NUOVI SINDACI
L'autunno caldo del Pd
di Bruno Manfellotto
S'avanza in Toscana uno strano partito di lotta e di governo. Non nell'originale accezione berlingueriana. Ma nel senso che con una prima squadra di grandi e piccoli amministratori guida province, comuni e regione; ma con una seconda squadra quotidianamente s'impegna a smontare, a torto o a ragione, ciò che ha fatto la prima. Il governo Prodi non ha insegnato nulla. Con l'avvicinarsi di delicati appuntamenti elettorali, il fenomeno si va manifestando in modi sempre più eclatanti, sia per la febbre da primarie alle quali si affidano virtù salvifiche che non possono certo avere, sia per i sorprendenti precedenti di Massa, Carrara e non solo, dove gli elettori hanno preferito un altro candidato a quello indicato dal partito. Naturalmente qui si parla del Pd, e si pensa soprattutto a ciò che sta accadendo a Firenze dove un esercito di candidati, tutti ospitati sotto lo stesso tetto, si contendono la candidatura a Palazzo Vecchio. E a Prato dove il sindaco Romagnoli ha annunciato l'intenzione di candidarsi per il secondo mandato nonostante il suo partito faccia finta di niente, parli d'altro o taccia.
Ma non basta: a Rosignano c'è l'imbarazzo Nenci, sindaco uscente inquisito e non ancora candidato che sogna di restare in gioco; mentre a Cecina si litiga nel Pd, ala Ds, sotto l'occhio soddisfatto e attento di Altero Matteoli, pronto a giocare di rimessa. E poi c'è il caso Livorno, la via labronica al riformismo, dove la contesa si svolge tutta all'interno della componente diessina del Pd. Vale la pena guardarci dentro, perché riassume in sé molti dei problemi del giovane partito. A Livorno, dunque, c'è Alessandro Cosimi che ha concluso il suo primo mandato di sindaco; e c'è Gianfranco Lamberti ma, più sottotraccia, anche Claudio Frontera, entrambi vogliosi di dire la loro e comunque di pesare nel Pd e fuori. Certo, i caratteri sono diversi, più pacato Frontera, più irruente Lamberti. E se il primo ragiona e sussurra, l'altro si agita assai ed esterna a raffica: blog, dibattiti, interventi. Fino al recente pubblico confronto (che in verità aveva più le movenze del minuetto) col ministro Matteoli, quasi un avvio anticipato di campagna elettorale. Si
dirà: e che c'è di strano, cosa c'è di male?
Da che mondo è mondo la vita dei partiti è animata da grandi scontri interni: ieri Ingrao-Pajetta-Amendola e Moro-Fanfani-Andreotti; oggi D'Alema-Veltroni-Fassino e Prodi-Rutelli-Marini. Guai però a usare solo l'ottica delle guerre private, perché si finirebbe con il non comprendere la vera posta in gioco. Certo, nel caso livornese i rancori personali ci sono, e pesano, basta parlarne con i protagonisti per essere travolti da un fiume in piena. Lamberti lamenta che, chiusa la sua lunga esperienza di sindaco, non solo non sia stata mantenuta la promessa di uno scranno a Montecitorio (invece a Frontera era stato garantito un incarico alla Regione), ma di essere stato poi dimenticato al punto da veder via via smontati squadra, progetti e provvedimenti. Cosimi replica che l'eredità lasciatagli non era tutto oro luccicante, che fu impossibile mantenere la promessa solo perché su quella candidatura - è la formula di rito - nel partito non si registrò il consenso necessario, che da quel giorno Lamberti non ha perso occasione per attaccarlo, criticarlo, rivendicare a sé ogni merito e addebitare a lui ogni ritardo. Le sintesi, è ovvio, non dicono tutto, ma il succo è questo.
Però, come si diceva, c'è dell'altro. Quando la buona politica - quella che sogna Veltroni - funziona, quando i partiti riescono a costruire un rapporto profondo con i propri elettori e sono capaci di ricondurre a unità il confronto interno, allora le discussioni, le liti, le guerre sono il sale che dà sapore al messaggio politico, il lievito che fa crescere tutto il gruppo. L'impressione che si ha, invece, è che in questo difficile debutto il Pd - da Bologna a Prato a Firenze - fatichi a governare una realtà in continuo movimento. Dopo il terremoto, le scosse di assestamento sono tante e inarrestabili. Anche perché la nascita del nuovo partito si è intrecciata con la novità delle primarie. Fino a poco tempo fa, i regolamenti interni al Pd escludevano che vi si dovesse fare ricorso tra il primo e il secondo mandato a sindaco. E in fondo una logica c'era: non bastano cinque anni per portare a compimento piani e riforme (del resto Lamberti per consegnarci questa Livorno è rimasto in carica tredici anni). Poi però, sotto la pressione dell'opinione pubblica, si è deciso che le primarie si facciano sempre e comunque, e anche questo ha una sua logica: se consultazione popolare ha da essere, non la si può limitare troppo.
Ma proprio qui è il problema. Rinunciare a primarie aperte rilancerebbe sul Pd l'ombra lunga della nomenklatura (oggi si dice casta) che decide tutto per tutti. E avvicinerebbe il rischio che siano poi le elezioni a svolgere la funzione di primarie (è successo); ma fare un passo indietro lasciando aperta la contesa significherebbe grattare via un altro po' di forza alla macchina partito e indebolire la candidatura pilota. È in questa contraddizione, non ancora sanata nel Pd, che si sono infilati i tanti contendenti. A Livorno, per esempio, Cosimi tace aspettando che sia il partito a incoronarlo; anche Lamberti se ne sta quatto quatto, aspettando di fare le sue mosse solo dopo la decisione del Pd, all'apparenza incerto tra invocare primarie d'altro stampo o preparare una candidatura (sua o altrui) esterna al partito: la famosa lista civica che in tanti gli attribuiscono. In questa fiera dei silenzi e delle tatticucce, occorrerebbe forse un colpo di reni, un atto di coraggio e di chiarezza da tutti i protagonisti per dimostrare che non si stanno battendo solo per certificare la propria esistenza (politica) in vita.
Cosimi, per esempio, ben prima del 15 ottobre fissato dai regolamenti, e cioè subito, senza attendere che il Pd lo investa ufficialmente, dovrebbe annunciare la sua intenzione di ricandidarsi, elencare gli impegni di programma che intende portare a compimento nei prossimi cinque anni, dirsi disposto a competere nelle primarie con altri eventuali candidati. Il regolamento di partito non rende necessaria per il sindaco già eletto la raccolta delle firme a sostegno della candidatura, ma solo se lo volesse Cosimi potrebbe trovare mille modi per mostrare chi sta con lui e lo appoggia, sia nel gruppo dirigente che nella società civile. A sua volta Lamberti (e così anche Frontera o altri), senza farsi scudo della decisione del Pd, dovrebbe proclamare senza indugi la sua volontà di misurarsi nelle primarie raccogliendo le firme necessarie. Oppure dica subito chiaro e tondo se preferisce concorrere contro il Pd, in quali forme e con quali alleanze, se strizzando l'occhio a Matteoli o agli orfani dell'estrema sinistra. Si tratta di una scelta politica di fondo, che va al di là delle tattiche e del modo in cui si svolgeranno le primarie. Gli elettori hanno il diritto di sapere. Infine, Marco Ruggeri.
Una volta ricevuta la pubblica disponibilità di Cosimi, il segretario del Pd dovrebbe spiegare che il partito - regolamento alla mano - non può che considerarla ovvia e legittima, e chiedere allo stesso tempo che si facciano avanti gli altri eventuali concorrenti. Ma a una condizione: che costoro dichiarino preventivamente che in caso di sconfitta appoggerebbero colui che avesse raccolto i maggiori consensi. Come ha fatto Hillary Clinton con le lacrime agli occhi: anche nella patria dei partiti-comitati elettorali le regole sono implacabili. Cosimi, Ruggeri, Frontera, Lamberti: seguite un percorso come questo, o sceglietene un altro, ma fate qualcosa e fatelo immediatamente e alla luce del sole. Parlate chiaro ed evitateci per piacere una lunga campagna elettorale di ambiguità e furbizie, mi presento non mi presento, vado di qua vado di là. Ne usciremmo tutti più forti e sereni. Il popolo delle primarie. La città, che ha bisogno di poche chiacchiere e di molte cose concrete da fare. E il Pd che, aprendo un po' di più le finestre, dimostrerebbe di essere un partito davvero democratico.
(30 settembre 2008)
da http://iltirreno.repubblica.it/dettagli ... dRegionale