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Una lettura keynesiana della crisi

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda chango il 19/03/2012, 14:29

franz ha scritto:Finché dura la bolla, le aspettative di guadagno sono perfettamente razionali.
E naturalmente nessuno puo' prevedere quando e se una bolla scoppierà.
Non si possono leggere solo fonti pro-keynes. Anche quelle critiche vanno lette.

Il thread sull'inflazione è qui: viewtopic.php?f=17&t=4661


le aspettative o sono razionali o sono irrazionali. non è perchè la situazione va bene un'aspettativa irrazionale diventa razionale.
è come giocare alla roulette russa aspettandosi che vada bene perchè fino adesso è andata bene, ignorando il fatto che più si "gioca" più la probabilità di perdere aumenta.

non si possono leggere fonti pro-keyens, però cercare informazini oggettive su Keyens sul sito della fondazione bruono leoni è come cercare una valutazione "onesta" sul mercato sul sito del partito marxista-leninista.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 19/03/2012, 15:14

chango ha scritto:le aspettative o sono razionali o sono irrazionali. non è perchè la situazione va bene un'aspettativa irrazionale diventa razionale.
è come giocare alla roulette russa aspettandosi che vada bene perchè fino adesso è andata bene, ignorando il fatto che più si "gioca" più la probabilità di perdere aumenta.

non si possono leggere fonti pro-keyens, però cercare informazini oggettive su Keyens sul sito della fondazione bruono leoni è come cercare una valutazione "onesta" sul mercato sul sito del partito marxista-leninista.

Nel monento T e nella situazione Y un'aspettativa è razionale. La stessa è irrazionale in un doverso luogo e momento.
Diciamo che non chiederei mai all'oste se il vino è buono, quindi una valutazione crititica del pensiero di keynes non la chiedo in un ambito filokeynesiano. Cosi' come non chiederei ad un marxista una vsione critica sul pensiero di Marx.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda chango il 19/03/2012, 15:41

franz ha scritto:
chango ha scritto:le aspettative o sono razionali o sono irrazionali. non è perchè la situazione va bene un'aspettativa irrazionale diventa razionale.
è come giocare alla roulette russa aspettandosi che vada bene perchè fino adesso è andata bene, ignorando il fatto che più si "gioca" più la probabilità di perdere aumenta.

non si possono leggere fonti pro-keyens, però cercare informazini oggettive su Keyens sul sito della fondazione bruono leoni è come cercare una valutazione "onesta" sul mercato sul sito del partito marxista-leninista.

Nel monento T e nella situazione Y un'aspettativa è razionale. La stessa è irrazionale in un doverso luogo e momento.
Diciamo che non chiederei mai all'oste se il vino è buono, quindi una valutazione crititica del pensiero di keynes non la chiedo in un ambito filokeynesiano. Cosi' come non chiederei ad un marxista una vsione critica sul pensiero di Marx.


quindi un'aspettativa è razionale sono in un contesto statico e solo facendo una valutazione statica delle situazione. certo il termine aspettativa fa immaginare una valutazione dinamica rispetto al futuro. ma forse si presume che tutte ciò che va può andare male non andrà male e tutto ciò che deve andare bene andrà sicuramente bene. in altre parole che le condizioni che si presentano nel tempo T e nella situazione Y si ripresenteranno dopo n-T confermando al situazione Y o addirittura migliorandola.

certo chiedere all'oste se il suo vino è buono non è molto saggio, ma se per questo neppure chiedergli se il vino dell'oste suo concorrente è migliore del suo mi pare altrettanto saggio.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 19/03/2012, 16:41

Allora non ci resta che assaggiare tutti i vini e confidare sul proprio senso del gusto (e della misura, se dobbiamo guidare) ;)

Naturalmente una decisione (compro, vendo) è sempre relativa al momento in cui viene presa e relativa alle aspettative razionali che chi prende la decisione ha ed alle informazioni che ha. Queste aspettative possono essere a breve, medio o lungo ma sempre razionali sono. Anche quelle irrazionali, sono tali solo perché chi cerca di capire la razionalità (dall'esrterno) non è ancora riuscito ad individuarla. Bisognerebbe quindi approfondire il tema "razionale/irrazionale".
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 25/03/2012, 15:19

Deficit spending contro austerity. Per la crescita l'America sceglie una strada diversa dall'Europa

di Vittorio Da Rold

Quando era segretario al Tesoro circa 20 anni fa ai tempi di Bill Clinton e Robert Rubin, Larry Summers consigliava il presidente sui vantaggi della stimolative austerity, cioè l'austerità nei conti, una visione sostenuta anche dai banchieri di Wall Street che volevano infondere fiducia nel sistema finanziario americano: se taglio il deficit cadranno i tassi di interesse in misura tale da produrre una maggiore crescita economica era il mantra del partito democratico di allora. Ora Summers ha cambiato completamente parere - ricorda l'Economist - : il suo pensiero è tornato keynesiano puro, cioè quello di stimolare la crescita attraverso un deficit spending e il debito a lungo termine già al 100% del Pil si può ridurre con le maggiori entrate generate dalla crescita.

La virata ideologica è riportata nero su bianco su un report molto importante scritto a quattro mani con Brad DeLong dell' University of California di Berkeley, uno studio dove Summers, ora all'Università di Harvard, dopo un periodo di lavoro passato a Washingotn come principale consigliere economico di Barack Obama, dice che, nelle strane circostanze in cui versa l'America uno stimolo temporaneo (tagli di tasse o aumento della spesa pubblica) «può effettivamente essere una sorta di auto-finanziamento». Insomma si paga da sé con la crescita che provoca in automatico.

Questo tipo di argomentazione non è nuova. I consiglieri di John Kennedy e Lyndon Johnson, due presidenti democratici degli anni '60 pensavano che la decisione operata nel 1964 di ridurre la pressione fiscale avrebbe potuto stimolare così tanto i consumi che la crescita avrebbe ripagato la riduzione delle tasse. Nei primi anni '80, dal lato dell'offerta (supply side) gli economisti monetaristi hanno sostenuto qualcosa di simile per i tagli fiscali del presidente repubblicano Ronald Reagan. Anche George Bush ha proseguito nella politica di tagli alle imposte (ai più ricchi) seguito da Obama che li ha riconfermati, ma la situazione dei conti pubblici è talmente peggiorata che l'America ha perso addirittura la tripla A mettendo a rischio il flusso di finanziamenti internazionali verso i Treasury Bill del Tesoro.

Nonostante i conti pubblici americani siano malmessi con un debito stellare e un deficit già molto elevato, Summers ricorda che la situazione ora è profondamente diversa dagli anni di Clinton poiché gli investimenti e la domanda sono profondamente depressi e la Fed, avendo tagliato i tassi di interesse praticamente a zero, non può farli crescere. Il cosiddetto effetto moltiplicatore è quindi più forte del solito e potrebbe funzionare.

Molti economisti hanno fatto le stesse considerazioni di DeLong e Summers ma i due sono andati oltre e introducendo il concetto di "isteresi", cioè la tendenza a reagire in ritardo e a rendere permanente una modifica temporanea, come nel caso di una riduzione temporanea della disoccupazione sostenuta da stimoli fiscali che diventa permanente. Summers ha esaminato questo fenomeno ricordando l'episodio dell'aumento della domanda per le donne lavoratrici durante la seconda guerra mondiale, un elemento che ha aumentato in modo permanente la presenza delle donne nel mondo del lavoro, un caso di isteresi positivo.

Funzionerà anche questa volta per garantire la rielezione di Barack Obama? Summers ci crede e sa che le speranze di rielezione si giocano a novembre sul calo effettivo e rilevante del tasso di disoccupazione, che nonostante la legislazione più flessibile del mondo resta elevata, altrimenti per il presidente sarà veramente dura convincere la maggioranza degli americani che ha saputo gestire la peggiore crisi economica e risolvere i problemi finanziari o quanto meno imboccare la strada giusta delle ripresa durevole.

I repubblicani d'altronde vanno proprio in quella direzione di stimolo proponendo di tagliare le tasse, cioè stimolare la crescita sul fronte dell'offerta come ai tempi di Ronald Reagan. Una politica di austerity alla Clinton oggi non sarebbe accettata e soprattutto sarebbe autolesionista per la rielezione di Obama perché farebbe il lavoro sporco dei sacrifici e dei tagli alla spesa a vantaggio del nuovo inquilino repubblicano della Casa Bianca, che si troverebbe i conti in ordine per il rilancio senza averne dovuto subire gli oneri.

La proposta di Summers, una delle maggiori menti del partito democratico per la politica economica, punta a far sì che Obama abbassi la disoccupazione nel breve così da venir rieletto senza preoccuparsi degli effetti sulla stabilità dei conti e della fiducia dei mercati.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=Abo3RZDF


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 25/03/2012, 16:41

Beh, preferisco il sostegno all'offerta (supply side) che il sostegno alla domanda (mettendo solti finti nelle tasche dei consumatori) ma il problema è dimostrare "che si paga da sé con la crescita che provoca in automatico".
Nessuno per ora ci è riuscito. Chi ci ha provato ha creato deficit e debito a balla.

La supply side di reagan è stata un fallimento totale e quando clinton è arrivato alla casa bianca non c'erano soldi per pagare gli stipendi. Segno che nulla si era ripagato ed era rimasto il buco di bilancio. Chi ha memoria se lo ricorda ma si possono cercare le tracce su Internet. Comunque non definirei la "supply side economics" come politica keinesiana.
Ok, si ipotizza un debito ma per stimolare l'offerta privata e lo si fa riducendo le tasse. Queste sono politiche neo-liberisste (per me piu' conservatrici che liberali) tanto avversate dalla sinistra e su cui io non sono affatto d'accordo.

Il concetti di isteresi è interessante ma l'esempio citato riguarda una modifica strutturale del mercato del lavoro.
Cosa diversa da una riduzione di imposte, che dà qualche vantaggio solo nel periodo di riduzione, che come tale non puo' essere infinito e quindi non è persistente.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 02/04/2012, 15:08

Ancora una lettura keynesiana, stavolta della realtà specifica italiana

http://keynesblog.com/2012/04/02/la-mod ... roduttivo/

La modifica dell’articolo 18 peggiora ulteriormente la competitività del nostro sistema produttivo

...


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 02/04/2012, 15:41

flaviomob ha scritto:Ancora una lettura keynesiana, stavolta della realtà specifica italiana

http://keynesblog.com/2012/04/02/la-mod ... roduttivo/

La modifica dell’articolo 18 peggiora ulteriormente la competitività del nostro sistema produttivo

...

Molto interessante.
Il discorso dell'indennizzo serve proprio ad evitare l'unico aspetto negativo che viene spiegato nell'articolo.
Serve ad attenuare el'azzardo morale della tentazione "usa e getta". Perché costa da 15 a 27 mensilità.
Uno ci pensa due volte prima di licenziare.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 04/04/2012, 0:11

Un paio di riflessioni:

http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1r1946IFp

...
Titoli di Stato garantiti dalle imposte: una soluzione nazionale alla crisi europea del debito.

di Philip Pilkington e Warren Mosler* – www.levyinstitute.org

Lo scopo di questo articolo consiste nell’offrire una breve introduzione a un nuovo approccio nei confronti della crisi europea del debito in espansione: i Titoli di Stato garantiti dalle imposte. I Titoli di Stato garantiti dalle imposte sarebbero simili ai bond statali ordinari tranne per il fatto che essi conterrebbero una clausola che dichiara che se il paese che emette i titoli non effettua i suoi pagamenti – e soltanto se il paese non effettua i suoi pagamenti – i Titoli di Stato garantiti dalle tasse sarebbero accettabili per effettuare i pagamenti delle imposte all’interno del paese in questione, e continuerebbero a guadagnare interessi.

...


http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... z1r1946IFp

Intervista a Luigi Zoja*

Discipline come la neuroeconomia ci hanno confermato come il razionale homo oeconomicus sia in realtà solo una favola; nel mondo della finanza speculativa la logica cerca di sopperire in qualche modo ai “deficit emozionali” dei traders, con risultati alquanto discutibili; il marketing forgia i bisogni dei consumatori. Il nesso che lega economia e psicologia è sottile, spesso nascosto al senso comune, ma determinante.
...


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda trilogy il 10/04/2012, 19:15

Fmi, allarme debito famiglie: "Si rischiano recessioni severe e lunghe"

NEW YORK, 10 APR – Le recessioni precedute da un forte aumento del debito privato ''tendono a essere piu' severe e prolungate'' e potrebbero durare almeno 5 anni. Cosi' l'Fmi, nei World Economic Outlook. ''Nei 5 anni che hanno preceduto il 2007,il rapporto fra debito e reddito delle famiglie e' salito a livelli record nelle economie avanzate e in quelle emergenti''.

''Le politiche macroeconomiche sono un elemento cruciale per evitare contrazioni economiche in un periodo'' in cui le famiglie riducono i debiti. E' essenziale anche l'allentamento della politica monetaria che, riducendo gli interessi sui mutui, puo' prevenire – mette in evidenza il Fmi – il default. ''Sostegno al settore finanziario puo' aiutare a gestire il rischio che bilanci delle famiglie sotto pressione possono avere effetti sulla volonta' di elargire credito da parte delel banche''.

''Politiche mirate per la ristrutturazione del debito delle famiglie possono tradursi in significativi benefici'', anche se il loro successo e' molto legato ''a come i programmi vengono messi a punto. Criteri di eligibilita' troppo stringenti o incentivi non bene strutturati possono limitare l'efficacia dei programmi. Piani di portata troppo ampia, d'altra parte, possono avere effetti seri e mettere a rischio la salute del sistema finanziario''.
http://www.blitzquotidiano.it/economia/ ... e-1187438/
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