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l'Europa e la crisi della Cina

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Re: l'Europa e la crisi della Cina

Messaggioda franz il 30/08/2015, 21:36

mariok ha scritto:In astratto è corretto, ma ciò che vuol dire sul piano concreto?

Facciamo un esempio. La TAV Torino-Lione va fatta o no? Hanno forse ragione i no-TAV nell'affermare che è uno spreco di denaro pubblico (cioè di tutti) e che gli effetti negativi saranno di gran lunga superiori ai benefici?

Chi lo stabilisce? O forse, nel dubbio, è meglio dire sempre no, come fanno d'abitudine certi ecologisti?

Però anche la "liberalissima" Svizzera ha fatto il tunnel del San Gottardo (oggi, se non sbaglio, è in discussione l'opportunità di un suo ampliamento). Diversamente dal caso italiano, lì a deciderlo fu un referendum, cioè una maggioranza (non so quanto ampia) che non aveva certo le competenze e la capacità di valutare la convenienza di quell'investimento.

TAV e rete autostradale sono parte del concetto legato ai monopoli naturali. Giusto che, diversamente dalle energie alternative, se ne occupi la collettività. Non so a cosa tu ti riferisca per il tunnel del gottardo. Attualmente sono tre: uno autostradale e due ferroviari (dei quali uno di tipo TAV quasi finito e l'altro di fine 1800). Poi qui sulle scelte pubbliche che implicano spese a carico di tutti è prassi che si voti con referendum. Il discorso sulla competenza non conta. Qualcun per caso ritiene che i parlamentari italiani siano competenti ed informati?
mariok ha scritto:Anche in Svizzera, a quanto mi risulta, ci sono diverse forme (crediti fiscali, fidejussioni ecc.) di incentivazione alle nuove iniziative imprenditoriali, soprattutto in alcune aree del paese. Chi decide sulla validità dell'investimento e chi rischia i soldi in caso di flop dell'iniziativa? Sono certo che le modalità ed i criteri di tali interventi sono infinitamente migliori delle pratiche clientelari che hanno guidato per decenni le cosiddette politiche meridionaliste in Italia. Ma il problema del chi decide e con quali competenze, in linea teorica, resta.

Federazione e cantoni non rilasciano fidejussioni. Lo fanno alcune cooperative di diritto privato riconosciute ufficialmente. In ogni caso per le fidejussioni poi a decidere è la banca. Sono le banche, non lo stato, a sganciare i soldi garantiti dalle fidejussioni. Una banca potrebbe negare il prestito anche in presenza di una solida fidejussione. Il tutto (sia la fidejussione sia il prestito) vien fatto valutando un business plan. Le agevolazioni fiscali, quando esistono, sono per tutti i soggetti che entrano in determinati parametri (tipo nuova società, numero di addetti) e sono limitate nel tempo. Non c'è grande scienza per stabilire chi ha diritto e su questo si fanno leggi chiare e semplici proprio per evitare che decine di funzionari incompetenti debbano decidere su cose che non capiscono.
mariok ha scritto:Convinciamoci: non esiste uno stato perfetto, così come non esiste un mercato perfetto. Ma abbiamo bisogno di entrambi e più che di teorie su un mondo che non esiste, quello che meglio può garantirci, anche se sempre in misura parziale, è la partecipazione ed il controllo democratico (nelle loro varie forme di articolazione) ed il buon senso.

Sostanzialmente d'accordo. Per quanto riguarda l'Italia abbiamo pero' bisogno di meno stato. In teoria ed anche in pratica. Come anche di più mercato. Quel meno stato però deve anche migliorare di qualità.
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