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Fondi europei, Francia e Germania prime tra i "furbetti"

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Re: Fondi europei, Francia e Germania prime tra i "furbetti"

Messaggioda pianogrande il 19/07/2017, 13:23

Dovrebbe essere chiaro per tutti che solo i grandi paesi sono grandi potenze.

L'Europa Unita può essere una grande potenza se solo funzionasse e senza neanche il bisogno di diventare un unico stato.

Questo dà fastidio a tantissimi.

All'esterno perché nasce(rebbe) un competitor davvero temibile e all'interno perché le classi politiche e comunque i potenti locali non possono accettare patti, regole e controlli che li intralcino nel farsi gli affari propri stando fuori da controlli sovranazionali.

Che senso dobbiamo dare al cosiddetto sovranismo se non che voglio fare le mie porcherie (perché altro non fanno) senza rotture di scatole?

Lo stesso senso ha il sovranismo/separatismo malato della lega e compagnia, lo aveva il separatismo siciliano; perfettamente in chiave con il concetto di cosa nostra.

Ecco perché sono per l'Europa Unita.

Ognuno ha i suoi ideali e le sue speranze.

Preferisco avere i miei pensieri e le mie azioni su questa direttrice che considero molto più nobile, realistica ed efficace dell'astensionismo.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Fondi europei, Francia e Germania prime tra i "furbetti"

Messaggioda gabriele il 19/07/2017, 13:43

mariok ha scritto:I padri fondatori dell'Europa non erano degli idealisti che predicavano la fraternità ed un'improbabile utopia.

L'idea dell'Europa è nata da una lucida analisi storica e politica, tesa ad evitare il ripetersi delle tragedie del novecento.


Un'idea che prevedeva un successivo sviluppo, incardinando il tutto in un forte senso di unità.

Ovvio che agli albori l'idea era quella di stati nazione uniti con il fine di evitare conflitti bellici a favore della formazione di una zona di libero scambio pacifica. Ciò non toglie però che da allora a questa parte non si sia dovuto pensare ad uno sviluppo in positivo dell'Europa oltre alla moneta unica, peraltro non recepita da tutti i suoi membri.

Ripeto, il peggior nemico dell'Europa non sono tanto le regole, applicate poi alla cazzo (un giorno sì, un altro nì a seconda di chi le deve subire), quanto il menefreghismo selettivo a favore del singolo interesse nazionale.

Noi italiani siamo stati stupidi (o furfanti) a scambiare quote di deficit in cambio di immigrati, ma ciò non toglie che l'immigrazione sia un problema europeo perché ha a che fare con il rispetto della vita umana, capo saldo di ogni sistema civile, e chi ha aderito sottovoce a questo squallido mercato per trarne vantaggi economici o elettorali, dovrebbe, come noi, farsi un bel esame di coscienza, soprattutto difronte al concetto stesso di esistenza del progetto "Europa" e di quanto possa pesare lo stesso in ambito internazionale.
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Re: Fondi europei, Francia e Germania prime tra i "furbetti"

Messaggioda Robyn il 19/07/2017, 19:16

Queste vicende flessibilità in cambio di un primo ingresso in l'Italia per i migranti dimostra che l'Italia non sarà mai una potenza politica,possiamo essere una potenza economica e superare la Germania e il Giappone forse anche gli Usa,mi viene in mente quella pubblicità che dice ,è l'Italia.Si guarda la Lombardi e si dice è l'Italia si guarda Frantoianni e si dice è l'Italia si guarda la Meloni e si dice è l'Italia si guarda Toninelli e si dice è l'Italia.Però l'Italia ha dalla sua parte la chiesa cattolica in grado in alcune fasi depressive di risvegliare dal letargo "avendo come precondizione la laicità" la ricchezza interiore dell'Italia,in Italia ci sono le suore.La chiesa cattolica è una chiesa viaggiatrice viaggiando in Italia vide le bellezze naturali e la ricchezza interiore dell'Italia e decise di prendere la residenza qua,in Italia
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Re: Fondi europei, Francia e Germania prime tra i "furbetti"

Messaggioda Robyn il 19/07/2017, 20:21

Madre Superiora ma che stanno facendo?subito dalla Madre Superiora
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Re: Fondi europei, Francia e Germania prime tra i "furbetti"

Messaggioda mariok il 20/07/2017, 9:41

Tra le cause citate relative alla crescita dei "populismi autoritari", manca appunto l'arresto del progetto europeo, che con l'elezione di Macron, non so quanto a ragion veduta, avrebbe ripreso quota.

Se gli stati europei, almeno quelli fondatori, non si danno una mossa e continuano con questa melina del "tutto cambi perché nulla cambi" l'avanzata populista riprenderà forza.

Le elezioni italiane potrebbero dare il segnale della ripresa dopo il parziale arresto registrato in Francia ed Olanda.

Anche se il pallino è e resta in mano a Germania e Francia, essendo noi ormai inessenziali e destinati in ogni caso ad andare al traino con maggiore o minore riluttanza.

L’inarrestabile ondata in Europa, i populisti sono il terzo partito
Uno studio fotografa l’ascesa delle forze anti sistema: superati anche i liberali. E prevede un aumento: il loro numero crescerà dopo il voto in Italia e Austria

Pubblicato il 20/07/2017
MARCO BRESOLIN
INVIATO A BRUXELLES
Più di 1300 seggi parlamentari, un piede (a volte anche due) in nove governi in carica e un quinto degli elettori sotto le proprie bandiere. L’onda populista - o anti sistema, ma la definizione del fenomeno con un solo termine rischia di essere riduttiva - ha raggiunto il suo apice in Europa. Per il momento. Perché nessuno studio è in grado di prevedere se la parabola è destinata a diventare discendente o ascendente.


Chi considera la questione chiusa con le elezioni in Francia e Olanda è meglio che cambi idea. Vero, i partiti «anti» sono stati spazzati via dalle vittorie dei liberali Emmanuel Macron e Mark Rutte. Ma non andrebbe sottovalutato il fatto che forze come il Front National e il Partito della Libertà di Geert Wilders hanno subìto un’impennata nei consensi rispetto alle precedenti elezioni. «Non ci sono segnali che il sostegno per questi partiti possa diminuire a breve termine» si legge nel report del centro studi Epicenter, che per il secondo anno ha realizzato uno studio che misura l’indice del «populismo autoritario» in Europa. Anzi, si legge nel report, «è probabile che il numero di partiti populisti al governo aumenti nel prossimo futuro, visto che Paesi come Austria e Italia andranno presto al voto».

L’analisi parte da lontano, dal 1980 ai giorni nostri. E negli anni questa «famiglia politica» ha scalato posizioni fino a diventare la terza forza a livello continentale, alle spalle dei conservatori-cristianodemocratici e dei socialdemocratici, superando i liberali. L’Indice di Epicenter ha misurato i voti reali ottenuti nelle recenti elezioni da questi movimenti in 33 Paesi (i 28 dell’Ue più Islanda, Montenegro, Serbia, Norvegia e Svizzera) e il conteggio ha toccato quota 55,8 milioni. L’esplosione del fenomeno è recentissima, basti pensare che tra il 1980 e il 2000 il loro sostegno era cresciuto solo dell’1%. Negli ultimi dieci anni, invece, è praticamente raddoppiato. Il vero salto è iniziato dopo il 2009: «La crisi economica e quella dei rifugiati - sottolinea il report - hanno aiutato questi movimenti a guadagnare il “momentum”».

Ma c’è anche un altro fattore che non andrebbe sottovalutato e a cui l’istituto parigino Jeacques Delors ha dedicato un recente studio: il rapporto con i social network, la cui evoluzione ha seguito la stessa linea temporale. Oggi «il 50% degli adulti ha un profilo Facebook e il 50% degli under 35 lo usa per informarsi». Si sta trasformando, dicono gli esperti, in una «piattaforma per un dibattito politico anarchico». Anonimato, mancanza di oggettività, scarsità di regole e poca attenzione da parte dei «lettori» sono gli ingredienti che trasformano l’agorà digitale in terreno fertile per il consenso verso questi movimenti. Il pericolo, secondo lo studio, è che «le forme di dibattito democratico istituzionale, il processo decisionale e di supervisione democratica ne escano indeboliti».

Quando si parla di «populismo-autoritario» (questa la definizione oggetto dello studio di Epicenter) bisogna però considerare che si ha a che fare con un universo molto vasto. Si tratta di movimenti estremamente diversi tra di loro. Gli studiosi dell’Epicenter hanno provato a definire così ciò che li lega: «Sfidano il cosiddetto consenso europeo che ha dominato le politiche del continente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale». I nemici dello «status quo», per usare un’altra espressione, dovrebbero riconoscersi almeno in uno dei seguenti punti: lotta anti-casta, promozione della democrazia diretta, insofferenza verso lo Stato di diritto, uso di «un linguaggio rivoluzionario che promette cambiamenti drammatici», richiesta di uno Stato e di un esercito più forti, spinta per la nazionalizzazione delle banche e delle grandi imprese, scetticismo verso l’Ue, l’immigrazione, la Nato, la globalizzazione e il commercio libero.

A sua volta, il «calderone» potrebbe essere spaccato in due grandi sottocategorie: il populismo di estrema destra e quello di estrema sinistra. Che hanno registrato notevoli differenze nell’evoluzione del loro consenso. La sinistra radicale nel 1980 era al 10%, poi il declino che l’ha portata al minimo storico del 3,7% nel 2010. Negli ultimi sette anni, però, il trend è in salita: ora vale il 6.3%. Grecia, Cipro e Spagna sono gli Stati in cui è più forte, tre Paesi fortemente colpiti dalla crisi economica. Totalmente diverso il trend dell’estrema destra, che nel 1982 valeva l’1% a livello europeo e oggi è oltre il 12%. Con punte del 64-65% in alcuni Paesi post-sovietici come Polonia e Ungheria, dove le svolte autoritarie dei rispettivi governi stanno diventando un problema europeo.
http://www.lastampa.it/2017/07/20/ester ... agina.html
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