Fiat Chrysler, sì dei sindacati - In fabbrica la svolta sui salari
Ma Fiom attacca: così ci cancellano. Poletti: l’intesa è una buona modalità
di Raffaella Polato
TORINO Aperto e subito chiuso. La trattiva più veloce nella storia delle relazioni industriali. Si era capito in fretta, l’altra sera, che l’asso calato da Sergio Marchionne sul tavolo del rinnovo contrattuale Fca avrebbe cambiato - e accelerato - tutto. Così è stato. Ieri mattina, quando gli uomini dell’azienda e i rappresentanti dei metalmeccanici si sono visti per riprendere i negoziati fermi da dicembre 2014, sono bastate poche ore a tradurre in una firma il «sì» espresso a caldo dai segretari nazionali.
La formula tecnica è «verbale di condivisione», e non esaurisce proprio ogni aspetto. Ma il 6 e il 13 maggio, date già fissate per i nuovi incontri, le questioni saranno essenzialmente tecniche. La nuova politica retributiva proposta dall’amministratore delegato di Fiat Chrysler, quella che rafforza la partecipazione dei lavoratori italiani agli utili e premia direttamente anche l’efficienza delle fabbriche, è al momento applicabile solo ai 48 mila dipendenti dell’auto. È già prevista - lo ha anticipato Marchionne - l’estensione anche alla componentistica di Fca. Per i relativi addetti però, come per quelli di Cnh, si tratta di costruire un sistema simile pur nella diversità delle organizzazioni societarie e di business. Ed è a questo che serviranno gli incontri messi in calendario a maggio.
Fin qui lo stato delle relazioni industriali. Dopodiché, era prevedibile che «la nuova rivoluzione di Marchionne» scavalcasse i confini di Fiat Chrysler. Ed era ancora più prevedibile che a innalzare barricate fosse l’antagonismo Fiom. Certo, è difficile anche per Maurizio Landini mettere in discussione la consistenza dei bonus previsti (in media, nel quadriennio 2015-2018, da un minimo di 7 mila a un massimo di 10.700). Per cui centra la mira su un altro bersaglio: Cisl, Uil, Fismic, Ugl, secondo il segretario Fiom, «hanno inaugurato un sistema di relazioni effettivamente rivoluzionario: l’azienda decide unilateralmente, i sindacati compiacenti aderiscono alle proposte con cui Marchionne disegna un futuro che cancella il sindacato».
Il copione, già visto, non prosegue solo con la replica delle altre sigle (Rocco Palombella, Uil: «Landini non si arrende alla realtà. Il sindacato c’è e ci sarà, partecipa e contratta: ruoli che ci critica non svolge da tempo»). Sul «modello Fca» arriva la benedizione del ministro del Lavoro Giuliano Poletti («È una buona modalità»), e mentre una Confindustria nuovamente scavalcata replica ricordando di essere «da sempre a favore dei premi di risultato, anzi, Marchionne è in sintonia con quanto da noi proposto nel maggio 2014», va in scena anche l’ennesima puntata del grande freddo con la Cgil. Susanna Camusso a Potenza fa un accenno per nulla polemico alla vicina Melfi, nemmeno nomina il nuovo contratto Fiat, semmai lanciato un appello «a ricostruire l’unità dei lavoratori». Pensava a Landini?
http://www.corriere.it/economia/15_apri ... 663e.shtml