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La bella notizia prende le mosse dalla demagogica proposta tremontiana di soppressione totale delle Comunità Montane. Enti, questi ultimi, che in troppi casi si sono rivelati inutili oltre che parassitari, per i quali già la Finanziaria 2008 aveva previsto un intervento di forte razionalizzazione (con relativo taglio di 33,4 milioni di euro per il 2008 e di 66,8 per il 2009), demandato alle Regioni; in tanti altri casi, però, come è stato dalle nostre parti e come ha ben ricordato Giandomenico Tomei, le Comunità montane sono stati buoni strumenti di governo della montagna e non “soltanto carrozzoni in riva al mare”.
Ebbene, la Regione Emilia Romagna ha recentemente varato un progetto di legge, contenente “misure per il riordino territoriale, l’autoriforma dell’Amministrazione e la razionalizzazione delle funzioni”, di cui è relatore il consigliere Matteo Richetti, già copromotore della legge che ha ridotto componenti e indennità del Corecom e dell'Arni.
La legge di riordino è, probabilmente, il più importante provvedimento dell’attuale legislatura regionale, già licenziato lo scorso 11 giugno dalla commissione affari istituzionali, con cui si realizzeranno ben 7 milioni di risparmio all’anno. In che modo? Riorganizzando e riducendo il numero delle Comunità Montane – che passeranno da 18 a 9 – superando Ato e Agenzie per la mobilità, di cui non è mai stata chiara la mission.
Per quanto riguarda le Comunità montane, verrà ridotto il 60% degli amministratori, che passeranno a livello regionale, da 405 a 180, mentre negli organi esecutivi e come presidenti ci saranno solo sindaci, con un conseguente risparmio di 2,7 milioni di euro. Le nuove comunità montane, che saranno accorpate e trasformate in Unioni - diventeranno strumenti operativi dei Comuni per governare una serie di servizi, senza però essere ente intermedio territoriale.
Il superamento delle Agenzie per la mobilità attraverso forme organizzative basate sulle convenzioni tra Province e Comuni - da realizzarsi entro il 31 dicembre 2010 - avrà come effetto una minor spesa di 1,2 milioni di euro all’anno.
Le Ato saranno anch’esse soppresse a partire dal 1 luglio 2009 - con una riduzione di costi attorno a 3 milioni di euro all’anno - e sostituite da una convenzione obbligatoria tra Provincia e Comuni.
Sorprendente, infine, con riferimento ai servizi pubblici locali, il riconoscimento (di cui all’art. 22) della necessità di “perseguire la chiara distinzione dei ruoli tra i soggetti titolari delle funzioni regolatorie ed i soggetti gestori” e di “garantire la distinzione di ruoli fra proprietà, delle reti e degli immobili, e gestione dei servizi”: una piccola rivoluzione che, a mio avviso, sancisce il definitivo smascheramento di una paradossale situazione in cui, come anche sottolineava tempo addietro Filippo Cavazzuti, gli enti locali continuano di fatto a svolgere contemporaneamente il ruolo di regolatore e di gestore, con tutto ciò che ne consegue in termini di inefficienze, determinate in particolare dalla “difficoltà” a far convivere vocazione pubblica e privata, nonché di ancora troppa esiguità del capitale privato nelle local utilities.
L’altra notizia è un invito a ricordare Giovanni D’Alfonso, Appuntato CC, vittima del terrorismo: “è il 5 giugno 1975: una pattuglia di carabinieri composta dal tenente Umberto Rocca, dal maresciallo Rosario Cattafi e dagli appuntati Giovanni D'Alfonso e Pietro Barberis sta perlustrando le colline di Arzello, a pochi chilometri da Acqui Terme. Giunti alla Cascina Spiotta, i carabinieri sono accolti dal lancio di bombe a mano e da colpi di armi da fuoco da parte di terroristi guidati da Mara Cagol. Si tratta dell'epilogo delle indagini scattate in seguito al sequestro di Vittorio Vallarino Gancia, figlio del proprietario della nota casa vinicola, ad opera delle Brigate Rosse. L'unico a rimanere illeso sarà l'appuntato Barberis, pure protagonista dello scontro armato. Il tenente Umberto Rocca, preso in pieno, perderà un braccio e un occhio; il maresciallo Rosario Cattafi, investito dalle schegge, rimarrà ferito, e numerosi colpi d'arma da fuoco raggiungeranno l'appuntato Giovanni D'Alfonso, causandone la morte dopo alcuni giorni di agonia, l’11 giugno 1975”.
Un caro saluto
Alberto Crepaldi
Riformista nel PD
Link: http://www.regione.emilia-romagna.it/wc ... abelle.pdf