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lo specchio del voto/il voto allo specchio

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: lo specchio del voto/il voto allo specchio

Messaggioda franz il 08/06/2009, 17:32

Berlusconi, 28 marzo, 2009
"I sondaggi dicono che siamo al 43,2 per cento ma noi vogliamo arrivare al 51 per cento e ci arriveremo"
http://tg24.sky.it/tg24/politica/2009/0 ... cento.html

Tanto per ricordare.

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Re: lo specchio del voto/il voto allo specchio

Messaggioda pinopic1 il 08/06/2009, 18:14

In Friuli-Venezia Giulia Debora Serracchiani stacca Berlusconi nelle preferenze.
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
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Re: lo specchio del voto/il voto allo specchio

Messaggioda pagheca il 08/06/2009, 18:30

pianogrande ha scritto:Il tramonto di Berlusconi è ormai iniziato e sarà inarrestabile.
Ormai il cavallo è stanco, privo di fantasia, sempre più impresentabile.


"prima o poi smettera' di piovere". Su questo non ci sono dubbi. Sul fatto che il tramonto di Berlusconi sia iniziato invece ci andrei cauto. Non si e' in grado in generale di fare previsioni in politica e mi astengo quindi dal farne. Quello che bisogna invece fare e' cercare di capire cosa si puo' fare per quello che ci spetta ed e' sotto il nostro controllo.

Ci sono certamente degli aspetti positivi in questo voto, ma anche aspetti assai negativi.
Per prima cosa, penso sia molto triste lo stato in cui e' ridotto il progetto di Europa Unita. Poteva essere qualcosa di estremamente entusiasmante. E' diventato una cosa dovuta, fuori da ogni controllo popolare, lontana. Il Parlamento Europeo, pur importantissimo, lo avvertiamo come immagino si avvertiva l'antica Roma dalle province del Nord. Peccato. Sono un convinto europeista e mi spiace vedere che un'elezione cosi' sia ridotta a una questione di bottega, mentre di quello che fa l'Europa non gliene frega quasi per niente a nessuno.

Seconda cosa: peccato che non ci sia stato modo di unificare i partiti di sinistra e di creare una solida alleanza tra questi e il PD. Lo dico non accusando di chissa' quali nefandezze Franceschini, o di Pietro o Vendola. Secondo me questa frammentazione e' frutto della frammentazione dell'elettorato. E' un dato di fatto. Ci si puo' dispiacere di questo, ma la volonta' degli elettori e' prioritaria su tutto e una alleanza artificiosa verrebbe bocciata dagli elettori in un Paese cosi' radicalizzato come l'Italia.

E qui entra in gioco la terza ragione del mio disappunto.
Secondo molti osservatori gran parte del deludente risultato del PDL e' legato in parte all'astensionismo, e in parte a un certo elettorato cattolico che non ha apprezzato i comportamenti recenti di SB. E questo e' rischioso, perche' c'e' una grande differenza tra il moralismo dei cattolici e i timori per la democrazia di altre parti dell'elettorato. Quindi, se e' vera l'ipotesi condivisa da molte fonti, che i cattolici hanno abbandonato SB per motivi diciamo cosi' "morali", significa che questa parte di elettorato sara' difficile da recuperare per il centro sinistra. Badate bene che non sto esprimendo un giudizio semplicemente guardo ad un dato di fatto. Penso cioe' che certe istanze di un certo mondo cattolico siano difficilmente compatibili con quelle dell'elettorato laico. Quindi, se e' questa parte dell'elettorato del PdL ad avere abbandonato SB, sara' difficile per il centrosinistra riuscire a recuperarlo.

Questo - nonostante abbia le mie opinioni - indipendentemente dalle singole opinioni. Stessa cosa per S&L, comunisti etc. Possiamo augurarci quello che vogliamo. Possiamo pensare che sia uno spreco dover rinunciare a personalita' come quelle che erano in Parlamento Europeo nella scorsa legislatura per i Verdi e i Comunisti, e che si sono distinte come le piu' assidue al lavoro e nelle commissioni. Penso pero' che queste siano difficili da recuperare, perche' a causa delle forti convinzioni dell'elettorato la coperta del centrosinistra e' troppo stretta e quindi nel PD e nel giro delle sue potenziali alleanze non c'e' spazio per tutti.

Infine, sulla Debora Serracchiani spero non si crei la solita aspettativa di tutti i precedenti Messia del CS. E' una persona giovane, pochi sanno chi sia, come lavori, quanta leadership possa esprimere. E' bello che una donna sia riuscito proprio in questo, ma bisogna stare attenti perche' aspettative eccessive dell'elettorato hanno bruciato piu' di un candidato in passato.

un saluto
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Re: lo specchio del voto/il voto allo specchio

Messaggioda Robyn il 08/06/2009, 20:28

Si e discusso anche di bipartitismo bipolarismo etc,chi lo ha tirato fuori etc.Bipolarismo o bipartitssmo,la democrazia dell'alternanza e una cosa fondamentale in democrazia.La presenza di Berlusconi purtroppo determina molte anomalie nel sistema politico che ci saranno fin quando ci sarà Berlusconi.La presenza della Lega e dell Idv sono dovute in parte alla mancanza del federalismo e dei problemi della giustizia che e anche attaccata.Se non ci sarà piu Berlusconi non ci sarà nemmeno piu l Idv.Se si e fatto il federalismo che cosa ci stà a fare piu la Lega?Il fatto di Casini e una cosa diversa.E una forza di centro che non può allearsi ne con il PD ne con il PDL.Quello che in futuro e possibile,e ricondurre il sistema politico tendenzialmente a tre partiti di cui due si alternano.Il centro pur non essendo di governo,potrà avere la capacità di influire sulle scelte.Infatti e una parte del paese,e in democrazia sarebbe sciocco non tener conto di una parte del paese se pur non rilevante con il 10,15% Ciao Robyn
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Re: lo specchio del voto/il voto allo specchio

Messaggioda borghinolivorno il 08/06/2009, 21:25

fatti i totali, occorre vedere anche sul territorio quello che accade.
Il PD resiste ma sopratutto in un'area ristretta di cui comincia a non fare piu' parte per esempio l'emilia.
Decine di province entrano nel dominio del Centro Destra......(e non solo del PDL ma anche della Lega che sta ramificandosi verso Sud)..poi conteremo i comuni (ora e' un po' presto):
Nel senso che al Cavaliere non è riuscito il gran colpo del 40-45%, ma il PD è sempre sul baratro (addirittura contento che gli sia andata ancora peggio di come è andata!).
Io pero' vorei riprendere il filo delragionamento di dove sta andando il paese, di cosa vuole, di cosa è possibile fare per strapparlo al declino...qui la politica che conta i suoi voti non basta...e forse possiamo confermarci come in piena e nebulosa transizione verso obbiettivi che non si riescono ancora a decifrare...(povera Italia!).
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Re: lo specchio del voto/il voto allo specchio

Messaggioda Robyn il 09/06/2009, 12:54

Da noi esiste il problema dell'Idv,della lista Bonino Pannella,della sinistra di Ventola.Con l'Idv ,o si svuota questo partito o solo in seguito si può andare a fusione,ma deve liberarsi del populismo.Mi pare che dopo le elezioni politiche dicevano di voler cambiare il simbolo.Il simbolo non si tocca.Quello che si può fare è un ramoscello d'Ulivo più grande sul simbolo.In merito a Ventola anche qui è possibile una fusione ma deve liberarsi del sogno di svuotare il PD.In merito alla lista Bonino Pannella esiste senza ombra di dubbio il problema di una visione troppo accentuata sui temi etici.Ma una parte di questo partito,cioè della lista Bonino Pannella e più morbida e ragionevole,pensiamo ad esempio alla Bonino.Con Ferrero non sono possibile alleanze.I tempi delle alleanze sono finiti Ciao Robyn
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Re: lo specchio del voto/il voto allo specchio

Messaggioda Paolo65 il 09/06/2009, 17:37

I Radicali ormai il PD li ha persi e vedrete che si cercherà un'alleanza con SL.

Alla fine della fiera se il PD non si da prima un'identità politica ed uno straccio di programma,qualsiasi alleanza sarà solo elettorale,ma mai incisiva per poter crescere.

Se vuole essere un partito di sinistra dica e faccia cose di sinistra. Se vuole essere catto-socialista faccia e dica cose in tal senso. Se vuole,ma non lo vuole,diventare un partito liberale e laico,sul serio,allora faccia quello che deve e riallacci con i Radicali.

Ma qualcosa dovrà pur fare e dire questo PD! Oppure andremo avanti con allenze varie per restare sempre al 25-26%.

Paolo
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Re: lo specchio del voto/il voto allo specchio

Messaggioda Robyn il 09/06/2009, 20:35

Paolo 65
Bisogna rimanere zoccolo duro.Io credo che il referendum Guzzetta sia importante come primo passo anche se era meglio che ci fossero le preferenze.Le sinistre o il cs sono sempre state troppo frammentate e bisogna rimuovere questo vizio storico.I processi di aggregazione,fusione,identità hanno loro tempi.Credo che partiti come l'Idv Ventola etc etc non abbiano molto senso,a maggior ragione con la fine del neoliberismo e ancor di più quando non ci sarà più berlusconi
Come PD non abbiamo avuto un risultato brillante ,ma personalmente sono tranquillo perche si è invertito quello che era il trend dell'emorragia.Qualsiasi polemica può essere inutile e dannosa Ciao Robyn
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Re: lo specchio del voto/il voto allo specchio

Messaggioda lucameni il 09/06/2009, 21:03

Io concordo in pieno con Sartori in merito al referendum.
Me ne resto a casa.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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E la chiamano tregua ...

Messaggioda franz il 10/06/2009, 11:53

Guerra tra i leader, rispunta il centro-sinistra col trattino
L'ex premier: "Tutti mi attaccano, ma io sono in campo. Come Aiace"

E D'Alema affila le armi
"Questo partito va ricostruito"

di MASSIMO GIANNINI

La tregua. Hanno parlato di tregua. "Almeno fino ai ballottaggi non facciamoci male", è la linea di Dario Franceschini. Ma se dal voto europeo esce una crepa nel Pdl, il voto amministrativo tradisce la frana del Pd. Dunque, altro che tregua. È già calata la notte dei lunghi coltelli.

Le tante, troppe anime perse del partito, senza dirselo esplicitamente, affilano le lame. Tra ex Ds ed ex Margherita divampa il fuoco amico: schermaglie dialettiche, che preparano battaglie politiche. Pierluigi Bersani osserva "per carità, ci siamo salvati, ma 'mo non raccontiamoci la balla che le cose vanno bene...". Telefona a un insoddisfatto D'Alema, che rimanda ogni valutazione pubblica al dopo 21 giugno, e stende i quattro punti programmatici per riancorare a sinistra il partito al congresso di ottobre. Enrico Letta aggiunge "abbiamo evitato il disastro, ma certo non possiamo brindare". Si consulta con un insofferente Rutelli, che convoca i suoi "coraggiosi" per il 3 luglio a Roma, e lancia subito un segnale di fumo all'Udc di Casini. Nel frattempo, il redivivo Walter Veltroni si prepara a "dire la sua" tra qualche giorno, mentre il semprevivo Romano Prodi non aspetta e la dice subito: "Ora è urgente un grande dibattito programmatico e ideologico, che fino ad oggi è mancato".

E la chiamano tregua. In realtà il gruppo dirigente del Pd è più diviso che mai, e non ha un'exit strategy condivisa. La ventata d'aria nuova incarnata da Debora Serracchiani non basta a convincersi che serve una svolta, un'idea, una scommessa. La nomenklatura è confusa, e indecisa a tutto. "Attenti, così scorrerà del sangue...". A sfoderare le lame, suo malgrado, è proprio Massimo D'Alema. Finora ha taciuto. E vuole tacere fino ai ballottaggi. Ma il risultato delle elezioni non lo conforta. "Stavolta, almeno, evitiamo di fare l'errore dell'altra volta, e per favore, non diciamo che abbiamo vinto...". Il partito, secondo lui, non ha un profilo politico. E paga questo deficit, nelle urne.
C'è di più. Secondo lui, il Pd paga anche il progressivo smarrimento della sua identità "di sinistra". "In campagna elettorale - confidava qualche giorno fa - la nostra gente non faceva altro che chiedermi: ma dove sono i nostri? Perché dobbiamo votare tutti candidati della ex sinistra democristiana?". Per questo il congresso di ottobre dovrà essere un momento di verità, un confronto a viso aperto, dal quale dovranno uscire una linea, un programma, un leader. Senza accordi sottobanco, senza soluzioni pre-confezionate.

Il problema è che il Pd rischia di presentarsi a quell'appuntamento nel caos più totale. Per questo, D'Alema ha una tentazione segreta. Scendere in campo in prima persona. Giocare lui, in campo aperto, la partita. E magari candidarsi neanche alla presidenza (come gli è già accaduto ai tempi dei Ds). Ma direttamente alla segreteria. Un azzardo, che sembra fuori dalla logica e fuori dalla storia.

Lui stesso ne è, in buona parte, consapevole. L'ha spiegati ai suoi, in queste lunghe settimane di campagna elettorale, i dubbi che lo tormentano. Almeno due. Il primo è che, dopo averlo già affossato una volta, non può silurare di nuovo Bersani, cui ha dato via libera appena un paio di mesi fa. Il secondo è che per storia e carattere si è ormai fatto tanti, troppi nemici: "Io lo so, nel partito, e non solo nel gruppo dirigente, c'è chi non mi ama. Sono uno che divide, anche se ho passato la vita a cercare di costruire l'unità...".

Ma poi, qua e là, la tentazione riemerge. Ci sono segnali inequivocabili. La sua campagna elettorale è stata massacrante come nessun'altra, nella sua carriera politica. Otto, dieci comizi al giorno. Battendo ogni angolo d'Italia, dalla Puglia al Veneto. Con un'attenzione al centro Italia, alle ex zone rosse. In un solo giorno, per esempio, Montefalco, Perugia, Foligno, Terni, Livorno, Cecina, Grosseto. In un solo weekend, Bagnaia, Marina di Camerota, Battipaglia, Avellino. Perché questo tour de force, in solitaria? Con tutta evidenza, D'Alema ha trasformato la campagna elettorale in un suo sondaggio personale, per capire quanto consenso riscuote ancora tra quello che fu il "popolo della sinistra". In questo senso, il test lo ha confortato.

Piazze piene. "A Piombino - raccontava qualche giorno fa - dopo un comizio un operaio mi ha preso per la giacca, e a brutto muso mi ha urlato: Massimo, 'sto partito l'è un casino, stavolta se ti tiri indietro te ci tiriamo indietro tutti...". A Orvieto mi ha illustrato invece la metafora di Telamonio Aiace. A domanda diretta: a ottobre si candida leader del Pd? Lui ha risposto vago, allusivo, col solito ghigno: "Mah... Tutti mi attaccano, tutti mi accusano di qualcosa, ma io sono in campo. Io sono come quel personaggio minore dell'Iliade, Aiace Telamonio. Ha presente? Il cugino di Achille, quello che combatteva un passo dietro agli eroi. Ma guarda caso, era quello che gli achei chiamavano sempre, all'ultimo momento, quando tutto era perduto e c'era da salvare le navi bruciate dai troiani...".

Ma le urne del centrosinistra si riempirebbero mai, con il ritorno in pista di D'Alema-Telamonio, posto che qualche acheo abbia davvero l'ardire di richiamarlo a difendere le navi del Pd? Anche lui riconosce l'azzardo. Ma c'è uno schema, dietro quell'azzardo, che un minimo di logica, sia pure negativa, ce l'ha tutta. Un Pd con l'impronta dalemiana sconta, per il Partito democratico, il peggiore degli scenari. Cioè la diaspora dei centristi, la fuoriuscita di una costola ex democristiana dal Pd: Letta, Rutelli, Fioroni, Follini e tutti gli altri teodem in circolazione. A quel punto, si produrrebbe un chiarimento definitivo, e una "divisione del lavoro" tra le due forze. Il Partito democratico, in questo schema, prenderebbe atto di essere diventato quella Lega degli Appennini" vagheggiata da Tremonti: cioè una replica geopolitica riformista del vecchio Pci, che presiederebbe l'area sinistra in chiave socialdemocratica, e punterebbe a riassorbire ampi strati di elettorato della sinistra radicale di Vendola e di Rifondazione.

La nuova formazione centrista, invece, dovrebbe mettere in piedi una "Cosa Bianca", con l'obiettivo di trovare un accordo con l'Udc, per impedire che Casini sia risucchiato, prima o poi inevitabilmente, nel nuovo "abbraccio mortale" con il Cavaliere. In questo modo, rinascerebbe il centro-sinistra con il trattino. Non più l'Unione prodiana, ma qualcosa di ancora più largo, che riaprirebbe i giochi politici e potrebbe tornare a contendere la maggioranza al centrodestra.
Pura fantapolitica? È probabile. Ma anche di questo si parla, nel tintinnar di sciabole che prelude all'ennesima, sanguinosa resa dei conti del Pd. "Sfasciare il Pd per salvare il centrosinistra", è la formula paradossale riassunta da Follini. Ma le incognite sono infinite. D'Alema ci pensa. Franceschini è preoccupato. Veltroni medita. Prodi incombe. Fassino aspira. Rutelli scalpita. Viene in mente Arthur Koestler, in "Schiuma della terra": "Passeri cinguettano sui fili telegrafici, mentre il filo trasmette telegrammi con l'ordine di uccidere tutti i passeri".

(10 giugno 2009)
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