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10 cose che sono cambiate a Milano negli ultimi 5 anni (e che forse ancora non conosci)
Alessio Baù, 16 giugno 2016
Oltre un milione di milanesi sono chiamati alle urne per decidere chi sarà il successore del Sindaco Giuliano Pisapia e della coalizione di centrosinistra alla guida della città. Beppe Sala, che guida la coalizione di centrosinistra, o Stefano Parisi, che guida quella di centrodestra, i due sfidanti al ballottaggio del 19 giugno. L’avvocato Pisapia fu eletto nel maggio 2011 sull’onda di un entusiasmo senza precedenti che travolse la classe politica di centrodestra da vent’anni al governo di Milano; fu anche la fine del berlusconismo così come lo conoscevamo, sconfitto, nel luogo in cui era nato, da una rivoluzione gentile e da una bella campagna elettorale, molto partecipata e social.
In cinque anni di mandato molte cose in città sono cambiate: alcune in maniera evidente, altre in maniera più sotterranea; alcune sono frutto di percorsi che questa Giunta ha portato avanti (per esempio il bikesharing, che è uscito dal centro grazie ai proventi di Area C, è diventato elettrico e anche per i bambini), altre sono assolute novità, i cui effetti si vedranno a pieno nei prossimi anni (come il piano di rinascita di Lorenteggio o il progetto smart city per l’area Porta Romana-Vettabbia). È forse banale scriverlo, ma in tempi di astensionismo è bene ridirselo anche cento volte: votare, esprimere una preferenza, può cambiare in meglio la città. Progresso c’è stato perché i cittadini lo hanno fortemente voluto nel 2011 e lo hanno anche accompagnato, nel corso di questi anni, trovando certo dall’altra parte persone pronte a governarlo. Non tutto è stato perfetto. Ma i passi in avanti ci sono stati. Io li ho visti e vissuti. E non parlo solo della Darsena rinata, dei nuovi mezzi pubblici, dei sei mesi di Expo ben gestiti, della commissione antimafia (prima la mafia non esisteva), del buon governo senza avvisi di garanzia (a differenza del passato), delle piazze pedonalizzate e rese più belle, dei simboli cittadini rimessi in piena luce, come la Galleria, delle conquiste per i diritti civili, del – forse tardivo, ma coraggioso – abbandono di Aler per le case popolari con il passaggio nel 2015 a MM, di Area C premiata a livello internazionale, del bilancio finalmente virtuoso, passato in cinque anni dal 1.313° al 28° posto nella classifica Anci. Parlo, soprattutto, di tante cose magari meno visibili e conosciute, ma che raccontano del perché #bellamilano sia diventato un hashtag molto usato, del perché anni fa usciva un libro che si intitolava “Milano da morire”, mentre oggi il New York Times dice che siamo una città da conoscere. E del perché io penso che l’esperienza del centrosinistra al governo della città debba continuare. Ecco alcune piccole o grandi cose successe in questi anni che mi sono piaciute. Una selezione molto personale. E sulla cui rotta vorrei ci si muovesse, per i prossimi cinque anni.
(continua)