da pierodm il 05/05/2009, 10:08
C'è l'avversione. C'è il lavoro nero. C'è la crisi.
Ma non stabilirei nessi causali troppo facili tra i diversi fenomeni.
Io sono convinto che l'avversione sia un fatto innanzi tutto culturale, da analizzare soprattutto sul piano delle opinioni, dei sentimenti, della propaganda di massa: la relazione con il momento socio-economico si verifica in seconda battuta, più come pretesto che come conseguenza.
Ieri pomeriggio stavo in fila in farmacia, sulla salita verso Serrone.
Davanti a me due individui, sgraziati e rumorosi.
Due uomini che sembravano usciti da un quadro di verismo fiammingo, atticciati, nodosi, biondicci, con il naso aguzzo e gli occhi piccoli in continuo movimento sospettoso e furtivo.
Uno di questi, arrivato al banco, in risposta a non so quale discorso della farmacista, se ne esce con l'esclamazione: " Ce metterei la benzina, a lo mare, pe' daie er foco a tutti, un bel focaraccio co lo lanciafiamme, possin'ammazzalli 'sti delinquenti, ché non se rimanneno a casa loro..."
Qui, in campagna, la concorrenza sul lavoro non è un problema, e nemmeno esiste uno speciale problema di sicurezza causato dagl'immigrati.
E poi era evidente che quelle invettive erano solo un modo di affermare una "personalità sociale" nel piccolo teatrino domestico della farmacia, di darsi insomma un contegno che si presuppone condiviso.
Io ci vedo il riflesso di una propaganda, di un'opinione che si è fatta diffusa a prescindere da cause specifiche che non siano una sostanziale psico-labilità, l'ignoranza e una propensione latente verso la violenza - e una proiezione del desiderio di una "mano forte" sul piano repressivo, che si dirige istintivamente contro chiunque abbia le caratteristiche del "diverso" come capro espiatorio.
In questo senso, se l'appiglio dialettico a portata di mano è il "lavoro", viene usato il lavoro, se è la sicurezza, viene usata la sicurezza: in certe menti il rapporto tra ciò che si dice e ciò che realmente si pensa è piuttosto elastico, dato che a questo livello spesso si pensa ciò che si dice invece che dire ciò che si pensa, e si dice ciò che l'ascolto dei telegiornali inculca nella mente o che si ritiene fonte di "popolarità".