Da repubblica.it :
IL RETROSCENA
I segreti che inquietano il Palazzo arma finale del Cavaliere
di CLAUDIO TITO
ROMA - "Ora si rimette tutto in discussione". Dopo i resoconti ricevuti l'altro ieri da Gianni Letta e Fabrizio Cicchitto, Silvio Berlusconi vuole sparigliare. E riportare al punto di partenza il confronto sulla nuova disciplina per le intercettazioni telefoniche.
La "bomba" dell'archivio Genchi un primo effetto l'ha prodotto. E il Cavaliere lo vuole utilizzare fino in fondo. Sperando che anche nel centrosinistra si possa aprire un varco.
I paletti fissati nei giorni scorsi dalla Lega e Alleanza nazionale, del resto, non lo hanno mai convinto. Ora vuole farli saltare. Al prossimo vertice della coalizione, nei prossimi giorni, riporrà il problema. "E' indispensabile una normativa più severa", ripete da due giorni. Non quella reclamata dagli alleati, dall'opposizione e anche dal Quirinale. Da qualche giorno, gli uomini del premier ripetevano che non si sarebbero fatti imporre una revisione delle intercettazioni "troppo debole". Adesso c'è lo spunto per tornare alla carica.
E dunque, se Bossi e Fini considerano un muro insormontabile la necessità di non prevedere un elenco preciso di reati per cui è possibile effettuare i controlli sulle conversazioni al telefono, il capo del governo intende ricorrere ad un'altra arma. Inserire nella riforma un serie di vincoli e condizioni che di fatto ne restringeranno l'uso. Il punto, allora, non sarà più se il magistrato può agire con questo strumento per le indagini relative a atti di corruzione o concussione. Per Berlusconi, esistono tanti altri modi per arrivare ad una disciplina "più severa". La limitazione temporale delle intercettazioni, la non reiterabilità, la loro utilizzazione nei procedimenti come prova aggiuntiva e non decisiva. Tutte osservazioni che il capo del governo tornerà a formulare nel summit con i "big" del centrodestra. Con i quali ha preferito cedere su altri aspetti: ad esempio il futuro equilibrio del Pdl. Non a caso ieri ci ha tenuto a puntualizzare che l'intesa con il presidente della Camera e con il senatùr è "piena".
I colloqui e gli incontri dell'altro ieri, poi, rappresentano per il presidente del Consiglio un'arma in più per convincere tutti gli interlocutori più riottosi. I contatti degli ultimi giorni, infatti, gli hanno fornito un quadro preciso di quel che ci potrebbe essere nell'archivio di Gioacchino Genchi: 350 mila telefonate - o tracce di telefonate - che spaziano in ogni direzione. Ne ha parlato con il sottosegretario Letta che ha la delega ai servizi segreti. E quest'ultimo ne ha discusso telefonicamente con il presidente del Copasir, Francesco Rutelli, e con il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, che fa parte dello stesso comitato.
L'insieme che ne è uscito ha scosso un po' tutti, a partire dal Cavaliere. Un allarme che lo induce a "rimettere tutto in discussione".
Soprattutto la difficoltosa trattativa avviata nella maggioranza. "Ora - è il suo ragionamento - se ne convinceranno tutti di quel che bisogna fare". Una considerazione basata anche sui giudizi preoccupati dello stesso Rutelli: "Una questione rilevante per la nostra libertà e democrazia". A questo punto, infatti, Berlusconi è sicuro di poter convincere anche il Pd ad assumere una atteggiamento diverso. E pure il Quirinale. Che, a suo giudizio, in questa partita ha giocato finora di sponda con Lega e An.
L'accordo siglato informalmente - ma blindatissimo - tra i membri del Pd e del Pdl nel Copasir per evitare che le intercettazioni finiscano sui giornali, rappresenta per Palazzo Chigi la dimostrazione che uno spiraglio si può aprire un varco nella barricata alzata in questi mesi. "Perché - è l'avvertimento del premier ai suoi - nessuno si può sentire al sicuro".
(25 gennaio 2009)
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Vediamo che succede....
Vittorio