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L’illusione keynesiana

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L’illusione keynesiana

Messaggioda franz il 27/03/2015, 10:21

26 marzo 2015 • David K. Levine

Un breve saggio che illustra perché la teoria economica di J.M.Keynes assomigli all'illusorio mulino a moto perpetuo di M.C.Escher

1. Introduzione

La visione keynesiana dell'economia esercita un fascino molto forte. Secondo i suoi sostenitori la cura per la crisi economica è una maggiore spesa governativa, senza preoccuparsi sul come verrà finanziata. Non solo la medicina keynesiana cura le nostre malattie, ha persino un buon sapore quando la si butta giù. L’austerità è perciò un orribile errore. La Grande Recessione sarebbe stata evitata se solo il governo avesse speso di più. Sarebbe stata infinitamente peggiore senza le misure di stimolo. Tutto questo è ripetuto da persone le cui opinioni io rispetto: il giurista Richard Posner, il blogger Kevin Drum e molti altri. E tutti noi sappiamo che la teoria sottostante è quella di John Maynard Keynes.

Lasciatemi riportare la descrizione della teoria keynesiana che Richard Posner dà nel suo articolo su New Republic, dove egli spiega perché è diventato un keynesiano.

Il reddito speso in consumi, contrariamente al reddito risparmiato, diventa il reddito del venditore del bene di consumo. Quando compro una bottiglia di vino, il mio costo è il guadagno del venditore, e ciò che spende di quel guadagno sarà il guadagno di qualcun altro, e così via. Quindi, l’investimento attivo che ha prodotto il reddito con cui io ho comprato la bottiglia di vino avrà prodotto una reazione a catena – ciò che Keynes chiama "effetto moltiplicatore". Per Keynes, in altre parole, è il consumo, piuttosto che il risparmio, che promuove la crescita economica.

Da qui la conclusione che il governo dovrebbe stimolare la domanda durante le crisi, poiché per ogni dollaro speso l’attività economica crescerà non di un dollaro, ma di un dollaro moltiplicato per il moltiplicatore, cosicché la spesa, in effetti, si autofinanzierà.

Questo ragionamento è composto di due parti: la storia del moltiplicatore e la conclusione sulla spesa governativa. La prima è del tutto sensata: noi tutti sappiamo che se una città costruisce un grande stadio, allora i venditori locali di hamburger trarranno beneficio dagli aumenti nelle vendite e di conseguenza acquisteranno in maggiore quantità altre cose come tagli di capelli e tatuaggi, portando quindi beneficio ai parrucchieri e ai disegnatori di tatuaggi. Ciò sembra supportare la prima parte della storia. Il supporto per la seconda parte – e la dimostrazione che dominò la professione economica per decenni – fu la Grande Depressione e in particolare la fine della Grande Depressione. Oggi è difficile comprendere quanto terribile fosse la Grande Depressione – quanto alto fosse il numero di persone di classe media che finirono nella povertà, e capaci a malapena di nutrire le proprie famiglie. Si parla spesso come se la Grande Depressione sia in qualche modo confrontabile a quella odierna– ma non lo è affatto, negli Stati Uniti. E come finì la Grande Depressione? Con la Seconda Guerra Mondiale – semplicemente come Keynes sembrava aver suggerito: con il governo impegnato in ampie spese finanziate da prestiti ed emissioni monetarie – e voilà: la Grande Depressione trasformata in grande prosperità.

Il fatto è che la prescrizione keynesiana – spendi di più e non preoccuparti del conto che ti verrà presentato – sembra troppo bella per essere vera, un po’ come la macchina del moto perpetuo o come certi disegni di M. C. Escher. Quello che segue mostra un canale con l’acqua che fluisce in discesa e curva un paio di volte fino a raggiungere una cascata che fa funzionare un mulino, per poi rifluire in discesa fino a tornare in alto.

Immagine

È come una macchina del moto perpetuo, che sappiamo essere impossibile. Come lo sappiamo? Se misuriamo gli angoli attentamente e facciamo i calcoli scopriremo, di certo, che l’acqua fluisce in salita. Viene spontaneo chiedersi se la ragione per cui Keynes è così popolare con coloro che non sanno la matematica non sia perché essi non sanno misurare gli angoli accuratamente.

Un’altra cosa che potremmo fare con il diagramma di Escher è provare a costruire la macchina - in tal caso scopriremmo che è impossibile. Arriveremo alla stessa conclusione analizzando la teoria keynesiana.
2. La teoria di Keynes, nella misura in cui ce n’è una

In questo scritto voglio analizzare la storia di Keynes, per misurarne gli angoli con attenzione. Potrei farlo utilizzando della matematica complicata, e se volessi essere realistico farei solo quello, ma è il suo ragionamento che voglio illustrare e posso farlo con un semplice esempio, che pur essendo preciso evita la matematica, ed è la precisione che conta.

Consideriamo uno stato popolato da persone vere che producono e consumano cose. Per semplificare, immaginiamo che vi si trovino quattro persone: uno che produce cellulari, un venditore di hamburger (chiamiamolo “paninaro” per brevità), un parrucchiere e un disegnatore di tatuaggi. Ipotizziamo che il paninaro desideri solamente possedere un cellulare, il parrucchiere solo un panino, il disegnatore di tatuaggi solo un taglio di capelli e il venditore di cellulari solo un tatuaggio, e così il cerchio si chiude. Assumeremo che ciascuno possa produrre, rispettivamente, un cellulare, un panino, un taglio di capelli e un tatuaggio e che ognuno valuti l’unità di ciò che vuole comprare più dell’unità di ciò che vuole vendere. Cioè, il parrucchiere è disposto a tagliare capelli se può ottenere un panino, e così via. Ciò che succede è abbastanza chiaro: il tipo dei cellulari ne produce uno, lo cede in cambio di un tatuaggio al disegnatore di tatuaggi, il quale cede il cellulare in cambio di un taglio di capelli al parrucchiere, il quale lo cede in cambio di un panino al paninaro. Tutti lavorano, tutti ottengono ciò che vogliono e tutti sono felici.

Ora, supponete che il venditore di cellulari all’improvviso decida che non gli piacciono più i tatuaggi, almeno non così tanto da voler lavorare per ottenerne uno. Questo è sufficiente per spezzare il cerchio del commercio e questa è una catastrofe. Tutti sono disoccupati. La domanda è insufficiente. Non c’è abbastanza consumo, anzi, non ce n’è per niente. Notate la situazione: una persona, l'antipatico produttore di cellulari, è la causa di tutti i problemi, perché non vuole più comprarsi il tatuaggio. Nel linguaggio degli economisti costui è “disoccupato volontario”: ha cambiato i propri gusti e non vuole lavorare (per il salario che otteneva prima, ossia il tatuaggio). Gli altri tre sono “disoccupati involontari”, ognuno di loro è disponibile a lavorare in cambio di un salario, infatti dello stesso che aveva prima. Il paninaro preparerebbe panini se potesse ottenere un cellulare, il parrucchiere taglierebbe capelli se potesse ottenere un panino e il disegnatore di tatuaggi lavorerebbe se potesse avere un taglio di capelli, eppure sono tutti disoccupati. Manca il cellulare a fare da "trait d'union" e mettere in moto la macchina dello scambio.

Veniamo ora al moltiplicatore. Supponiamo che, invece di costruire uno stadio, il governo dia un cellulare al nostro ex produttore di cellulari. Successivamente, quest’ultimo lo venderà per un tatuaggio (il cellulare non gli è di alcuna utilità, come quando tutto funzionava), il disegnatore di tatuaggi userà i proventi per pagarsi un taglio di capelli, e così si chiuderà il cerchio. Piena occupazione. Basta inserire un telefonino e otterrai anche un taglio di capelli, un tatuaggio e un panino! Questo è il moltiplicatore, similmente a ciò che osserviamo quando il comune costruisce uno stadio. Non c’è nulla di misterioso.

Ma come ha fatto il governo a procurarsi il telefonino da dare all'ex produttore di telefonini? Questo è quello che qualunque individuo che abbia compreso i principi basilari dell'economia, secondo cui non esistono pasti gratis, si chiederebbe. A questo proposito, lasciatemi ricordare una vecchia barzelletta che gira da decenni nei dipartimenti di economia:

“Un fisico, un chimico e un’economista sono naufraghi su un’isola, senza alcunché da mangiare. Una scatoletta di zuppa giunge alla riva. Il fisico dice, “Apriamo la scatoletta con un sasso”. Il chimico dice, “Prima accendiamo un fuoco e scaldiamo la scatoletta”. L’economista dice, “Supponiamo di avere un apriscatole…”.”

Il Keynesismo si basa, dunque, sull’assunzione che il governo abbia un telefonino da dar via? Beh, forse no. Forse il governo dovrebbe seguire il consiglio di Keynes e stampare un po’ di moneta e darla al tipo dei telefonini. Così egli potrebbe pagarsi un tatuaggio e il disegnatore di tatuaggi potrebbe permettersi il taglio di capelli e il parrucchiere potrebbe acquistare un panino, e il paninaro – ooops… egli non può comprarsi un cellulare perché non ce ne sono in giro. A questo punto, ci sono due possibilità. La prima prevede che il paninaro capirà che non dovrebbe vendere il panino perché poi non potrebbe acquistare nulla di ciò che vuole con il ricavato della vendita, e così siamo di nuovo al punto in cui siamo tutti disoccupati. Oppure, magari non lo capisce e rimane senza nulla. Questo tipo di schema ha un nome: si chiama schema Ponzi. È vero che ogni tanto la gente effettivamente lavora senza accorgersi della fregatura: alle persone capita di fare errori, ma qualche altra volta la gente non ci casca. Di conseguenza, sembra davvero ingenua una politica economica basata sulla speranza che il paninaro sia uno stupido disposto a rimanere col cerino in mano.

Ma c’è qualcos’altro che potremmo provare: potremmo obbligare il tipo dei telefonini a produrne uno, egli poi potrebbe venderlo e farsi un tatuaggio ed il mondo sarebbe di nuovo a posto. È sufficiente che ognuno accetti che il costruttore di telefonini venga forzato a costruirne uno contro la propria volontà. In un certo senso potrebbe valerne la pena: dopotutto, abbiamo aiutato tre persone – il disegnatore di tatuaggi, il parrucchiere e il paninaro - sacrificandone solo una, il tipo dei telefonini. In questo caso, tuttavia, smettiamo almeno di pretendere che ci sia un pasto gratis: ammettiamo che stiamo fregando il tipo dei telefonini per aiutare tutti gli altri. Non sembra essere ciò di cui Keynes e i keynesiani hanno sempre parlato: forzare le persone a lavorare contro la loro volontà è una politica economica piuttosto fallimentare, come i paesi socialisti ci hanno insegnato.

Torniamo quindi all’esempio della Seconda Guerra Mondiale, perché il punto precedente descrive esattamente ciò che fece allora il governo americano: non solo spese un sacco di denaro preso a prestito o stampato, ma impose anche la leva militare e forzò molte imprese a produrre e fare cose che esse avrebbero preferito non fare. Per quanto l’attività economica possa essere cresciuta durante e dopo la guerra, rimangono dubbi sul fatto che i soldati morti in guerra ne abbiamo beneficiato allo stesso modo. Dunque la grande evidenza in favore del keynesismo scompare quando la analizziamo un po’ più da vicino, e ciò che accadde sembra accordarsi piuttosto bene con la molto semplice e molto classica teoria economica.

Parliamo ancora un po’ di come il governo potrebbe ottenere un telefonino, l’esempio perfetto per l’anti-austerità al momento è la Grecia. Cosa accadrebbe se la Germania regalasse un telefonino alla Grecia? Che meraviglia: se in Grecia il tipo dei telefonini ottenesse un telefonino, come già sappiamo, si ritornerebbe alla piena occupazione, grazie al moltiplicatore e a tutto il resto. Tuttavia, cosa accadrebbe se la Germania fosse come la Grecia, fatta eccezione per il suo tipo dei telefonini che invece ama lavorare e produrre telefonini in cambio di tatuaggi? Se privassimo il tipo tedesco del suo telefonino, allora la Germania cadrebbe nella disoccupazione: il moltiplicatore funziona altrettanto bene al contrario. Lo stesso accade con gli stadi: un nuovo stadio va benissimo per l'attività economica nei suoi dintorni, ma i soldi per costruirlo non piovono dal cielo e, di sicuro, tutte le aziende che solitamente facevano affari con chi aveva i soldi usati per finanziare lo stadio saranno destinate a soffrire di "assenza di domanda" una volta che i soldi vengano dirottati verso il nuovo stadio. Nel nostro esempio tutto si bilancia – possiamo avere occupazione in Germania o in Grecia ma non in entrambe, e poiché è il tipo tedesco a voler produrre il telefonino, non sembra complicato capire cosa accadrà.
(...)
Segue su http://noisefromamerika.org/articolo/il ... keynesiana
Originale in Inglese, con appendice http://noisefromamerika.org/node/12844
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Re: L’illusione keynesiana

Messaggioda pianogrande il 27/03/2015, 11:14

L'illusione di poter forzare credo sia tale sopratutto in economia.

A me (non economista ma tecnico con incombenze anche gestionali) l'economia l'ha spiegata un prof, secondo me, validissimo.

Una forma di organizzazione volta a far fronte ai bisogni nel modo più razionale possibile. Stop.

Concetto di base o di partenza.
Una volta l'uomo poteva essere contemporaneamente cacciatore, pescatore (estremizzo ma mica tanto) coltivatore, sarto spazzino etc. etc.

In un giorno di quelli che cambiano la storia, gli uomini (pochi, naturalmente) si sono guardati in faccia e si sono detti: tu da domani vai a caccia per tutti, tu vai a pesca per tutti, tu fai le scarpe per tutti etc. etc.
Dopodiché... scambiamo.

Questa è la base.
Il resto sono applicazioni pratiche di questo concetto (compreso il denaro che è una evoluzione di questo concetto in quanto titolo accettato al posto del bene materiale che consente di ottenere).
Se non lo sono, probabilmente, non sono neanche economia ma altre scienze o magie.... o balle.

Non so se sia un esempio molto diffuso ma ho sentito anche sostenere che, piuttosto che dei disoccupati, è meglio avere squadre di operai addetti a scavare buche per poi ricoprirle di nuovo.
Portano a casa uno stipendio che spenderanno etc. etc.

Credo che qui ci avviciniamo a questo Sign. Keynes.

Insomma, il denaro come valore in sé e non come rappresentante di un bene materiale.

No.
Non è economia.
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Re: L’illusione keynesiana

Messaggioda franz il 27/03/2015, 14:01

pianogrande ha scritto:Non so se sia un esempio molto diffuso ma ho sentito anche sostenere che, piuttosto che dei disoccupati, è meglio avere squadre di operai addetti a scavare buche per poi ricoprirle di nuovo.
Portano a casa uno stipendio che spenderanno etc. etc.

Dal punto di vista psicologico avere persone che fanno qualche cosa invece di non far nulla, è meglio. Per loro.
Meglio sarebbe però se facessero qualche cosa di utile, dato che cosi' qualcuno pagherebbe per quel servizio.
Ma se fanno qualche cosa di inutile (come scavare e riempire buche) per pagarli occorre prendere i soldi dalle tasche di altri, i quali non spenderanno piu' quei soldi o non li investiranno piu' per fare nuove aziende che potrebbero assumere i disoccupati.
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Re: L’illusione keynesiana

Messaggioda pianogrande il 27/03/2015, 14:23

Infatti, Franz.
Non è economia perché non porta niente alla domanda di beni materiali.
E' una redistribuzione della ricchezza (dei beni acquistabili con quei soldi).
Diciamo che è politica?

Certo è che le due interagiscono tantissimo.

Credo che moltissime discussioni sull'economia siano discussioni sull'interazione tra economia e politica.

Potenziare/razionalizzare la produzione di beni perché ce ne siano per tutti?
Come distribuire i Beni?
Da la proprietà è un furto alla competizione per l'accumulo di ricchezze vista come il maggior motore del benessere, credo che l'interazione tra economia e politica ci sia tutta.

Magari Keynes era più un politico che un economista?

Forse è impossibile essere solo una delle due cose.
E' impossibile che l'una possa fare a meno dell'altra.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: L’illusione keynesiana

Messaggioda franz il 28/03/2015, 8:57

pianogrande ha scritto:Credo che moltissime discussioni sull'economia siano discussioni sull'interazione tra economia e politica.

Potenziare/razionalizzare la produzione di beni perché ce ne siano per tutti?

è un potente mito illusorio. La pianificazione necessita di pianificatori e questi difficilmente sapranno capire cosa serve e milioni di consumatori. Oggi poi non mi pare che ci sia carenza di beni, anzi, c'e parecchio invenduto. Almeno da noi.
E dove mancano i beni, come sappiamo non è dando un pesce che si risolve la situazione ma insegnando a pescare.

pianogrande ha scritto:Come distribuire i Beni?
Da la proprietà è un furto alla competizione per l'accumulo di ricchezze vista come il maggior motore del benessere, credo che l'interazione tra economia e politica ci sia tutta.

Diciamo che filosofi e politici (e qualche volta anche economisti) fanno a gara per farci credere che loro sanno tutto ma in realtà stanno solo cercando di capire un qualche cosa che per loro appare alieno (il mondo del lavoro e della produzione). E pure con l'aggravante di pretendere di essere coloro che con un tocco magico (si fa questo in questo modo) mettono a posto i guasti che loro stessi hanno provocato con interventi precedenti. ;)

pianogrande ha scritto:Magari Keynes era più un politico che un economista?

Forse è impossibile essere solo una delle due cose.
E' impossibile che l'una possa fare a meno dell'altra.

Sì, ritengo che Keynes fosse piu' un abile conferenziere e politico che un economista.
O comunque non economista in senso moderno (che è fondamentalmente di tipo econometrico).
Sull'impossibilità che accenni devo dire che in fondo ogni uomo del 2000 è un po' economista, se deve far andare avanti la famiglia o la sua piccola impresa. Cosi' come ognuno in fondo è un po' filosofo ed anche un po' psicologo, se riesce a tenere insieme i pezzi delle relazioni con gli altri. Ma essere Economista in senso professionale (cosi' come Psichiata o Filosofo) è molto diverso. Così come essere Politico richiede competenze avanzate, senza per questo cessare di essere buon padre, buon amministratore e buon gestore delle relazioni con gli altri.
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Re: L’illusione keynesiana

Messaggioda Robyn il 28/03/2015, 12:33

La spesa keynesiana va bene soprattuto per le opere infrastrutturali necessarie per il funzionamento dell economia.L Italia ha soprattutto bisogno di ammodernare e completare il suo stato sociale rmg edilizia pubblica dove tutti hanno una casa un minimo con cui vivere e dove non si vedono persone dormire per strada.Lodevole e l iniziativa di Francesco la sua sensibilizzazione al tema della poverta
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Re: L’illusione keynesiana

Messaggioda franz il 28/03/2015, 18:04

Robyn ha scritto:La spesa keynesiana va bene soprattuto per le opere infrastrutturali necessarie per il funzionamento dell economia.

Le spese in conto investimenti necessarie per lo sviluppo economico vanno fatte non un quanto "keynesiane" ma vanno fatte se e solo in quando sono veramente necessarie sulla basa di una stretta analisi costi benefici. Punto. Per definizione le spese keynesiane sono quelle che, in aggiunta alle spese utili, vengono previste per fare deficit spending, con l'illusione di rilanciare l'economia, anche se inutili (scavare e riempire buche).
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