occupati stabili in più non sono tantissimi, ma comunque sono un progresso rispetto alle dinamiche degli anni scorsi. A che cosa sono dovuti? Per ora posso solo esprimere un’opinione: il contratto a tutele crescenti è molto meno importante della decontribuzione, e la modesta ripresa occupazionale in atto si deve innanzitutto al fatto che il Pil è tornato a crescere, più che a specifiche norme volte a favorire l’occupazione. Ma forse la misura più incisiva varata negli ultimi due anni è quella di cui nessuno parla.

Quale misura?
Il decreto Poletti del marzo 2014, che liberalizzava le assunzioni a termine, permettendo molteplici rinnovi. Questa misura va in direzione opposta a quella del Jobs Act, perché incentiva le assunzioni a tempo determinato. Quando si fa un bilancio del 2015 bisognerebbe considerare anche il saldo dei contratti precari (420mila), non solo di quelli stabili (186mila). L’aumento del tasso di occupazione precaria registrato dall’Istat si spiega con l’esplosione delle assunzioni a tempo determinato, che a sua volta potrebbe essere stato favorito dal decreto Poletti. Che poi una parte dei contratti a termine siano stati trasformati in contratti stabili non basta a modificare la dinamica profonda del mercato del lavoro. Alla formazione di posti di lavoro stabili si è affiancata una formazione di posti di lavoro precari, di cui si ha meno voglia di parlare.

Finora è valsa la pena di spendere gli 1,8 miliardi di euro della decontribuzione per raggiungere questi risultati?
No, non ne è valsa la pena, anche perché i miliardi sono almeno 12: il costo della decontribuzione è stato valutato in 5 + 5 miliardi nel biennio 2016-2017.

C’è il rischio che il mercato del lavoro sia stato drogato dagli incentivi? E che l’occupazione si sgonfi quando verranno meno?
E’ quello che temiamo tutti. Il test decisivo sarà il primo trimestre del 2016, i cui dati saranno disponibili a maggio. A quel punto si scoprirà se la modesta crescita di occupazione registrata nel corso del 2015 proseguirà, magari rafforzandosi, o si sgonfierà, perché era artificialmente sostenuta dagli incentivi. L’unica cosa che mi sento di dire, per ora, è che l’ultimo mese del 2015 ha pienamente confermato la profezia che fece Tito Boeri, e cioè che le assunzioni si sarebbero concentrate all’inizio e alla fine del 2015. Insomma, quella del 2015 potrebbe rivelarsi una piccola “bolla occupazionale”. Ma speriamo di no…

Quanto hanno influito i fattori macroeconomici (basso prezzo del petrolio, cambio euro/dollaro favorevole, quantitative easing) sul mercato del lavoro italiano?
Secondo la maggior parte degli studiosi i tre “propulsori” esogeni della nostra economia dovevano portare almeno 1 punto di crescita del Pil in più. Dato che, invece, siamo cresciuti solo dello 0,7%, vuol dire che senza quella spinta il nostro Pil avrebbe continuato a scendere anche nel 2015. Ma noi preferiamo raccontarci che “l’Italia ha svoltato”.

Quali misure servono per una ripresa strutturale del mercato del lavoro?
Una misura, il Job Italia, l’avevo proposta un paio di anni fa, come Fondazione David Hume e come La Stampa, ai tempi in cui scrivevo sul quotidiano torinese. L’idea è piuttosto semplice. Se prevediamo una decontribuzione ancora più forte di quella introdotta nel 2015, ma diamo il beneficio solo alle imprese che aumentano l’occupazione, creiamo abbastanza posti di lavoro aggiuntivi da rendere autofinanziante il provvedimento: più posti di lavoro, infatti, significano più reddito, e più reddito significa più gettito fiscale. Però l’idea del Job Italia non era “combattere il dramma dell’occupazione precaria”. Il “dramma dei precari” è una costruzione mediatico-politica, molto di moda da una decina d’anni, che è stata usata per nascondere il vero dramma di questo paese.

Quale dramma?
Il dramma dell’Italia non è che meno di 3 milioni di persone lavorino con contratti a tempo determinato, ma è che una cifra analoga se non superiore di lavoratori, spesso immigrati, lavorino completamente senza contratto, che altri 3 milioni di persone cerchino un lavoro senza trovarlo, e altri 3 milioni ancora un lavoro manco lo cerchino, perché hanno perso la speranza di trovarlo. Ho chiamato Terza società questo esercito di 10 milioni di persone di cui nessuno si occupa, e che fanno la vera differenza fra l’Italia e la maggior parte dei Paesi avanzati.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... e/2484646/
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda trilogy il 22/02/2016, 15:02

gabriele ha scritto:
Jobs act, Ricolfi: “Precariato ai massimi storici e ripresa occupazionale modesta. Renzi non capisce le statistiche”
Lavoro & Precari


Per quanto riguarda le trasformazioni, è vero che quelle del 2015 sono state molte di più di quelle del 2013 e del 2014, ma se risaliamo anche solo al 2012 (l’anno di Monti) le trasformazioni erano state oltre 600mila, ossia un po’ di più di quelle vantate dal governo per il miracoloso 2015. E questo nonostante quello di Monti sia stato un anno di recessione. Resterebbe il saldo di 186mila contratti stabili in più. Duecentomila occupati stabili in più non sono tantissimi, ma comunque sono un progresso rispetto alle dinamiche degli anni scorsi. A che cosa sono dovuti? Per ora posso solo esprimere un’opinione: il contratto a tutele crescenti è molto meno importante della decontribuzione, e la modesta ripresa occupazionale in atto si deve innanzitutto al fatto che il Pil è tornato a crescere, più che a specifiche norme volte a favorire l’occupazione. Ma forse la misura più incisiva varata negli ultimi due anni è quella di cui nessuno parla.


Ma che raccontano ? Questi sotto sono i dati l'ISTAT nel 2012.
Se rivogliono Monti si accomodino: 600 mila disoccupati in più in un anno migliaia di imprese fallite anche a causa del blocco dei pagamenti dello Stato, montagne di crediti inesigibili in carico alle banche che ci vorranno decenni a smaltire, migliaia di esodati, ecc. ecc.

Nella media del 2012 l'occupazione diminuisce dello 0,3% su base annua (-69.000 unità).

Come nel recente passato, il risultato sconta la differente dinamica delle componenti italiana e straniera. Tra il 2011 e il 2012 l'occupazione italiana cala di 151.000 unità, con il tasso di occupazione che si attesta al 56,4% (-0,1 punti percentuali).

La discesa del numero degli occupati italiani riguarda i 15-34enni e i 35-49enni, mentre prosegue la crescita degli occupati con almeno 50 anni, presumibilmente a motivo dell'inasprimento dei requisiti anagrafici e contributivi per l'accesso alla pensione.

L'occupazione straniera aumenta di 83.000 unità, ma il tasso di occupazione scende dal 62,3% al 60,6%. Nella media del 2012 il calo dell'indicatore interessa la sola componente maschile (dal 75,4% al 71,5%), a fronte del leggero incremento segnalato per le donne (dal 50,5% al 50,8%).

Il tasso di occupazione complessivo si attesta al 56,8%, due decimi di punto al di sotto del 2011. A livello territoriale, la riduzione dell'indicatore riguarda tutte le ripartizioni ed esclusivamente la componente maschile.

Nell'industria in senso stretto, dopo il contenuto recupero del 2011, l'occupazione torna a diminuire con un calo di 83.000 unità (-1,8%), che coinvolge il Centro-nord e soprattutto le imprese di medie dimensioni. Nelle costruzioni prosegue la flessione, con un calo di 93.000 unità (-5,0%), che interessa tutte le ripartizioni e in particolare il Mezzogiorno.Il calo dell'occupazione interessa i dipendenti a tempo indeterminato (-99.000 unità, pari a -0,7%) e gli indipendenti (-42.000 unità, pari a -0,7%), mentre aumentano i dipendenti a termine (72.000 unità, pari a +3,1%).

Gli occupati del terziario crescono su base annua di 109.000 unità (+0,7%). A fronte della riduzione degli occupati nei servizi generali dell'amministrazione pubblica, i servizi alle famiglie manifestano un ulteriore sostenuto incremento.

Alla nuova discesa dell'occupazione a tempo pieno (-423.000 unità, pari a -2,2%), fa seguito l'ulteriore incremento di quella a tempo parziale (355.000 unità, pari a +10,0%). L'incidenza di quanti svolgono part time involontario sale dal 53,3% del 2011 al 57,4% del 2012.

Nella media del 2012 la disoccupazione cresce in misura sostenuta, con un aumento di 636.000 unità (+30,2%), che interessa entrambe le componenti di genere e tutte le ripartizioni.

L'incremento coinvolge in più della metà dei casi persone con almeno 35 anni ed è dovuto in quasi sei casi su dieci a quanti hanno perso la precedente occupazione. L'incidenza della disoccupazione di lunga durata (dodici mesi o più) sale dal 51,3% del 2011 al 52,5% del 2012.

Nella media del 2012, il tasso di disoccupazione raggiunge il 10,7% in confronto all'8,4% di un anno prima. L'incremento interessa entrambe le componenti di genere e tutto il territorio, in particolare il Mezzogiorno, dove arriva al 17,2%.

Il tasso di disoccupazione aumenta anche per la componente straniera, passando dal 12,1% del 2011 al 14,1% del 2012. L'indicatore sale dal 10,2 al 12,7% per gli uomini e dal 14,5% al 15,7% per le donne.

Il tasso di disoccupazione giovanile cresce di 6,2 punti percentuali, arrivando al 35,3%, con un picco del 49,9% per le giovani donne del Mezzogiorno.

La popolazione inattiva tra 15 e 64 anni si riduce in misura significativa (-586.000 unità, pari a -3,9%) a sintesi dell'intenso calo della componente italiana (-670.000 unità) e della contenuta crescita di quella straniera (+83.000 unità).

Il forte calo degli inattivi riguarda, da un lato, l'incremento nella partecipazione al mercato del lavoro di giovani tra i 15 e 24 anni (-90 mila unità) e di donne tra i 25 e i 54 anni (-244.000 unità); dall'altro la riduzione degli inattivi tra 55 e 64 anni (-231.000 unità), presumibilmente rimasti nell'occupazione a seguito dei maggiori vincoli introdotti per l'accesso alla pensione.

Oltre al consistente calo degli inattivi non interessati a lavorare o ritirati dal lavoro, diminuiscono i motivi di studio o familiari, a fronte dell'incremento di quanti non hanno cercato lavoro perché scoraggiati.

Il tasso di inattività scende al 36,3%, con una riduzione di 1,4 punti percentuali rispetto a un anno prima. Il calo dell'indicatore interessa entrambe le componenti di genere e tutte le ripartizioni territoriali.

Fonte: http://www.istat.it/it/archivio/83443
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda franz il 22/02/2016, 16:18

Torniamo al tema

La cifra della maggior spesa pubblica l'avevo sotto gli occhi ...
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AC283TUC

A fine dicembre 2015 il debito delle Amministrazioni pubbliche si è attestato 2.169,9 miliardi. Lo comunica Bankitalia nel Supplemento al bollettino statistico “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” precisando che il debito è salito di 33,8 miliardi rispetto a fine 2014, quando ammontava a 2.136,0 miliardi (132,4 per cento del Pil). Il debito di fine dicembre è invece calato rispetto a quello di novembre 2015 che si era attestato a 2.212 miliardi.

Debito Pa, nel 2015 sale a 2.169,9 miliardi
L'aumento del debito nel 2015 (33,8 miliardi) è stato inferiore al fabbisogno delle Pa (49,3 miliardi) per la diminuzione di 10,7 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (a fine anno a 35,7 miliardi), degli scarti e premi di emissione che hanno contenuto il debito per 5,1 miliardi; invece le variazioni dei cambi hanno aumentato il debito di 0,3

Debito Pa: per Stato +40,5 mld, locale -6,6 mld
Secondo quanto reso noto dal Supplemento al Bollettino Statistico di Bankitalia, il debito consolidato delle amministrazioni centrali nel 2015, inoltre, è cresciuto di 40,5 miliardi, a quota 2.077,5 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 6,6 miliardi, a quota 92,3. Il debito degli Enti di previdenza si è ridotto di 0,1 miliardi.

Entrate tributarie 2015: +6,4%
Bankitalia segnala inoltre un deciso aumento delle entrate nel 2015. A fine dicembre scorso, le entrate tributarie sono state infatti pari a 433.483 milioni di euro, con un incremento del 6,4% rispetto ai 407.579 milioni dello stesso mese del 2014. Nel solo mese di dicembre le entrate tributarie si sono attestate a 80.144 milioni di euro, contro i 68.525 di dicembre 2014.


Vedere anche http://www.ilsole24ore.com/pdf2010/Edit ... italia.pdf

Nota: guardare la pagina 6 del bollettino. Si tratta della versione estesa tabella che piu' volte ho postato qui ma con i dati anche di novembre e dicembre.

Le entrate tributarie 2014 erano 407.579 nel 2015 sono 433.483. Sono 25 miliardi e 904 milioni di imposte in piu'. Il 6.36% in piu' dice l'articolo e confermo con excel.
Le spese correnti sono passate da 483.877 (2014) a 536.479 (2015). Sono 52 miliardi in piu'. Il 10.87% in piu' (l'articolo non lo dice ma il mio excel si')
Poi altre entrate e altre spese portano il saldo a -87.337
Poi c'è il saldo di tesoreria (dismissioni, privatizzazioni per 30 miliardi) e poi ci sono le vendite di liquidità del tesoro (una decina di miliardi) e degli scarti e dei premi di emissione (5 miliardi) ed il debito sale "solo" di 33.8 miliardi.

La domanda che pongo, anche credo a nome di Flavio,... ma come si fa a spendere 52 miliardi in piu' di spesa pubblica e malgrado questo tagliare i fondi alla disabilità (ricordo le manifestazioni dei malati di SLA) .. dove sono andati quei soldi? Una decina di miliardi sono gli 80 euro ... ma il resto?
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda gabriele il 22/02/2016, 16:41

franz ha scritto:La domanda che pongo, anche credo a nome di Flavio,... ma come si fa a spendere 52 miliardi in piu' di spesa pubblica e malgrado questo tagliare i fondi alla disabilità (ricordo le manifestazioni dei malati di SLA) .. dove sono andati quei soldi? Una decina di miliardi sono gli 80 euro ... ma il resto?


altri 5 per gli incentivi del job act
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
Avatar utente
gabriele
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 2690
Iscritto il: 18/05/2008, 16:01

Re: Rallentamento dell'economia e conti pubblici italiani

Messaggioda trilogy il 22/02/2016, 17:30

franz ha scritto:Torniamo al tema


La domanda che pongo, anche credo a nome di Flavio,... ma come si fa a spendere 52 miliardi in piu' di spesa pubblica e malgrado questo tagliare i fondi alla disabilità (ricordo le manifestazioni dei malati di SLA) .. dove sono andati quei soldi? Una decina di miliardi sono gli 80 euro ... ma il resto?


Una fetta consistente sono i debiti commerciali arretrati della Pubblica Ammnistrazione. Non sono debiti per la contabilità, finchè non li pagano. :mrgreen: Ora hanno ridotto l'arretrato, e pagano un po' più in fretta, e questo incide sull'indebitamento. La cifra stanziata era 56 mld, anche se dovrebbero aver relamente speso meno di 40 mld. Quindi 10 sono gli 80 euro, 38 i debiti commerciali arretrati, 4 spese varie, e i conti tornano.

....Con i più recenti stanziamenti, complessivamente il Governo ha stanziato risorse e strumenti finanziari aggiuntivi pari a un importo complessivo di oltre 56 miliardi per il pagamento di debiti non estinti maturati al 31 dicembre 2014. ...

http://www.mef.gov.it/focus/DebitiPA/se ... menti.html

http://www.mef.gov.it/focus/article_0012.html
Avatar utente
trilogy
Redattore
Redattore
 
Messaggi: 4746
Iscritto il: 23/05/2008, 22:58

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 17 ospiti

cron