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Cosa succede senza il nucleare.

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda pianogrande il 18/03/2011, 18:29

In questo paese governato dalla furbizia di stato, starei attento ad una cosa.
Tutte queste retromarce non sono altro che la conferma della inaffidabilità di chi ci governa (la labilità della loro parola).
Gente che parla col telecomando e che dice una cosa ed è capace di dire l'esatto contrario dopo pochi secondi.

Per me, questo è il momento di non dimenticarsi il referendum di giugno.
Uno scopo di tutta questa sceneggiata potrebbe essere di svuotare di significato del referendum facendolo apparire come inutile.
Passata la festa ...... e, dopo il referendum, a comando, tutte queste autorità ricominceranno, imperterrite, come prima e peggio di prima.
Mi fido di questa gente come del cessate il fuoco di Gheddafi.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda ranvit il 20/03/2011, 13:49

http://www.repubblica.it/esteri/2011/03 ... -13852633/



IL REPORTAGE
Tokyo capitale in agonia "Qui non vivremo più"
Paura e incubo radiazioni: in quattro milioni sono già fuggiti da quella che era percepita come una città modello
DAL NOSTRO INVIATO GIAMPAOLO VISETTI

TOKYO - Per otto giorni Tokyo è stata una metropoli spaventata ma in attesa di buone notizie. Oggi è una capitale in agonia. Si presenta come prossima al collasso e prevede il peggio. In poche ore la residua fiducia ha ceduto allo sconforto. L'esodo lento dei giorni scorsi ha assunto la dimensione della fuga. Oltre quattro milioni di abitanti hanno lasciato la città in treno, o ammassati in auto. Colletti bianchi, stranieri e famiglie con bambini cercano di raggiungere le località a sud del Kansai, per mettersi al riparo dal pericolo della nube atomica. Nella periferia nord di Tokyo arriva invece l'onda dei disperati che scappano da Fukushima e dalle città distrutte dallo tsunami. A far precipitare la situazione, l'innalzamento del livello di rischio nei reattori, nuove scosse di terremoto e la convinzione che il governo minimizzi una crisi fuori controllo. È scattato però anche il primo vero allarme-contaminazione. Il governo ha ammesso che tracce di iodio radioattivo sono state rinvenute nell'acqua potabile di Tokyo e delle aree vicine. Livelli anomali, ufficialmente sotto i limiti di legge e non immediatamente pericolosi per la salute, ma l'impatto pubblico della notizia è stato tremendo. Radioattivi anche il latte proveniente da Fukishima e alcune partite di spinaci prodotti nella prefettura di Ibaraki. Già in commercio, non si sa dove siano finiti. La popolazione dell'area metropolitana, oltre 35 milioni di individui, prende atto che la vita di una delle capitali più importanti del mondo è già irriconoscibile. La domanda non è più quando Tokyo tornerà al business e alla quotidianità smarrita, ma se ciò risulterà possibile. Il crollo del traffico e della folla per strada è impressionante.

Pochi passanti, protetti da cappelli, ombrelli e mascherine, ignorano i centri commerciali del centro, in gran parte chiusi. La sindrome da alimenti contaminati lascia deserti i ristoranti e decima chi finora si era dedicato all'accaparramento di viveri. A Ginza, la via dello shopping, alcuni ambulanti mettono all'asta compresse di iodio sul marciapiede, a prezzi esorbitanti, come fossero spacciatori. A ruba un unico genere: i giornali che informano sugli orari dei black-out. Da tre giorni l'immondizia si accumula per le strade. I camion sono privi di benzina e gli inceneritori non possono sprecare elettricità. Solo il tempio di Senso-Ji, ad Asakusa, è affollato più del solito. La gente si raduna a pregare e a bruciare incenso. I cibi confezionati, purché prodotti prima dell'11 marzo, sono introvabili e il loro prezzo è salito di sette volte. Invenduti i generi freschi. Migliaia di taxi sostano in attesa di clienti già lontani, mentre le stazioni dei treni scoppiano di viaggiatori carichi di scatole e valigie. Molti distributori di carburante sono chiusi e quelli aperti non vendono più di dieci litri di benzina a testa, da portarsi via in una tanica. Il mercato immobiliare è impazzito. In una settimana il valore delle case a Tokyo è sceso del 30%, del 70% nella prefettura di Fukushima. A Osaka, Kyoto e Kobe è salito del 40%.

Grattacieli con migliaia di uffici si svuotano nella capitale, mentre affittare lontano può superare i listini di Hong Kong. Tra venerdì e ieri la fuga di multinazionali, ambasciate, banche e centri amministrativi delle industrie, ha seminato il panico tra chi non ha un luogo sicuro dove rifugiarsi. Nel distretto finanziario migliaia di impiegati stanno sgomberando armadi e scrivanie, restituendo un'immagine da crack in Borsa. La capitale trasloca a Kyoto, come un tempo, oppure a portata dell'aeroporto internazionale di Osaka. A Tokyo i grandi alberghi chiudono, a sud è impossibile trovare una camera per settimane. La rabbia contro il governo è sempre meno trattenuta. "Devono dire in anticipo cosa può succedere - dice Reiko Fukushima, direttore di un'importante catena di negozi - non confessare quanto è già avvenuto. Se la nube atomica investe Tokyo non possono pretendere che smettiamo di respirare". Il premier Naoto Kan ha invitato invano l'opposizione di centrodestra a formare un direttorio di unità nazionale, per affrontare uniti l'emergenza più grave dalla fine della seconda guerra mondiale. All'agonia di Tokyo e allo spettro di un'esplosione nucleare, si somma l'ecatombe nelle prefetture sommerse dallo tsunami. La capitale è presa d'assalto da migliaia di eco-evacuati e da decine di migliaia di senza tetto fuggiti da gelo, fame e terrore.

Volontari distribuiscono pasti, acqua e coperte. La folla dei disperati ha però bisogno di medicine, toilette, letti, di lavarsi e cambiare vestiti fradici. L'intero villaggio di Futunaba, vicino a Fukushima, ieri è stato trasferito a Saitanama, poco a nord di Tokyo, causando la sollevazione dei residenti. Secondo i medici l'emergenza igienico-sanitaria, con 800 mila persone costrette per ragioni diverse ad abbandonare case e ospedali, è prossima ad esplodere non solo nelle zone disastrate. Tragico il problema dello smaltimento delle vittime dello tsunami, fra 25 e 40 mila. I forni crematori non hanno energia e le bare finiscono in fosse comuni. In Giappone l'inumazione è una traumatica novità: l'ultima violenza di un incubo che sembra lontano dalla fine.
(20 marzo 2011)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda Iafran il 21/03/2011, 20:54

(Ricevo e inoltro)

Referendum nucleare: Maroni, fai risparmiare all’Italia 400 milioni di euro !!

Tra il 15 aprile e il 15 giugno ci sarà il referendum che potrà fermare il ritorno del nucleare in Italia.
Chiediamo al Ministro dell'Interno On. Roberto Maroni di accorpare l'appuntamento referendario con le elezioni amministrative che si terranno in molte città a maggio.
Per due motivi:
- facilitare la partecipazione democratica al referendum
- destinare agli aiuti per il Giappone 400 milioni di euro risparmiati
Chiedi anche tu al Ministro Maroni di votare a maggio, favorendo la partecipazione democratica e aiutando il Giappone ad affrontare l'emergenza.

http://www.greenpeace.org/italy/it/camp ... -nucleare/
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda flaviomob il 23/03/2011, 23:25

Elenco degli incidenti nucleari nel mondo (piuttosto lungo!!!) :x

http://www.ambienteesalute.com/2008/06/ ... si-ha.html


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda gabriele il 25/03/2011, 11:38

Energia: solo rinnovabile al 100%
Si può fare entro il 2030
Nel mondo servirebbero 4 milioni di pale eoliche, 90 mila centrali solari e 1,7 miliardi di impianti fotovoltaici

MILANO – Nel 2030 l’energia ottenuta da combustibili fossili o da impianti atomici sarà un ricordo del passato. Pura utopia? Forse. Volendo si potrebbe fare, è solo una questione di politica economica. Lo sostiene uno studio di Mark Delucchi (Università di California Davis) e Mark Jacobson (Stanford University) pubblicato in gennaio sulla rivista specializzata Energy Policy. Gli investimenti sarebbero ingenti in quanto andrebbero installati 4 milioni di pale eoliche da 5 megawatt, 90 mila centrali solari da 300 megawatt (sia fotovoltaiche che a concentrazione) e 1,7 miliardi di pannelli solari fotovoltaici da 3 chilowatt (in pratica ogni casa del mondo dovrebbe avere il proprio impiantino sul tetto).

MIX - Per completare il mix che porterebbe al 100% di rinnovabili, spiegano Delucchi e Jacobson, la quantità globale di energia prodotta dovrebbe comprendere il 4% di idroelettrico (non molto di più dell’attuale percentuale) e il 6% complessivo da geotermico e dall’energia ricavata da onde e maree. Un punto fondamentale però è l’efficienza energetica, cioè bassi consumi e taglio netto degli sprechi. Lo studio americano volutamente ignora le energie ricavate da biomasse e dall’atomo, che invece contribuiscono rispettivamente con il 10% e il 6% all’energia mondiale oggi prodotta.

SMART GRID - Delucchi e Jacobson nel loro studio hanno ovviamente preso in considerazione la disponibilità di risorse per la costruzione dei pannelli solari, per esempio le cosiddette terre rare. Un punto chiave però è la realizzazione di una rete elettrica «intelligente» (smart grid), senza la quale diventa un problema insormontabile la connessione alla rete di grandi centrali eoliche e solari, e soprattutto il bilanciamento delle due risorse – variabili per definizione sia di giornata in giornata che durante le diverse ore del giorno.

VOLONTÀ - «Volevamo dimostrare che sole, vento e acqua sono sufficienti a soddisfare la domanda di energia», hanno dichiarato i due ricercatori californiani. «Il problema principale è solo la volontà politica». I costi oggi sarebbero proibitivi per realizzare il passaggio totale alle rinnovabili, ma secondo i due autori della ricerca entro il 2030 i costi dovrebbero scendere in modo costante, tanto da rendere entro quella data «proibitiva» – anche per i costi sociali e ambientali – l’idea di aprire nuove centrali a combustibili fossili o nucleari.

Redazione online
28 gennaio 2011

http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol ... aabc.shtml

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Allego gli studi di Delucchi e Jacobson
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda gabriele il 25/03/2011, 11:41

Secondo allegato
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda ranvit il 25/03/2011, 11:44

Molto bene!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda gabriele il 25/03/2011, 12:03

Obama: “Tagli ai sussidi alle fonti fossili per finanziare l’energia pulita”
15-02-2011

Con questa proposta al Congresso americano, il presidente degli Stati Uniti punta a rilanciare le politiche d’oltreoceano in materia di energia verde: i tagli ai sussidi a petrolio, gas e carbone potrebbero fruttare 46,2 miliardi in dieci anni di dollari da destinare alla ricerca per l’eolico, il solare e le batterie dei veicoli elettrici

Mantenendo fede alla promessa fatta durante il discorso sullo Stato dell’Unione, Obama ha annunciato ieri un giro di vite sui sussidi pubblici alle fonti fossili. La proposta è contenuta nel ‘Budget 2012’, il bilancio per l’anno fiscale 2012 presentato ieri dalla Casa Bianca: per alimentare le ambizioni ‘verdi’ degli Usa, il documento chiede al Congresso di eliminare gli incentivi alle compagnie petrolifere, del gas e del carbone allo scopo di liberare risorse per circa 46,2 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.

In totale, il nuovo budget assegna al Dipartimento dell’Energia 29,5 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2012, il 4,2% in più rispetto al 2011, e il 12% rispetto all’anno scorso: una bella fetta di queste risorse, pari a circa 8 miliardi viene destinato alla ricerca e sviluppo dell’energia eolica, solare, delle batterie avanzate, delle reti intelligenti, dell’efficienza energetica nell’edilizia pubblica e privata, ai combustibili liquidi ottenuti dall’anidride carbonica e dall'energia solare.

L’Amministrazione Obama vuole dare anche un grande impulso alla diffusione dei veicoli elettrici destinando risorse per 588 milioni di dollari alla ricerca in questo settore e varando una nuova politica di incentivi fatta di sconti al momento dell’acquisto al posto del credito d'imposta. L’obiettivo è mettere in circolazione almeno un milione di auto elettriche entro il 2015. Spazio anche al nucleare con un finanziamento da 853 milioni a sostegno di nuove tecnologie come i piccoli reattori modulari, cui si affiancano 36 miliardi in garanzie sui prestiti per finanziare la costruzione di centrali nucleari.

Dal budget 2012, insomma, emergono chiaramente le buone intenzioni dell’Amministrazione Obama nei confronti dell’energia pulita: tuttavia sarà dura per il presidente Usa spuntarla al Congresso contro l’opposizione agguerrita dei repubblicani, uscita rafforzata dalle elezioni di medio termine dello scorso novembre. Che non solo non vuole sentire parlare di tagli agli incentivi alle compagnie petrolifere, ma che al contrario propone una riduzione della spesa per i programmi sui gas serra portati avanti dall'Epa, il ministero dell'Ambiente americano. (f.n.)

http://www.zeroemission.eu/Politica/Oba ... 1192.phtml

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Gli USA vanno verso il mercato dell'energia "verde".

...cosa stiamo aspettando?
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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda flaviomob il 13/04/2011, 1:05

1. Bersani: “L’accordo siglato con gli USA può giocare un ruolo importante nel modificare l'atteggiamento italiano nei confronti dell'energia nucleare.” (novembre 2007, l’Espresso)
2. Bersani: “Il referendum del 1987 ha soltanto sospeso e non chiuso i piani nucleari dell'Italia. L'Italia non è fuori dalla produzione di energia atomica.” (novembre 2007, l’Espresso)
3. Bersani: “«È una vergogna aver raccontato che con il nucleare si risparmia. […] Il PD è un partito momentaneamente all’opposizione e sufficientemente grande per contenere la sintesi tra economia e ambiente, votato oggettivamente ad essere il grande partito ambientalista dei tempi moderni.” (10/4/11, l’Unità/Francesco Bondielli)

http://www.luttazzi.it/


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Re: Cosa succede senza il nucleare.

Messaggioda trilogy il 19/04/2011, 14:03

Nucleare, stop del governo alle centrali
Abrogate le norme per la realizzazione degli impianti. Tremonti: finanziare le rinnovabili con gli Eurobond

MILANO - Il Governo ha deciso di fermare il programma di realizzazione delle centrali nucleari e ha inserito nella moratoria già prevista nel decreto legge Omnibus, all'esame dell'aula del Senato, l'abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione degli impianti nucleari nel Paese.

RINNOVABILI - Tremonti poco prima aveva anche lanciato l'idea di un grande piano europeo per le fonti rinnovabili e la ricerca di energie alternative e in pratica chiude la porta al programma nucleare. Il ministro dell'Economia, nel corso di un'audizione alla commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo a Bruxelles, ha detto che il piano potrebbe essere finanziamento anche con gli Eurobond, l'emissione comune di titoli di Stato europei. «Credo sia il momento per un passaggio storico», ha aggiunto Tremonti. «Credo sia arrivato il momento di ragionare su una versione applicata del vecchio e glorioso piano Delors e di investire in piani di investimento in ricerche alternative, anche combinandoli con la nuova struttura geopolitica del Mediterraneo».


NUCLEARE - Proseguendo nel suo discorso, Tremonti in pratica chiudeva la porta al nucleare, dopo che già la Germania si era espressa per l'uscita nel più breve tempo possibile dal programma atomico. Il disastro della centrale giapponese di Fukushima non è «riducibile alla banalità di un incidente tecnico», ma assume una dimensione «molto più rilevante in cifra storica» sottolineava il ministro dell'Economia. «Per la crisi dopo la catastrofe di Fukushima», aveva aggiunto il ministro, «le formule contenute nel trattato europeo non sono sufficienti e gli interventi anche di precauzione non mi sembrano sufficienti». Secondo Tremonti oggi sul nucleare va fatta «una riflessione economica e non solo tecnica».

Tremonti ha rilanciato l'idea di calcolare i costi futuri che deriveranno dallo smantellamento delle vecchie centrali nucleari e la loro messa in sicurezza, per avere un'idea più chiara dell'impatto sulle casse dello Stato. «È stata fatta davvero una contabilità del nucleare? Sono stati contabilizzati i costi del decommissioning? Esiste il calcolo del rischio radioattivo? Sappiamo che i benefici ci sono e sono locali, ma i malefici sono generali».

http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol ... 1dc5.shtml
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