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Falò di propaganda

Viaggio nella ordinaria realtà di un paese anomalo; da prendere a piccole dosi

Falò di propaganda

Messaggioda franz il 24/03/2010, 12:53

Calderoli e il falò delle leggi
Il ministro Calderoli brucia i faldoni
Falò di leggi nella caserma dei Vigili del Fuoco alle Capannelle: 375mila norme cancellate.

Un gesto puramente simbolico, anche perché gli scatoloni bruciati erano vuoti e lo si vede bene alla fine, quando i pompieri portano via gli ultimi rimasugli e li sollevano come fuscelli.

La cosa ricorda molto la propaganda ai tempi di Mussolini.
Peccato che i pompieri si siano prestati a questa pagliacciata di regime.

Franz
Calderoli brucia le leggi abrogate
Il ministro per la Semplificazione manda al rogo un muro composto dalle scatole con i 375mila provvedimenti

restano ora solo 10mila norme in vigore

ROMA - Oltre 375.000 tra leggi e regolamenti abrogati finiti al rogo. Letteralmente. Armato d'ascia, piccone e fiamma ossidrica il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli ha dato fuoco ad un enorme muro di scatoloni costituito da tutte le norme abrogate dal lavoro del suo ministero. Poi, siccome ci trovavamo a Roma, in una caserma dei vigili del fuoco, alla fine sono intervenuti i pompieri che hanno spento le fiamme. Salvando dal rogo anche qualche scatolone.

RISPARMI E POLEMICHE
- Il taglio di queste norme, realizzato in questi primi 22 mesi di legislatura, ha permesso di arrivare, secondo il governo, ad avere uno stock normativo di sole circa 10.o00 leggi vigenti e ha prodotto un risparmio di circa 800 milioni di euro l'anno.
Ma c'è anche chi è critico sul gesto di Calderoli, trasformatosi per qualche minuto in un «novello Nerone». «La carta non si brucia, si ricicla - ricorda Paolo Cento della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Libertà - ormai lo sanno anche i bambini delle elementari. Evidentemente è uno sforzo troppo grande per i membri dell'attuale esecutivo».

LEGGI ABROGATE - Il rogo delle leggi abrogate è l'ultimo atto di un'intensa attività di governo. Il Consiglio dei ministri ha tagliato con un recente decreto legislativo 189mila provvedimenti tra leggi e regolamenti. Se si aggiungono le 40mila disposizioni già abrogate in precedenza sempre da Calderoli e 145mila atti privi di valore normativo, ecco che si arriva a 375mila tra leggi e regolamenti abrogati. Ma che tipo di provvedimenti non ci sono più? La normativa cancellata più vecchia è del 1864 e riguarda « L'affrancamento dei canoni enfiteutici, livelli, censi decime ed altre prestazioni dovute a corpi morali». Ma ci sono anche una serie di norme varate durante il periodo fascista che si pensavano abrogate ma resistevano ancora, come la «legge istitutiva dei fasci e delle corporazioni».

Tanti anche i provvedimenti stravaganti che ora non ci sono più, come un regio decreto sul prosciutto cotto conservato in scatola, un altro sulla lotta alle cavallette, uno sulla lotta alle coccinelle negli agrumi e infine una normativa sull’indennità di bagaglio per le bardature dei cavalli.
Speriamo però che almeno questa volta non ci sia stato alcun errore. Nel precedente decreto taglia-leggi Calderoli aveva involontariamente eliminato infatti anche normative non proprio inutili come quella che istituisce la Corte dei Conti, tanto che al taglia leggi si era dovuto contrapporre un nuovo decreto: il salva-leggi.

Redazione online
24 marzo 2010 www.corriere.it



ANNUNCI E REALTA'
Calderoli, ministro della complicazione
Dopo il decreto taglia-leggi si è dovuto fare il decreto salva-leggi


di Sergio Rizzo

ROMA - Dal Carroccio aveva giurato battaglia, Alberto Da Giussano-Calderoli, alla burocrazia del Barbarossa romano. Mulinando sopra la testa lo spadone da ministro della Semplificazione Normativa: «Taglierò 50 mila poltrone! 34 mila enti impropri! 39 mila leggi inutili!». Ma di poltrone, finora, manco una. Degli enti impropri, poi, non ne parliamo.

Sulle prime Roberto Calderoli li aveva definiti minacciosamente nel suo Codice delle Autonomie addirittura «enti dannosi»: consorzi di bonifica, bacini imbriferi, comunità montane, difensori civici, tribunali delle acque, enti parco… Poi, dopo aver cancellato con un tratto di penna quel termine «dannosi» (troppo crudo?) la lista degli enti da abolire è stata alleggerita fino a svanire completamente. Come neve al sole. Qualche taglietto era rimasto nella manovra del 2010? Via anche quello. Secondo Italia Oggi l’abolizione dei difensori civici (ma solo quelli comunali) e delle circoscrizioni nei Comuni slitterà di un anno grazie a un emendamento al decreto milleproroghe, varato dal governo tre giorni dopo la Finanziaria. E slitterà anche la prevista riduzione delle poltrone delle giunte e dei consigli degli enti locali. Mentre anche gli enti pubblici non economici che dovevano finire sotto la mannaia del cosiddetto taglia-enti hanno ottenuto una scappatoia per la sopravvivenza: gli è stato sufficiente presentare un piano riordino prima del 31 ottobre 2009. E la semplificazione delle leggi? Almeno quella è andata in porto, come ha orgogliosamente rivendicato il Nostro («Calderoli, missione compiuta, via 39 mila leggi», titolava l’Ansa il 19 ottobre 2009)? Dipende che cosa si intende per semplificazione. Eliminare migliaia di leggi inutili perché «esauste», che cioè hanno esaurito la propria funzione e quindi non sono più concretamente vigenti, anche se formalmente continuano a essere in vigore, è un’operazione di per sé inutile. Anche la legge che le elimina può quindi essere considerata una legge inutile.

La prova? Siccome lo spadone del ministro era calato all’inizio anche su provvedimenti magari un po’ vecchiotti ma forse non proprio inutili, come la legge che ha abolito la pena di morte o quella che ha istituito la Corte dei conti, dopo il decreto taglia-leggi si è dovuto fare il decreto salva-leggi. Ben altro è semplificare. Significa scrivere norme chiare e comprensibili a tutti i cittadini. Come evidentemente sa bene anche Calderoli. Lui stesso ha voluto che in una legge approvata il 18 giugno dello scorso anno ci fosse un articolo intitolato: «Chiarezza dei testi normativi». Una norma draconiana, con la quale si stabilisce che quando si cambia o si sostituisce una legge, esercizio da noi piuttosto frequente, sia obbligatorio indicare «espressamente» che cosa viene cambiato o sostituito. E che quando in una legge c’è un «rinvio ad altre norme contenute in disposizioni legislative», si debba anche indicare «in forma integrale, o in forma sintetica e di chiara comprensione» il testo oppure «la materia alla quale le disposizioni fanno riferimento». Ma si afferma pure il principio che le disposizioni sulla chiarezza dei provvedimenti «non possono essere derogate, modificate o abrogate se non in modo esplicito». Ebbene, da quando queste norme sono state approvate, il governo del Semplificatore ha scritto leggi se possibile ancora più indecifrabili e complicate. L’ultima perla scintillante è il cosiddetto decreto milleproroghe.

Un comma a caso. Il numero 14 dell’articolo 1: «Al comma 14 dell’articolo 19 del decreto legislativo 17 settembre 2007, n. 164, le parole: "Fino all’entrata in vigore dei provvedimenti di cui all’articolo 18 bis del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e comunque non oltre il 31 dicembre 2009, la riserva di attività di cui all’articolo 18 del medesimo decreto" sono sostituite dalle seguenti: "Fino al 31 dicembre 2010, la riserva di attività di cui all’articolo 18 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58..."». Che cosa vuol dire? Che fino a quando non sarà operativo l’Albo dei consulenti finanziari gestito dalla Consob, potrà fare il consulente finanziario soltanto chi già lo faceva alla data del 31 ottobre 2007. Un’altra norma a caso. Sempre articolo 1, comma 19: «All’articolo 3, comma 112, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 e successive modificazioni, le parole: "Per l’anno 2008" sono sostituite dalle seguenti: "Per l’anno 2010" e le parole "31 dicembre 2009" sono sostituite dalle seguenti: "31 dicembre 2010"». La traduzione? Il distacco di 21 dipendenti delle Poste presso la pubblica amministrazione viene prorogato di un altro anno. Se questo è il risultato, ministro Calderoli, non sarebbe stato meglio chiamare il suo dicastero in un altro modo? Magari «Ministero della Complicazione normativa»?


10 gennaio 2010
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